Affrontare una gravidanza mentre si convive con la depressione può rappresentare una sfida complessa e l’interrogativo che spesso emerge riguarda la possibilità di continuare o iniziare una terapia con antidepressivi in gravidanza.
È fondamentale comprendere quali siano i reali rischi e benefici per la gestante e il nascituro, affidandosi a fonti scientifiche affidabili e a un’attenta valutazione clinica.
La depressione in gravidanza: una situazione diffusa e sottovalutata
Nonostante la gravidanza venga spesso considerata un periodo emotivamente positivo, una quota significativa di donne può sviluppare sintomi depressivi durante la gestazione.
Secondo quanto riportato da uno studio pubblicato su JAMA Network Open, circa una donna su cinque sperimenta depressione clinicamente significativa durante la gravidanza o nel periodo immediatamente successivo al parto (peripartum).
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Non trattare adeguatamente la depressione in gravidanza può comportare conseguenze sia per la madre che per il feto, tra cui:
- aumento del rischio di parto pretermine;
- basso peso alla nascita;
- difficoltà nella creazione del legame madre-bambino;
- rischio maggiore di depressione post-partum.
In questi casi, l’uso di farmaci antidepressivi può diventare una necessità clinica da valutare con attenzione.
Psicofarmaci in gravidanza: si possono usare?
La decisione di assumere antidepressivi in gravidanza si basa su una valutazione rischio-beneficio personalizzata. In generale, quando la depressione è grave o persistente, l’interruzione del trattamento può essere più rischiosa rispetto alla continuazione della terapia farmacologica.
I principali enti regolatori, come la Food and Drug Administration (FDA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sottolineano che alcuni antidepressivi possono essere utilizzati anche in gravidanza, selezionati con attenzione e con la dovuta cautela.
La scelta dei farmaci antidepressivi consigliati in gravidanza dipende da numerosi fattori: gravità della sintomatologia, storia clinica, risposta pregressa ai trattamenti e trimestre di gravidanza, e deve sempre essere supervisionata da medici specialisti.
Antidepressivi sicuri in gravidanza: cosa dicono le evidenze
Non tutti gli antidepressivi hanno lo stesso profilo di sicurezza durante la gestazione. Tra le classi più studiate vi sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), gli inibitori della ricaptazione della serotonina e noradrenalina (SNRI) e i triciclici.
Tra gli antidepressivi considerati relativamente sicuri in gravidanza, si segnalano:
- fluoxetina (SSRI): tra i farmaci più studiati; viene talvolta prescritto anche durante il primo trimestre. Tuttavia, alcune ricerche suggeriscono un leggero aumento del rischio di malformazioni cardiovascolari se assunta nelle prime settimane;
- sertralina (SSRI): spesso considerata tra gli antidepressivi sicuri in gravidanza, soprattutto nel secondo e terzo trimestre;
- citalopram e escitalopram (SSRI): utilizzati con cautela; alcune evidenze hanno mostrato possibili effetti transitori sul neonato (sindrome da adattamento neonatale, distinta dalla sindrome da astinenza vera e propria);
- amitriptilina (triciclico): usata in casi selezionati; non è di prima scelta, ma può essere presa in considerazione quando altri farmaci risultano inefficaci, in particolare in presenza di comorbidità come dolore cronico.
Va sottolineato che l’utilizzo degli antidepressivi, anche di quelli considerati più sicuri, deve sempre avvenire sotto stretto controllo medico.
Antidepressivi: rischi in gravidanza da considerare
Ogni trattamento farmacologico in gravidanza deve tenere conto dei potenziali rischi per il feto. Per quanto contenuti, anche gli antidepressivi più studiati possono essere associati a effetti collaterali.
I possibili rischi includono:
- sindrome da astinenza neonatale: alcuni neonati esposti a SSRI nel terzo trimestre possono manifestare irritabilità, difficoltà respiratorie o problemi alimentari nei primi giorni di vita;
- aumento del rischio di ipertensione polmonare persistente nel neonato (PPHN), soprattutto con l’assunzione di SSRI nelle ultime settimane di gravidanza; il rischio assoluto rimane comunque inferiore all’1%;
- malformazioni congenite: rare, ma segnalate in alcuni studi, in particolare con l’uso di paroxetina nel primo trimestre; per questo, molte linee guida raccomandano di evitarla nelle prime settimane di gestazione;
- ritardo di crescita intrauterino: ipotesi ancora in fase di studio, con risultati contrastanti.
È importante sottolineare che l’interruzione improvvisa del trattamento antidepressivo può peggiorare la condizione depressiva, con rischi importanti anche per la salute del feto.
Quando valutare una terapia antidepressiva in gravidanza
La scelta di iniziare una terapia farmacologica durante la gravidanza non può essere basata su criteri generici, ma deve derivare da una valutazione personalizzata.
I principali casi in cui i medici possono raccomandare l’uso di antidepressivi in gravidanza includono:
- episodi depressivi maggiori in atto;
- storia pregressa di depressione grave con rischio di ricaduta;
- fallimento di approcci non farmacologici, come la psicoterapia;
- presenza di pensieri suicidari o ideazione autolesionistica.
La collaborazione tra ginecologo, psichiatra e medico di base è essenziale per impostare un piano terapeutico sicuro ed efficace.
Alternative agli antidepressivi in gravidanza
In alcuni casi, soprattutto quando la sintomatologia depressiva è lieve o moderata, può essere possibile evitare l’uso di farmaci antidepressivi in gravidanza, almeno inizialmente.
Tra le alternative non farmacologiche vi sono:
- psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT): efficace nella gestione dei sintomi depressivi e dell’ansia;
- mindfulness e tecniche di rilassamento: utili nel ridurre lo stress e migliorare la qualità del sonno;
- attività fisica moderata, compatibile con lo stato di gravidanza;
- supporto sociale, incluso il coinvolgimento del partner e della famiglia.
Tuttavia, se i sintomi persistono o peggiorano, è fondamentale non esitare a rivalutare l’opportunità di un trattamento farmacologico.
Stabilire se assumere o meno antidepressivi in gravidanza è una decisione complessa che richiede un’attenta valutazione da parte del team medico. Alcuni farmaci antidepressivi possono essere utilizzati in gravidanza, purché selezionati con attenzione e monitorati costantemente.
Comprendere quali antidepressivi in gravidanza siano più indicati e quali rischi possano comportare permette di affrontare la situazione con maggiore consapevolezza, proteggendo il benessere della madre e del bambino.
La priorità resta sempre quella di garantire la salute psico-fisica della gestante, evitando sia l’uso inappropriato dei farmaci sia il mancato trattamento della depressione.