Ceni tardi in inverno? Così rovini sonno, metabolismo e umore

Mattia Zamboni | Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano
A cura di Mattia Zamboni
Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano

Ultimo aggiornamento – 21 Novembre, 2025

Una persona che mangia un piatto di insalata di notte

Con l’arrivo dell’inverno, le giornate si accorciano e il buio arriva ad occupare gran parte della giornata: questo passaggio non pesa soltanto sull’umore, ma è l’intero organismo a risentire della riduzione della luminosità.

Questo perché la luce è il principale “metronomo” del ritmo circadiano – quell’orologio interno che scandisce sonno, digestione, metabolismo, produzione ormonale e, in generale, l’alternanza tra attivazione e riposo nell’arco delle 24 ore.

Negli ultimi anni, la ricerca ha messo in luce con grande chiarezza quanto non sia solo ciò che si mangia a influire sul metabolismo, ma anche quando lo si mangia.

Ecco cosa dice la scienza a riguardo.

Effetti della cena tardiva su metabolismo e sonno

Uno studio ha preso in esame due gruppi di persone che hanno consumato lo stesso pasto e dormito le stesse ore, osservando che chi ha cenato alle 22 ha registrato picchi glicemici più alti del 20% e ha bruciato il 10% di grassi in meno rispetto a chi mangiava alle 18. 

La differenza, in questo caso, non era il menù, ma l’orario: del pasto. Risultati analoghi compaiono in una meta-analisi di 29 studi: anticipare le finestre alimentari, assumere più calorie nelle ore di luce e ridurre i pasti serali porta, nel complesso, a un miglioramento della pressione sanguigna, dei livelli di glucosio e del profilo lipidico.

La spiegazione risiede nella fisiologia di ognuno: nelle prime ore del giorno la sensibilità insulinica è più alta, il corpo utilizza meglio l’energia introdotta e i tessuti coinvolti nel metabolismo – come muscoli e fegato – lavorano in modo più efficiente.


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La sera, invece, la macchina metabolica entra naturalmente in modalità riposo: la digestione rallenta, il rilascio ormonale cambia, il corpo si prepara al sonno. Portare un pasto abbondante troppo vicino all’ora di andare a letto significa costringere l’organismo a fare due cose in conflitto: digerire e recuperare – e nessuna delle due avviene in modo ottimale.

È per questo che molte persone sperimentano insonnia, sensazione di pesantezza, risvegli notturni, o semplicemente un sonno che sembra meno ristoratore quando la cena è avvenuta troppo tardi o è stata particolarmente ricca. Inoltre, i picchi glicemici serali interferiscono con la produzione di melatonina e alterano gli ormoni che regolano fame e sazietà. Il giorno dopo, infatti, è più facile sentirsi stanchi, affamati e attratti da cibi molto calorici.

Quando il sole cala prima ma le abitudini restano immutate – come nel caso dei pasti consumati tardi – si crea un divario tra ciò che biologicamente farebbe bene e ciò che la vita moderna spinge a fare: il risultato è, spesso, una cena tardiva, uno spuntino serale in più, un ingresso di calorie in un momento in cui il corpo ha già iniziato a rallentare.

Pasti in inverno

Secondi i ricercatori, il problema si acuisce proprio in inverno, quando la minore esposizione alla luce può:

  • abbassare i livelli di serotonina;
  • influenzare l’umore;
  • contribuire al disturbo affettivo stagionale.

Con le serate più lunghe e trascorse per lo più al chiuso aumenta la tendenza a fare spuntini fuori orario, mentre la cena slitta sempre più avanti: si tratta di un circolo che, senza accorgersene, disallinea ulteriormente il corpo dai suoi ritmi naturali.

Le evidenze non arrivano solo da studi internazionali: in Italia, ad esempio, dove culturalmente si tende a cenare tardi, diverse ricerche mostrano come una finestra alimentare più breve – e quindi una cena anticipata – sia associata a minori tassi di ipertensione, obesità e alterazioni metaboliche.

Un ragazzo che mangia di notte davanti al computer

Ovviamente, non esiste un orario di cena valido per tutti: chi si allena la sera o ha ritmi particolari potrebbe aver bisogno di un pasto leggermente più tardivo o uno spuntino di recupero. L’importante è agire con consapevolezza, osservando come l’orario influisce su energia, sonno e umore, e regolando la routine di conseguenza.

In generale, in inverno cenare tra le 17:30 e le 19:30, o almeno due-tre ore prima di dormire, favorisce il metabolismo e la qualità del sonno. Distribuire più calorie tra colazione e pranzo, quando il metabolismo è più attivo, e pianificare i pasti intorno all’attività fisica serale aiuta a non sovraccaricare l’organismo.

Anche mantenere una certa regolarità è fondamentale: chiudere la finestra alimentare a orari simili ogni sera rafforza il ritmo circadiano, soprattutto quando la luce naturale è scarsa. La chiave non è la rigidità, ma l’intenzionalità: anticipare la cena, alleggerire il pasto serale o rendere più ricca la colazione può migliorare energia, sonno e benessere complessivo. Mangiare nel momento giusto diventa così un modo per armonizzare i ritmi biologici con la vita quotidiana e ristabilire equilibrio durante i mesi più bui.

Fonti:

  • PubMed - Time-Restricted Feeding and Metabolic Outcomes in a Cohort of Italian Adults
  • Jama Network Open - Meal Timing Interventions for Weight Loss and Metabolic Health—What Does the Evidence Tell Us So Far?
  • JCEM - Metabolic Effects of Late Dinner in Healthy Volunteers—A Randomized Crossover Clinical Trial
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