Nausea in gravidanza: il Metoclopramide è davvero sicuro? Ecco cosa sappiamo

Dr.ssa Anna Maria Ferri Medico Chirurgo
Redatto scientificamente da Dr.ssa Anna Maria Ferri, Ginecologo, Medico Generale, Ostetrico |
A cura di Alessandra Familari

Data articolo – 16 Novembre, 2025

donna in gravidanza prende farmaci

La metoclopramide è un farmaco antiemetico e procinetico impiegato da decenni per trattare nausea e vomito, inclusi quelli della gravidanza e le forme più severe come l’iperemesi gravidica

La domanda chiave per le future mamme è: è efficace e sicura in gravidanza? Le evidenze disponibili indicano che la metoclopramide può essere usata quando necessario e sotto controllo medico, in genere come farmaco di seconda linea dopo i trattamenti di prima scelta (vitamina B6 ± doxilamina), con attenzione al dosaggio e soprattutto alla durata della terapia per limitare gli effetti avversi neurologici.

Cos’è e come agisce la metoclopramide

La metoclopramide è un antagonista dopaminergico D2 con attività procinetica sul tratto gastrointestinale superiore e blanda azione antagonista 5-HT3 ad alte dosi. Riduce lo stimolo del vomito a livello centrale (area postrema) e accelera lo svuotamento gastrico, fattori utili quando nausea e vomito sono associati a rallentato transito gastrointestinale. 

Questa duplice azione spiega il suo impiego clinico nei disturbi emetici, incluse le forme gravidiche, sebbene non sia il primo step terapeutico nella maggior parte delle linee guida. 

Quando considerarla in gravidanza

Le principali società scientifiche (ACOG, RCOG) inseriscono la metoclopramide in gravidanza tra le opzioni di seconda linea quando le misure non farmacologiche e i farmaci di prima scelta non sono sufficienti. In pratica, si valuta il suo impiego nelle donne con nausea e vomito di gravidanza persistenti o con iperemesi gravidica, dopo aver escluso cause non ostetriche e dopo un’adeguata idratazione e correzione dei deficit nutrizionali/elettrolitici.

Ecco i possibili utilizzi clinici:

  • nausea e vomito di gravidanza non controllati da vitamina B6 (piridossina) con o senza doxilamina;
  • iperemesi gravidica con ripetuti episodi di vomito e perdita di peso, dopo fallimento o risposta parziale ai farmaci di prima linea;
  • necessità di opzione parenterale (per es. accesso EV in pronto soccorso o ricovero) quando non è possibile la via orale;

Metoclopramide: efficacia in gravidanza

La metoclopramide è efficace nel ridurre nausea e vomito in gravidanza e può essere utilizzata da sola o in associazione con altri antiemetici in protocolli stepwise. 

Le revisioni e aggiornamenti delle linee guida sottolineano l’efficacia clinica e raccomandano l’uso con cautela per il rischio di effetti extrapiramidali, motivo per cui viene spesso proposta dopo gli antistaminici/anti-H1 e la combinazione piridossina-doxilamina. 

Vantaggi clinici:

  • riduzione rapida dell’intensità di nausea e vomito con miglioramento dell’idratazione e dell’apporto nutrizionale;
  • possibilità di somministrazione per via orale, intramuscolare o endovenosa in base al quadro clinico;
  • buon profilo di efficacia come monoterapia o in combinazione (es. con antistaminici), secondo protocolli ospedalieri;

Sicurezza fetale: rischio malformazioni e esiti avversi

Il punto più sensibile riguarda la sicurezza in gravidanza, specie nel primo trimestre. Due grandi studi osservazionali di alta qualità hanno valutato l’associazione tra esposizione a metoclopramide e malformazioni congenite o altri esiti avversi per il feto:

  • uno studio di coorte pubblicato sul New England Journal of Medicine non ha riscontrato aumento del rischio di malformazioni maggiori con l’uso nel primo trimestre;
  • un ampio studio successivo ha confermato l’assenza di aumento di rischio per malformazioni maggiori, aborto spontaneo o morte endouterina, fornendo ulteriori elementi rassicuranti. 

In sintesi, le evidenze disponibili suggeriscono che la metoclopramide in gravidanza non è associata a teratogenicità e può essere considerata quando clinicamente indicata, nell’ambito di un percorso condiviso medico-paziente e dopo aver valutato alternative e rischi individuali.

Sicurezza materna: effetti avversi ed avvertenze regolatorie

Sul versante materno, l’attenzione principale riguarda gli effetti neurologici (es. discinesie acute, distonie, acatisia, parkinsonismo) e, con uso prolungato o ad alte dosi, il rischio di discinesia tardiva (TD), talvolta irreversibile.

 Le autorità regolatorie (EMA, MHRA, FDA) hanno introdotto restrizioni: in Europa è raccomandato l’impiego a breve termine (in genere ≤5 giorni), con dosi massime giornaliere definite; negli Stati Uniti il foglietto illustrativo riporta un boxed warning e sconsiglia trattamenti >12 settimane per il rischio di TD. In gravidanza, dove l’indicazione è spesso acuta, queste raccomandazioni sono particolarmente rilevanti.

Possibili effetti indesiderati

  • Sonnolenza, affaticamento, capogiri;
  • Sintomi extrapiramidali acuti (rigidità, torcicollo, distonia), più probabili con somministrazione parenterale e in soggetti giovani;
  • Iperprolattinemia con galattorrea o tensione mammaria;
  • Raramente reazioni allergiche o effetti cardiovascolari;

Segnali d’allarme per sospendere e consultare

  • Movimenti involontari di lingua, labbra, volto o arti che compaiono durante o dopo la terapia;
  • Irrequietezza marcata, agitazione o spasmi muscolari;
  • Comparsa di rash, prurito diffuso o difficoltà respiratoria;

Dosi, formulazioni e durata

La posologia tipica negli adulti per nausea e vomito è 5–10 mg per via orale o parenterale fino a tre volte al giorno; nelle linee guida sulla gravidanza si raccomanda di limitare la durata al minimo efficace, preferibilmente a pochi giorni in ambito acuto, e di non superare le dosi massime giornaliere previste localmente. 

L’uso prolungato è sconsigliato per il rischio cumulativo di eventi neurologici. Le formulazioni disponibili includono compresse, gocce orali e fiale IM/EV, utili nei setting di pronto soccorso o ricovero. (Attenersi sempre alle indicazioni del medico curante e al foglietto illustrativo nazionale.)

In che settimana di gravidanza è preferibile?

Le evidenze di sicurezza sulla metoclopramide in gravidanza coprono anche il primo trimestre senza aumento significativo di malformazioni; tuttavia, per prudenza clinica, si applica la regola generale: scegliere prima opzioni con miglior profilo beneficio-rischio, riservando la metoclopramide ai casi resistenti o più gravi e impiegandola alla dose minima efficace per il minor tempo possibile

Questa strategia limita l’esposizione fetale e riduce i rischi materni di effetti extrapiramidali. 

Interazioni e controindicazioni principali

Prima di iniziare, il medico valuta storia clinica e farmaci concomitanti per ridurre eventi avversi e interazioni. In particolare, la metoclopramide è controindicata in feocromocitoma, epilessia non controllata e in caso di pregresse reazioni extrapiramidali severe. Cautela con farmaci che prolungano il QT o che deprimono il sistema nervoso centrale. (Le specifiche possono variare per prodotto/paese.) 

Ecco le principali interazioni da considerare:

  • Antipsicotici e altri antagonisti dopaminergici, per sommazione di effetti extrapiramidali;
  • SSRI e altri serotoninergici, per raro rischio di sindrome serotoninergica, soprattutto EV e ad alte dosi;
  • Farmaci che prolungano il QT, per potenziale sommatoria sul rischio aritmico;
  • Sedativi/oppioidi, per incremento di sonnolenza e riduzione dei riflessi;

Metoclopramide vs altre opzioni antiemetiche in gravidanza

Nel percorso guidato dalle linee guida, il primo approccio prevede modifiche dietetico-comportamentali e piridossina (vitamina B6) ± doxilamina; in caso di risposta insufficiente si introducono antistaminici o metoclopramide come seconda linea; come ulteriori opzioni si valutano ondansetron (con valutazioni di sicurezza in corso) e corticosteroidi nelle forme refrattarie, con giudizio clinico individuale. 

La scelta dipende dalla gravità dei sintomi, dalle comorbilità e dalla risposta ai trattamenti precedenti. 

Ecco un confronto pratico:

  • Piridossina ± doxilamina: prima scelta per tollerabilità ed evidenze storiche;
  • Antistaminici anti-H1: opzione utile, spesso ben tollerata;
  • Metoclopramide: efficace e versatile, da usare come seconda linea e a breve termine;
  • Ondansetron: molto efficace, ma con discussioni aperte su sicurezza fetale precoce;
  • Corticosteroidi: riservati ai casi refrattari e per periodi limitati;

La metoclopramide fa male al bambino? 

Gli studi più solidi non mostrano aumento del rischio di malformazioni con esposizione nel primo trimestre, né di aborto spontaneo o morte endouterina. La decisione resta individualizzata, bilanciando benefici e rischi. 

Per quanto tempo posso prenderla?

Nell’Unione Europea si raccomanda l’uso a breve termine (di solito non oltre 5 giorni); negli USA si evita l’impiego oltre 12 settimane per il rischio di discinesia tardiva. In gravidanza, in genere, bastano brevi cicli

Qual è la dose?

Spesso si usano 5–10 mg fino a tre volte/die per via orale o parenterale; il medico adatterà la posologia al quadro clinico, evitando superamenti delle dosi massime e dell’esposizione prolungata. 

E durante l’allattamento?

La metoclopramide passa nel latte in piccole quantità e aumenta la prolattina; l’uso in allattamento è valutato caso per caso per i possibili effetti sul lattante (sonnolenza, irritabilità) e sulla madre (discinesie). Parlatene con il pediatra. Access Data FDA

Messaggi chiave per le pazienti

Ecco cosa è importante ricordare:

  • La metoclopramide in gravidanza è un’opzione efficace per nausea e vomito quando i trattamenti di prima linea non bastano;
  • Le evidenze non indicano aumento del rischio di malformazioni con l’uso nel primo trimestre;
  • Usarla alla dose minima efficace e per il minor tempo possibile riduce il rischio di effetti extrapiramidali;
  • Attenersi alle linee guida e al piano del proprio medico è fondamentale per un uso appropriato;

La metoclopramide in gravidanza rappresenta una seconda linea valida e consolidata per controllare nausea e vomito, con buon profilo di efficacia e dati rassicuranti sulla sicurezza fetale. 

Il suo impiego deve però seguire precisi principi di prudenza: limitare la durata, rispettare dosi e indicazioni, monitorare l’eventuale comparsa di sintomi neurologici e inserire il farmaco in una strategia graduale e personalizzata, come raccomandato dalle linee guida ostetriche. In questo modo si massimizzano i benefici per la madre e si tutela la sicurezza del bambino.

Ultimo aggiornamento – 14 Novembre, 2025

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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