Per troppo tempo, l'ADHD è stato frainteso, banalizzato come un problema di "cattiva condotta" o mancanza di volontà. È ora di fare chiarezza. Comprendere la vera natura di questa condizione per poterla affrontare con le giuste modalità, dopo averla riconosciuta con una diagnosi accurata.
La diagnosi di ADHD è un processo clinico approfondito attraverso il quale riconoscere le difficoltà legate all'attenzione, all'impulsività e all'iperattività, distinguendo la condizione dalle semplici problematiche comportamentali o educative.
Diagnosi ADHD bambini e adulti: come riconoscerla e a chi rivolgersi
La diagnosi di ADHD nei bambini e negli adulti richiede competenza e criteri scientifici precisi. Il percorso si articola tra valutazione clinica multidisciplinare, colloqui approfonditi e strumenti diagnostici validati.
La figura di riferimento per la diagnosi ADHD nei bambini è il Neuropsichiatra Infantile (NPI), presso servizi di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza della ASL/ATS, oppure professionisti privati. Fondamentale il coinvolgimento del pediatra che indirizza la famiglia.
Per gli adulti, invece, la diagnosi si effettua da Psichiatri o Psicologi con esperienza specifica in ADHD adulto. Sempre più centri clinici e realtà online si specializzano in questo servizio.
Come si esegue la diagnosi di ADHD?
La diagnosi di ADHD non si basa su esami strumentali unici, ma su una raccolta integrata e metodica di informazioni cliniche:
- colloquio clinico e anamnesi con raccolta dati da famiglia (e insegnanti per i minori) e partner/genitori per gli adulti;
- somministrazione di questionari e scale di valutazione validati (Conners' Rating Scales, ASRS, CBCL): utili per quantificare la frequenza e la severità dei sintomi;
- osservazione diretta del comportamento durante i colloqui (livello di irrequietezza, stili comunicativi, capacità di mantenere il discorso);
- valutazione neuropsicologica: in casi selezionati, si eseguono test di attenzione, memoria di lavoro e funzioni cognitive;
- esami differenziali (esami sangue, ECG, EEG): usati solo per escludere cause alternative (es. patologie tiroidee, epilessia, disturbi del sonno).
Cos'è la Conners' Rating Scales
Strumento composto da diverse scale (per genitori, insegnanti e autovalutazione) per identificare e misurare sintomi di ADHD e disturbi comportamentali in bambini, adolescenti e adulti; utilizzato in ambito clinico e scolastico per diagnosi e monitoraggio.
ASRS – Adult ADHD Self-Report Scale
Questionario autosomministrato specifico per adulti che misura la presenza e la gravità dei sintomi di deficit di attenzione e iperattività secondo criteri internazionali; impiegato per lo screening iniziale e il supporto diagnostico di ADHD in età adulta.
CBCL – Child Behavior Checklist
Lista di controllo compilata dai genitori o caregiver per la valutazione di problemi comportamentali, emotivi e sociali in bambini e adolescenti; utile per individuazione precoce di disturbi psicopatologici e per monitorare l'evoluzione e l'efficacia degli interventi.
Percorso diagnostico ADHD
La diagnosi di ADHD non si basa su esami strumentali unici, ma su una raccolta integrata e metodica di informazioni cliniche attraverso diversi step, strumenti e osservazioni.
Colloquio clinico e anamnesi con raccolta dati
Il clinico raccoglie una storia dettagliata del paziente, coinvolgendo la famiglia (e gli insegnanti per i minori), oltre a partner/genitori per gli adulti.
Somministrazione di questionari e scale di valutazione validati
Vengono utilizzati strumenti scientifici come le Conners' Rating Scales, l'ASRS per adulti, e la CBCL, che permettono di quantificare la frequenza e la severità dei sintomi osservati. Questi strumenti forniscono dati oggettivi e confrontabili.
Osservazione diretta del comportamento durante i colloqui
Lo specialista valuta il livello di irrequietezza, lo stile comunicativo, la capacità di mantenere il filo del discorso e altri segnali comportamentali.
Valutazione neuropsicologica (se necessaria)
Solo nei casi selezionati, possono essere richiesti test specifici sulle funzioni esecutive, l'attenzione, la memoria di lavoro e altre abilità cognitive di rilievo.
Esami differenziali (esami sangue, ECG, EEG)
Questi esami sono prescritti dallo specialista solo per escludere cause alternative o patologie con sintomi simili, come disturbi tiroidei, epilessia, disturbi del sonno. Non servono a diagnosticare direttamente l'ADHD, ma garantiscono che la diagnosi sia corretta e affidabile.
Criteri diagnostici ADHD secondo DSM-5
Una diagnosi di ADHD si fonda sui criteri internazionali (DSM-5), utilizzati dai professionisti di tutto il mondo. Questi metodi, essendo standardizzati, permettono una diagnosi univoca ed uniforme/uguale per tutti, a prescindere dal professionista a cui ci si rivolge.
Sono imprescindibili i seguenti requisiti:
- numero sintomi: nei bambini/adolescenti fino a 16 anni, almeno 6 sintomi in una o entrambe le aree (disattenzione, iperattività/impulsività). Da 17 anni in su e per adulti, almeno 5 sintomi;
- durata: i sintomi devono essere presenti da almeno 6 mesi;
- esordio: sintomi rilevabili prima dei 12 anni (origine neuroevolutiva);
- contesti di vita: difficoltà manifestate in almeno due ambienti (es. casa, scuola, lavoro, relazioni);
- impatto funzionale: interferenza significativa nel funzionamento sociale, scolastico o lavorativo;
Esempi di sintomi valutati:
- disattenzione;
- difficoltà a prestare attenzione ai dettagli, errori distrattivi;
- problemi a mantenere la concentrazione su compiti o giochi;
- incapacità nell'organizzazione di impegni, tempi e attività;
- tendenza a evitare attività che richiedono sforzo mentale prolungato;
- perdita frequente di oggetti utili;
- facile distraibilità da stimoli esterni;
- dimenticanza nelle attività quotidiane;
- iperattività/impulsività;
- irrequietezza motoria, fatica a rimanere seduti.
Cos'è l'ADHD?
L'ADHD è un disturbo del neurosviluppo con forti evidenze genetiche e neurobiologiche. Le differenze cerebrali coinvolgono soprattutto i lobi frontali e i gangli della base, con squilibri dei neurotrasmettitori (dopamina e noradrenalina) responsabili di regolazione dell’attenzione, motivazione e movimento.
In chi presenta ADHD, le funzioni esecutive (capacità di pianificare, filtrare distrazioni, gestire impulsi e portare a termine compiti) sono sempre sotto stress, non per volontà ma per predisposizione neurobiologica.
Non si tratta di "non volere", ma di "non potere" con la stessa facilità degli altri.
Le funzioni esecutive sono quel complesso sistema di processi mentali che permette di eseguire alcune azioni:
- pianificare e organizzare le attività;
- mantenere l'attenzione e filtrare le distrazioni;
- regolare le emozioni e gli impulsi;
- iniziare un compito e portarlo a termine;
- utilizzare la memoria di lavoro per tenere a mente le informazioni mentre le usi.
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Quali sono i 3 tipi di ADHD?
Secondo il DSM-5, ci sono tre diversi tipi di presentazione da riconoscere, anche per la diagnosi:
- presentazione con disattenzione predominante: chi rientra qui lotta perlopiù con l'attenzione, anche senza segni di iperattività evidente;
- presentazione con iperattività/impulsività predominante: il quadro tipico del "motorino sempre acceso", con difficoltà al controllo motorio e verbale;
- presentazione combinata: la forma più comune, con sintomi importanti sia di disattenzione che di impulsività/iperattività. Gli adulti possono nascondere l'iperattività fisica, che si trasforma in inquietudine interna e disorganizzazione.
Come si manifesta l'ADHD nel quotidiano?
La diagnosi di ADHD si basa anche sull'osservazione delle difficoltà tipiche nella vita quotidiana.
Nei bambini, l’ADHD si evidenzia attraverso questi segnali:
- mattine caotiche, difficoltà a prepararsi per la scuola;
- problemi con i compiti (agitazione, distrazione, abbandono);
- difficoltà a seguire le istruzioni;
- relazioni complicate con coetanei;
- errori e disorganizzazione scolastica;
- vissuti emotivi di insuccesso e bassa autostima.
Negli adulti, i segnali più evidenti sono:
- procrastinazione e tendenza ad andare in hyperfocus solo sotto pressione;
- instabilità lavorativa, difficoltà nei compiti ripetitivi;
- impulsività verbale, disregolazione emotiva;
- distrazione che compromette comunicazione e relazioni (dimenticare appuntamenti, anniversari, ecc.), rischio di separazioni;
- caos finanziario;
- disordine cronico;
- perdita frequente di oggetti essenziali.
Questo stato di lotta interiore può generare ansia, depressione e altre comorbilità. Una diagnosi precisa è il primo passo per spezzare il circolo vizioso della sintomatologia di ADHD.
Quali sono le terapie per ADHD?
La terapia per ADHD inizia solamente dopo una diagnosi clinica accurata, secondo i criteri DSM-5, effettuata da specialisti (Neuropsichiatra Infantile per bambini/adolescenti, Psichiatra o Psicologo esperto per adulti).
Il trattamento, multidisciplinare e personalizzato, può prevedere un intervento sinergico di più specialisti:
- Neuropsichiatra Infantile (bambini/adolescenti);
- Psichiatra o Psicologo esperto ADHD (adulti);
- Educatori, psicoterapeuti, logopedisti (se necessario);
- Collaborazione con scuola, famiglia e ambiente sociale.
Gli obiettivi della terapia sono:
- ridurre l'impatto dei sintomi su vita scolastica, lavorativa e relazionale;
- sostenere attenzione, autoregolazione, pianificazione;
- migliorare l'autostima e il benessere emotivo.
Le modalità di intervento più utilizzate sono:
- interventi psicoeducativi e comportamentali (con tecniche adattate a età e contesto);
- percorsi psicoterapeutici individuali o familiari;
- interventi didattici, sostegno educativo e collaborazione con insegnanti.
Nei casi moderati/gravi, farmaci specifici (come metilfenidato o atomoxetina), prescritti e monitorati dallo specialista, secondo le linee guida internazionali.
Il percorso nel Sistema Sanitario Nazionale (SSN)
Dopo la diagnosi, si attiva la presa in carico nei servizi pubblici territoriali (consultori, centri di NPI, centri di salute mentale). Vengono definiti piani di trattamento, revisionati periodicamente dal team multidisciplinare.