Accendere una luce nel buio: il sostegno ai genitori dopo una perdita perinatale

Emanuela Spotorno | Editor

Ultimo aggiornamento – 15 Ottobre, 2025

mamma triste, guarda dalla finestra

Ricerche recenti evidenziano che fino al 30% dei genitori sviluppa sintomi di lutto complicato (Complicated Grief, CG) dopo la perdita di un feto o di un neonato.

Nonostante la frequenza, il fenomeno rimane poco conosciuto e sottovalutato, sia nella società sia nella pratica clinica.

Una serie di studi internazionali ha cercato di definire i sintomi, i fattori di rischio e le strategie di supporto più efficaci, aprendo la strada a interventi mirati per prevenire conseguenze psicologiche e relazionali a lungo termine.

Un dolore reale ma poco riconosciuto

Ogni anno, nel mondo, circa 2 milioni di famiglie affrontano la morte di un bambino prima o poco dopo la nascita, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
In Italia, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) parlano di 3-4 decessi ogni mille nati vivi: cifre che nascondono storie di perdita profonda, spesso vissute nel silenzio.

Il lutto perinatale è un dolore invisibile, perché raramente trova spazio nel discorso pubblico.

Come rileva uno studio la mancanza di riconoscimento sociale e clinico può amplificare la sofferenza, generando solitudine e colpa. 

Anche i padri, spesso esclusi dal percorso di cura, vivono un dolore reale ma poco espresso, che può influire sulla relazione di coppia e sulla genitorialità futura.

Sintomi complessi e impatto sulla vita quotidiana

Il lutto perinatale non è solo un dolore emotivo: è un’esperienza totalizzante, che può toccare ogni aspetto della vita.

Molti genitori riferiscono un senso di vuoto persistente, alternato a momenti di rabbia, colpa o incredulità. Il corpo stesso può reagire con disturbi del sonno, stanchezza cronica, incubi o difficoltà di concentrazione.

Spesso il pensiero torna continuamente a ciò che è stato e a ciò che non sarà, mentre il contatto con gli altri diventa faticoso: anche le relazioni più strette, a volte, si incrinano sotto il peso del silenzio o dell’incomprensione.

Queste manifestazioni non si esauriscono nei primi mesi, ma possono protrarsi nel tempo, influenzando la salute fisica, il benessere mentale e la vita di coppia.

Secondo ricerche pubblicate su The Lancet e PLoS One, un supporto psicologico mirato e continuativo, offerto sin dalle prime fasi della perdita, può ridurre significativamente il rischio che il dolore si trasformi in una condizione cronica di sofferenza.

La cura comincia dall’ascolto

Nel momento più fragile, la sensibilità e la formazione del personale sanitario fanno la differenza. Ostetriche, ginecologi, psicologi e infermieri sono chiamati a offrire non solo assistenza clinica, ma anche presenza, ascolto e rispetto dei tempi emotivi dei genitori.

In Italia, diverse iniziative e linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute sottolineano l’importanza di protocolli ospedalieri che favoriscano un accompagnamento rispettoso delle famiglie colpite da lutto perinatale, con spazi dedicati e supporto psicologico mirato

Riconoscere il dolore significa legittimarlo, e legittimarlo è già un primo passo verso la cura. 

15 ottobre: accendere una luce per ricordare

Ogni anno, il 15 ottobre, il mondo si illumina per la Giornata della consapevolezza sul lutto perinatale e infantile.

Attraverso l’iniziativa “Wave of Light”, famiglie e comunità accendono candele alle 19:00, creando un’onda di luce che unisce chi ha vissuto la stessa esperienza.

In Italia, l’associazione L’albero della vita organizza eventi e incontri per favorire la condivisione e rompere il silenzio che spesso circonda questo tema.

Parlare del lutto non significa riaprire la ferita, ma trasformarla in consapevolezza e connessione.

Rompere il silenzio per guarire insieme

Le raccomandazioni dell’OMS e dell’ISS sottolineano l’importanza di un approccio multidisciplinare che includa assistenza sanitaria, sostegno psicologico e reti di supporto tra pari.

Il lutto perinatale non riguarda solo la medicina, ma l’intera società: riconoscere e nominare questo dolore significa dare dignità a ogni vita, anche a quelle più brevi. Ogni storia di perdita merita ascolto, il riconoscimento è la prima forma di cura.

Fonti:

Emanuela Spotorno | Editor
Scritto da Emanuela Spotorno | Editor

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Emanuela Spotorno | Editor
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