Nella maggior parte dei casi, la quinta malattia non è un problema per le donne in gravidanza. Quelle protette sono già immuni al parvovirus B19, insieme al feto. Ma anche nelle donne non immuni, le complicazioni sono rare.
L'infezione si manifesta con sintomi lievi e, nella maggior parte dei casi, non comporta rischi per il nascituro. Comunque è sempre bene mantenere alta l'attenzione e usare le misure di prevenzione consigliate.
Vediamo cosa è utile sapere sulla quinta malattia e gravidanza
Cos'è la quinta malattia e come si trasmette?
La quinta malattia, nota anche come eritema infettivo, è un'infezione virale causata dal parvovirus B19, anche chiamata megaloeritema epidemico.
La quinta malattia fa parte delle malattie esantematiche, un gruppo di infezioni che causano eruzioni cutanee. È stata chiamata così perché, nell'ordine storico, segue il morbillo, la scarlattina, la rosolia e la quarta malattia.
Colpisce soprattutto i bambini in età scolare, tra i 3 e i 15 anni, con una maggiore incidenza intorno ai 4 o 5 anni. Di solito compare tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera.
Parvovirus in gravidanza: come si trasmette la quinta malattia?
Il parovirus B19 si trasmette per via aerea, attraverso goccioline di saliva emesse con tosse, starnuti, che vengono respirate da altre persone, o per contatto diretto.
Potrebbe interessarti anche:
- Cervice in gravidanza: come cambia durante questa fase
- Arance in gravidanza: un alleato per la salute della mamma e del bambino
- Dolori da impianto o dolori mestruali? Ecco cosa sono e come riconoscerli
In gravidanza, il virus può attraversare la placenta e così trasmettersi dalla madre al feto. Dopo l'infezione si sviluppa un'immunità permanente.
Il virus è molto contagioso ancor prima della comparsa dell'eruzione cutanea. Infatti, si trasmette prima che compaiano i sintomi evidenti (come febbre o eruzione cutanea). Quindi una persona infetta, senza saperlo, può contagiare altre persone mentre si sente ancora bene.
L'incubazione della malattia dura da una settimana fino a 10 giorni, ma in alcuni casi può essere anche di 2 o 3 settimane.
Chi è contagioso non sa di esserlo e continua a svolgere le sue normali attività quotidiane, entrando in contatto con altri, diffondendo il virus.
Quali sono i sintomi della quinta malattia?
Nei bambini, i sintomi iniziali si affacciano nelle prime due settimane dall'esposizione al virus, e si manifestano con:
- febbre lieve;
- mal di testa;
- mal di gola;
- eruzione cutanea rossa sulle guance e su tronco e arti.
Il sintomo principale della quinta malattia è lo sfogo rosso (esantema) sulle guance.
Negli adulti compaiono anche i dolori articolari a mani e polsi, a ginocchia e caviglie. Sono più rari, invece, sintomi come febbre e mal di gola.
Nella maggior parte dei casi, i sintomi della quinta malattia si risolvono in una o tre settimane.
In alcuni casi, le infezioni possono anche restare asintomatiche.
Perché la quinta malattia può essere un rischio in gravidanza?
Come premesso all'inizio, solo in una piccola percentuale, inferiore al 5%, l'infezione può causare anemia fetale e aumentare il rischio di aborto spontaneo, soprattutto nelle prime 16 settimane di gestazione.
infatti, le complicanze sono più probabili se l'infezione si verifica tra la 9ª e la 16ª settimana di gestazione, quando il feto è più vulnerabile a danni al sangue e ai tessuti.
Comunque per completezza di informazioni, è bene conoscere anche i rischi in caso di infezione.
L'infezione da parvovirus B19 in gravidanza può raggiungere il feto attraverso la placenta e colpire le cellule che producono i globuli rossi.
Le conseguenze sono:
- anemia grave;
- idrope fetale non immune;
- nei casi più gravi, perdita fetale.
Il monitoraggio cui si ricorre prevede ecografie settimanali per valutare la presenza di segni di compromissione fetale e Doppler dell'arteria cerebrale media, per valutare la velocità del flusso sanguigno, indicativa di anemia.
In presenza di idrope fetale, il medico può ritenere necessaria una trasfusione intrauterina per correggere l'anemia e ridurre il rischio di altre complicanze.
Cos'è l'anemia fetale
L'anemia fetale è una riduzione dei globuli rossi che compromette il trasporto di ossigeno ai tessuti. L'anemia può portare a idrope fetale.
Cos'è l'idrope fetale
L'idrope fetale è una condizione in cui il liquido si accumula in diverse parti del corpo del feto (come addome, torace, pelle). Se non trattata, l'infezione può evolvere fino alla morte intrauterina (decesso del feto all'interno dell'utero prima della nascita).
Come viene diagnosticata la quinta malattia in gravidanza?
La diagnosi si basa su test sierologici per la ricerca di anticorpi IgM e IgG contro il parvovirus B19 e sulla rilevazione del DNA virale. Gli anticorpi IgM indicano un'infezione recente, mentre gli anticorpi IgG segnalano un'infezione passata e la presenza di immunità.
Un risultato positivo per IgM e negativo per IgG suggerisce un'infezione primaria in corso e richiede un monitoraggio ostetrico ravvicinato per individuare rapidamente eventuali complicanze fetali.
Come prevenire la quinta malattia durante la gravidanza?
Non esistono vaccini disponibili contro il parvovirus B19. La prevenzione si basa su misure igieniche come il lavaggio frequente delle mani, l'uso di fazzoletti monouso e l'evitare contatti stretti con soggetti infetti, soprattutto in ambienti come scuole, asili e centri diurni.
Per le donne in gravidanza che lavorano a stretto contatto con bambini, può essere utile consultare il medico per valutare il rischio di esposizione e adottare precauzioni aggiuntive.
Studi sul Parvovirus B19 in gravidanza
Negli ultimi anni diversi studi hanno approfondito il legame tra infezione da parvovirus B19 e gravidanza. I dati raccolti aiutano a comprendere meglio i rischi, le complicanze e le strategie di gestione.
"Parvovirus b19 infection in pregnancy – A review" (2021)
Questo articolo esamina l'infezione da Parvovirus B19 che può colpire l'1-5% delle donne in gravidanza, con una trasmissione verticale che si verifica nel 33-51% dei casi. Lo studio analizza le conseguenze fetali, i metodi diagnostici e le opzioni terapeutiche, inclusa la trasfusione intrauterina.
"Parvovirus B19 in Pregnancy-Do We Screen for Fifth Disease or Not?" (2024)
Pubblicazione recente che valuta la necessità dello screening per il Parvovirus B19 durante la gravidanza, specialmente in caso di alta prevalenza o durante periodi endemici. Lo studio sottolinea come l'identificazione e il trattamento tempestivi delle infezioni fetali possano migliorare gli esiti perinatali.
"Parvovirus B19 Infection in Pregnancy-Course of the Disease, Fetal Complications and Treatment Strategies" (2024)
Questo studio presenta otto casi di infezione da Parvovirus B19 in donne incinte, evidenziando le varie complicazioni materno-fetali e le strategie diagnostiche e terapeutiche. Particolare attenzione è rivolta all'anemia fetale e alla necessità di trasfusioni intrauterine nei casi severi.
"Parvovirus B19 during pregnancy: a review" (2010)
Una revisione completa che analizza gli effetti del Parvovirus B19 sulla gravidanza, includendo il rischio di aborto spontaneo, idrope non immune e morte fetale. Lo studio sottolinea l'importanza del monitoraggio attivo delle infezioni materne confermate e dell'intervento per correggere l'anemia fetale.
Studi su esiti fetali e neonatali
"Gestational and Fetal Outcomes in B19 Maternal Infection" (2011)
Questo studio ha seguito 72 gravidanze complicate da infezione materna da Parvovirus B19, documentando una trasmissione verticale nel 39% dei casi e un tasso complessivo di morte fetale del 10,2%. Lo studio ha anche valutato i marcatori sierologici e virologici materni per ottimizzare la diagnosi dell'infezione.
"Parvovirus (B19) Infection during Pregnancy: Possible Effect on the Fetus" (2022)
Presenta un raro caso di manifestazione dell'infezione da B19 durante la gravidanza con sviluppo di ematoma subdurale fetale ed encefalopatia progressiva. Lo studio sottolinea che la trasmissione transplacentare avviene in circa il 30% dei casi e discute le strategie diagnostiche e terapeutiche.
Complicanze e gestione clinica
"Parvovirus B19 in Pregnancy" (2024)
Lo studio evidenzia che fino al 50% delle persone in età riproduttiva sono suscettibili al virus, con un rischio di perdita fetale del 5-10% in caso di trasmissione verticale.
"Parvovirus B19 Infection and Pregnancy: Review of the Current Evidence" (2024)
Analizza le evidenze attuali sulla trasmissione materno-fetale del Parvovirus B19, con tassi che variano dal 17% al 33%, e un rischio aumentato di trasmissione durante specifici periodi gestazionali.
FAQ – Domande Frequenti
La quinta malattia è sempre pericolosa in gravidanza?
No. Molte infezioni da parvovirus B19 in gravidanza non comportano complicanze. I rischi maggiori si osservano solo se l'infezione avviene nelle prime 20 settimane di gestazione.
Qual è la prognosi per mamma e bambino in caso di infezione?
Nella maggior parte dei casi, le donne infette danno alla luce bambini sani. Se si sviluppano complicanze, il monitoraggio tempestivo e le terapie come le trasfusioni intrauterine migliorano l'esito della gravidanza.
Cosa fare se si entra in contatto con un caso di quinta malattia durante la gravidanza?
È fondamentale contattare il medico ginecologo per valutare il proprio stato immunitario attraverso esami sierologici che rilevano la presenza o l'assenza di anticorpi contro il parvovirus B19.
Se i test confermano l'assenza di immunità, il medico può consigliare controlli periodici per monitorare la salute del feto, attraverso ecografie e analisi specifiche. L'obiettivo è identificare precocemente eventuali segni di anemia o idrope fetale e intervenire tempestivamente, se necessario.
Come si scopre se si è già immuni alla quinta malattia?
Attraverso un semplice esame del sangue che valuta la presenza di anticorpi IgG specifici contro il parvovirus B19.
Cosa succede se l'ecografia rileva anemia fetale?
Il medico può proporre accertamenti come la cordocentesi per confermare la diagnosi e, se necessario, procedere con una trasfusione intrauterina.
Se una donna ha avuto la quinta malattia da bambina, è protetta in gravidanza?
Sì. Chi ha contratto il parvovirus B19 in passato sviluppa un'immunità permanente, che protegge sia la madre sia il feto.
È sicuro allattare al seno se si è stati infettati dal parvovirus B19?
Sì. L'allattamento può proseguire normalmente, adottando misure igieniche adeguate per ridurre eventuali rischi di trasmissione.