Neonato iperattivo: capire i segnali, le cause e come aiutarlo a calmarsi

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 25 Settembre, 2025

Un neonato che piange

È fondamentale chiarire fin da subito che il "neonato iperattivo" non è una diagnosi clinica. Non si tratta di una condizione medica definita, né tantomeno di un precursore del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD), che viene diagnosticato per lo più in età scolare.

La diagnosi formale di ADHD richiede criteri clinici e contestuali non applicabili al neonato. L'iperattività neonatale non predice di per sé l'ADHD, piuttosto è la descrizione di un insieme di comportamenti che un genitore osserva e vive. 

Vediamo quali sono i bisogni e i possibili disagi che si celano dietro l'agitazione del bimbo iperattivo.

Cosa vuol dire "iperattività" in un neonato?

L'esperienza di un "neonato iperattivo" si manifesta attraverso un quadro comportamentale specifico e ricorrente, che si manifesta attraverso questi segnali:

  • pianto inconsolabile: non è il pianto fisiologico per fame o pannolino sporco. È un pianto intenso, acuto, prolungato, che sembra non avere una causa apparente;
  • irrequietezza fisica continua: il neonato appare sempre in movimento. Agita braccia e gambe in modo disordinato, inarca la schiena in un gesto di tensione, stringe i pugni e non riesce a rilassarsi e a trovare una posizione comoda, anche quando è in braccio;
  • sonno disturbato: la difficoltà a dormire è un tratto distintivo. Il bambino fatica ad addormentarsi, si sveglia frequentemente, dopo cicli di sonno molto brevi (20-30 minuti), e può apparire agitato e lamentoso anche durante il sonno;
  • difficoltà nell'alimentazione: durante la poppata, il neonato può attaccarsi e staccarsi ripetutamente dal seno o dal biberon, piangendo e inarcando la schiena, come se provasse fastidio.

Quali sono le cause del bimbo iperattivo?

La radice di molti di questi comportamenti risiede in un fatto biologico fondamentale: il sistema nervoso centrale di un neonato non è ancora del tutto sviluppato ed è un work in progress.

I meccanismi neurologici responsabili dell'autoregolazione, ovvero la capacità di gestire gli stimoli e calmarsi autonomamente, non sono ancora maturi. Il cervello di un neonato manca delle complesse reti neurali che permettono di filtrare gli input sensoriali, modulare le risposte emotive e passare con naturalezza da uno stato di eccitazione a uno di calma.

Di conseguenza, uno stimolo che un adulto ignora, come una luce troppo intensa, un rumore improvviso, il tessuto di un vestito, può essere travolgente per un neonato.


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Questo sovraccarico sensoriale innesca una reazione di stress ingestibile per il bambino. L'agitazione fisica e il pianto diventano l'unico strumento per comunicare questo stato di disagio e sopraffazione.
 
Il comportamento del bambino non è un atto volontario di "difficoltà", ma la manifestazione esterna di una sua incapacità fisiologica di far fronte alle situazioni nuove che vive.

Il bambino ad “alto bisogno” (High-Need Baby) 

Per dare un nome a questa esperienza senza ricorrere a etichette mediche, il pediatra americano Dr. William Sears ha coniato il termine "High-Need Baby", ovvero "bambino ad alto bisogno". 

Non è una diagnosi ma un profilo temperamentale che descrive neonati o bimbi con oltre 2 mesi di vita, le cui necessità sono più intense ed espresse con più urgenza.

Le caratteristiche di un bambino ad "alto bisogno" sono:

  • intensità: piange a pieni polmoni, ride con tutto il corpo;
  • iperattività (tensione muscolare): non nel senso clinico dell'ADHD, ma come una costante tensione fisica. Il suo corpo è raramente rilassato e flaccido; è spesso rigido e pronto all'azione;
  • attenzioni da riservare: prendersi cura del bimbo o della bimba iperattiva richiede un'enorme quantità di energia fisica ed emotiva;
  • allattamento costante: non richiede poppate solo per nutrirsi, ma anche per conforto;
  • esigente: comunica i suoi bisogni con urgenza e non si accontenta facilmente;
  • risvegli frequenti: i suoi cicli di sonno sono brevi e leggeri;
  • imprevedibile : le sue giornate e le sue notti sono caotiche e prive di schemi riconoscibili;
  • ipersensibile: è molto sensibile agli stimoli ambientali e al proprio mondo interiore.

Cause del neonato agitato 

Anche se è vero che il temperamento e l'immaturità del sistema nervoso giocano un ruolo fondamentale, un'irrequietezza persistente e intensa merita sempre un'indagine approfondita per escludere cause fisiche di disagio. 

L'apparato gastrointestinale di un neonato è immaturo e può essere la fonte primaria di dolore e irritabilità che portano ad agitazione.

Reflusso gastroesofageo 

Il reflusso nei bambini si verifica quando il cardias, la valvola muscolare tra esofago e stomaco, non si chiude come dovrebbe, permettendo al contenuto gastrico (latte e succhi acidi) di risalire nell'esofago.  Questa risalita può causare un dolore simile al bruciore di stomaco di un adulto.

I sintomi da osservare sono:

  • rigurgiti frequenti, a volte anche a distanza di ore dalla poppata, che possono essere piccoli o abbondanti. Il bambino inarca la schiena e piange disperatamente, soprattutto quando viene messo in posizione sdraiata (supina), perché questa posizione favorisce la risalita acida;
  • tosse stizzosa, singhiozzi frequenti o difficoltà respiratorie (come naso perennemente chiuso o respiro sibilante), causate dall'irritazione delle vie aeree superiori;
  • irritabilità generale e sonno molto disturbato perché il dolore si accentua durante il riposo.

Coliche gassose

Le coliche sono un termine generico per descrivere episodi di pianto intenso e inconsolabile, classicamente definiti dalla "regola del tre": pianto che dura più di 3 ore al giorno, per più di 3 giorni a settimana, per più di 3 settimane. La causa esatta è ancora dibattuta, ma si ritiene che una combinazione di gas intestinale e immaturità del sistema nervoso contribuisca al problema.

I segnali da osservare:

  • pianto acuto e disperato che inizia nel tardo pomeriggio o di sera;
  • l'addome del bambino appare teso e gonfio;
  • il neonato flette le gambe verso l'addome, stringe i pugni e il suo viso si arrossa per lo sforzo del pianto.

Allergia alle proteine del latte vaccino 

Questo tipo di allergia è una reazione del sistema immunitario alle proteine presenti nel latte vaccino e nei suoi derivati. Può manifestarsi anche nei neonati allattati esclusivamente al seno, se la madre consuma prodotti caseari, perché le proteine passano nel latte materno.

I sintomi di questa forma allergica possono sovrapporsi a quelli del reflusso e delle coliche, portando a ritardi nella diagnosi.

I sintomi possono interessare diversi sistemi corporei:

  • gastrointestinali: vomito, diarrea (a volte con tracce di muco o sangue), stitichezza, reflusso grave che non risponde alle terapie standard e coliche intense;
  • cutanei: eczema, orticaria (chiazze rosse e pruriginose), eruzioni cutanee e gonfiore di labbra o palpebre (angioedema);
  • problemi respiratori: respiro sibilante, tosse cronica, naso che cola e congestione persistente;+
  • segnali comportamentali: pianto inconsolabile, irritabilità e agitazione, sonno molto disturbato e, in alcuni casi, letargia o scarso accrescimento.

Neonato iperattivo a causa di ipersensibilità sensoriale e sovraccarico di stimoli 

Alcuni neonati nascono con un sistema nervoso più ricettivo, ovvero con una soglia più bassa per gli input sensoriali. 

Per questi bambini, l'ambiente circostante può diventare un luogo fonte di agitazione, tra rumori e immagini troppo soverchianti. Quella che per un altro neonato è una normale stimolazione, per loro diventa un sovraccarico sensoriale. Nella maggior parte dei casi, questa è una caratteristica temperamentale, non un disturbo.

I segni di un sovraccarico di stimoli sono:

  • pianto improvviso, acuto e difficile da calmare;
  • il bambino distoglie attivamente lo sguardo e gira la testa per evitare il contatto visivo o gli stimoli;
  • il corpo diventa rigido, i pugni si stringono, le braccia e le gambe si muovono a scatti;
  • sbadigli frequenti, singhiozzi o pelle a chiazze;
  • reazioni estreme a stimoli quotidiani, come urlare quando gli si lava il viso o piangere disperatamente quando si cerca di vestirlo.

Un neonato che piange

In alcuni casi, si può parlare di "difesa sensoriale", una condizione in cui il bambino percepisce il tocco o il contatto fisico come minaccioso o sgradevole. Può rifiutare le coccole o irrigidirsi quando viene preso in braccio, un comportamento che può essere anche molto disorientante per un genitore.

Un bambino che appare "iperattivo" potrebbe, in realtà, essere impegnato in un disperato tentativo di "spegnere" un ambiente che percepisce come aggressivo. I suoi movimenti frenetici e il suo pianto non sono tentativi di interagire di più, ma segnali di disimpegno (girare la testa, sbadigliare) una richiesta di ridurre gli stimoli.

L'impatto dello stress materno sul sistema nervoso del neonato

È un argomento scientificamente fondato: l'ambiente intrauterino ha un impatto duraturo sullo sviluppo del bambino. Studi dimostrano che alti livelli di stress, ansia o depressione materna durante la gravidanza possono influenzare la programmazione del sistema nervoso fetale.
 
Il meccanismo biologico è complesso. L'ormone dello stress materno, il cortisolo, attraversa la barriera placentare. Anche se la placenta possiede un enzima (11ß-HSD2) che ne inattiva una parte, un'esposizione prolungata a livelli elevati di cortisolo può influenzare lo sviluppo dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) del feto.

Questo asse è il "termostato" della risposta allo stress del corpo. Un'esposizione prenatale eccessiva al cortisolo può essere associata a questo termostato su un livello più alto, rendendo il neonato più reattivo e meno capace di regolarsi di fronte agli stress post-natali.
 
Questo dato è la dimostrazione scientifica del legame profondo e indissolubile tra madre e bambino. Evidenzia come il benessere materno sia intrinsecamente legato a quello del figlio. Questo sposta il focus dell'intervento: uno dei modi più efficaci per aiutare un neonato "iperattivo" può essere fornire un adeguato supporto psicologico ed emotivo alla madre, sia durante la gravidanza che nel post-parto.

Studi osservazionali sul rapporto ansia / stress materno e sviluppo del bambino

Evidenze osservazionali mostrano che specifiche ansie prenatali predicono variazioni della reattività del cortisolo infantile nel primo anno, con effetti modesti e dipendenti dall’età e dal tipo di stressor.

Una review sistematica su 32 studi riporta associazioni tra stress/ansia prenatale e maggiore “negative reactivity” o difficoltà di autoregolazione nei primi 2 anni, con dimensioni d’effetto tipicamente piccole‑moderate.

Studi prospettici in campioni clinici di depressione antenatale suggeriscono associazioni con aumentata reattività del cortisolo in età infantile, pur senza poter inferire causalità e con molteplici fattori moderatori/mediatori in gioco.

Quando preoccuparsi per il neonato iperattivo

La maggior parte dei casi di irrequietezza neonatale rientra nelle categorie sopra descritte, ma ci sono segnali che richiedono un confronto medico immediato:

  • febbre: qualsiasi temperatura rettale superiore a 38°C in un neonato è un'emergenza medica;
  • vomito: vomito violento ed espulso a distanza di colore verde o contenente tracce di sangue;
  • feci: presenza di sangue rosso vivo nelle feci;
  • letargia: il bambino è eccessivamente sonnolento, flaccido, difficile da svegliare per le poppate o non reattivo agli stimoli;
  • difficoltà respiratorie: respiro affannoso, rientramenti del torace, colorito bluastro intorno alle labbra, o pause nella respirazione (apnea) superiori a 20 secondi;
  • convulsioni: movimenti a scatto ritmici degli arti, irrigidimento del corpo o sguardo fisso;
  • rifiuto di alimentarsi: il neonato rifiuta di mangiare;
  • pianto anomalo: un pianto acuto, lamentoso, palesemente diverso dal solito e che suggerisce un dolore intenso e ininterrotto.

Come calmare un bambino iperattivo 

Una volta escluse le cause mediche più serie con il pediatra, vediamo come è possibile aiutare il neonato a calmarsi.

Ridurre gli stimoli ambientali

Per un bambino ipersensibile o semplicemente immaturo, l'ambiente domestico può essere un sovraccarico sensoriale.

Creare un "nido" rilassante è il primo passo per ridurre l'agitazione:

  • abbassare le luci, soprattutto nelle ore serali: preferire colori neutri e tinte unite per la zona nanna e l'area gioco. Evitare giochi troppo rumorosi e luminosi o tappeti gioco con troppe fantasie accese che possono rendere difficile per il bambino concentrarsi e rilassarsi;
  • suoni: parlare con un tono di voce basso e calmo, attutire i suoni in casa improvvisi (campanelli, telefoni) che possono spaventare il bambino e interrompere il sonno;
  • routine: la prevedibilità è un calmante naturale per il sistema nervoso di un neonato. Stabilire sequenze semplici e ripetitive per i momenti della giornata (sonno, bagnetto, gioco) lo aiuta a sapere cosa aspettarsi, riducendo l'ansia a favore del rilassamento.

Come calmare il neonato con tecniche di contenimento e rassicurazioni

Il contatto fisico e il contenimento sono bisogni primari per un neonato, in quanto replicano le sensazioni di sicurezza e protezione del grembo materno.

  • fasciatura: avvolgere il neonato in una copertina leggera (lasciando le anche libere di muoversi per prevenire la displasia) ricrea la sensazione di contenimento dell'utero. Questo aiuta a calmare il riflesso di Moro (il sobbalzo con le braccia aperte) che spesso sveglia e agita il bambino;
  • baby-wearing (portare in fascia/marsupio ergonomico): portare il bambino a contatto con il proprio corpo per agire con un effetto regolatore attraverso il calore, il battito cardiaco e il respiro del genitore. Il movimento ritmico della camminata è calmante e la posizione verticale è utile in caso di reflusso gastroesofageo;
  • massaggi: Il contatto pelle a pelle durante un massaggio delicato stimola il rilascio di ossitocina, l'ormone del legame e della calma, sia nel bambino che nel genitore. Può anche aiutare ad alleviare il disagio causato dal gas intestinale.
Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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