Disgrafia nei bambini: ecco come riconoscerla

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 30 Ottobre, 2025

Bambina che scrive parole, impara, fa i compiti

La disgrafia non è una malattia, né un segno di scarsa intelligenza o di poca volontà. È una neurodiversità, un modo specifico e differente in cui il cervello organizza ed esegue l'atto motorio complesso della scrittura.

È un Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA) di origine neurobiologica, che non ha alcuna correlazione con le capacità cognitive del bambino.

Scopriamo di più in questo approfondimento.

Cos'è la disgrafia e quali sono i sintomi

La disgrafia è una condizione neurologica e una difficoltà di apprendimento che influisce sulla capacità di una persona di scrivere al livello della propria età e delle proprie capacità di pensiero.

I sintomi che coinvolgono la postura, la tensione muscolare e l'affaticamento fisico dimostrano che si tratta di un disturbo che riguarda l'intero "corpo scrivente".

La difficoltà non risiede solo nella mano, ma nella capacità del sistema nervoso di pianificare, coordinare ed eseguire una sequenza di movimenti complessi che coinvolgono occhi, braccio, mano e postura.

Questa prospettiva sposta il focus della soluzione. Non basta esercitarsi di più a scrivere, ma è necessario un intervento che lavori sui prerequisiti motori, posturali e di coordinazione.

I diversi volti della disgrafia

La disgrafia non si presenta sempre allo stesso modo. I segnali possono combinarsi in modi diversi a seconda della natura specifica del disturbo.

Gli esperti hanno identificato tre principali sottotipi di disgrafia:

Disgrafia motoria

In questa forma, la difficoltà sta nell'esecuzione del gesto grafico. Il bambino sa quale lettera vuole scrivere, ma il suo sistema motorio fatica a tradurre l'intenzione in un movimento fluido e controllato:

  • caratteristiche: il deficit è legato a una scarsa destrezza motoria fine, a un tono muscolare inadeguato o a una goffaggine generale. Il problema non è di natura linguistica o percettiva, ma esecutiva;
  • esempi specifici: la caratteristica della disgrafia motoria è che la scrittura risulta illeggibile e di scarsa qualità anche quando il bambino copia un testo. Questo avviene perché l'atto di copiare, pur bypassando la necessità di formulare pensieri, richiede l'esecuzione motoria che è proprio l'area di difficoltà. La velocità di movimento delle dita può essere nella norma, ma il risultato sul foglio è caotico e faticoso. Questa difficoltà può estendersi ad altre attività di motricità fine, come usare le forbici o allacciare le scarpe.

Disgrafia spaziale 

Qui, il deficit primario non è nel controllo del movimento in sé, ma nella percezione e nell'organizzazione dello spazio. Il bambino fatica a orientarsi sul foglio e a disporre le lettere e le parole in modo corretto;

  • caratteristiche: il disturbo è causato da una difficoltà nella percezione visuale e spaziale. Il bambino non riesce a gestire le relazioni spaziali tra i grafemi, le parole e i margini del foglio;
  • esempi: la scrittura, sia spontanea che copiata, appare caotica e incomprensibile a causa della disorganizzazione spaziale. Le righe non vengono rispettate, le spaziature sono casuali e le lettere possono essere invertite (es. 'b' per 'd'). Un elemento per la diagnosi differenziale è che, nonostante la grafia illeggibile, lo spelling orale e la correttezza ortografica nella scrittura sotto dettatura (se si riesce a decifrare quanto scritto) sono nella norma. Anche il disegno, che richiede capacità di organizzazione spaziale, risulta difficoltoso.

Disgrafia dislessica 

Questo sottotipo non è un disturbo motorio, ma la manifestazione scritta di un disturbo del processamento linguistico associato alla dislessia:

  • caratteristiche: la difficoltà risiede nel recuperare e mettere in sequenza corretta suoni e lettere per formare le parole. È un problema di codifica del linguaggio;
  • esempi: il segnale più evidente è la netta discrepanza tra la scrittura spontanea e quella copiata. La scrittura spontanea (ad es. un tema, un riassunto) è illeggibile e piena di errori ortografici, perché richiede al bambino di recuperare le parole dalla memoria, analizzarle fonologicamente e tradurle in grafemi, un processo reso difficile dalla dislessia. La scrittura copiata, invece, è migliore, a volte quasi normale perché l'atto del copiare è un compito visuale e motorio che non richiede una profonda elaborazione linguistica.

Cause della disgrafia

Le cause della disgrafia possono essere diverse:

Cause neurobiologiche 

Come tutti i Disturbi Specifici dell'Apprendimento, la disgrafia ha una base neurobiologica. Ossia è legata a un funzionamento atipico, ma non per questo "difettoso", di alcune aree e circuiti cerebrali. 

Sono coinvolte le regioni responsabili della pianificazione motoria, della coordinazione visuo-motoria e dell'integrazione delle informazioni spaziali. 

Cause genetiche

Il fattore della familiarità è l'altro elemento emerso dagli studi. È statisticamente molto più probabile che un bambino con disgrafia abbia parenti (genitori, zii, nonni) che hanno o hanno avuto difficoltà simili, anche se magari mai diagnosticate formalmente. 

Non è stato identificato un singolo "gene della disgrafia", ma è probabile che una combinazione di varianti genetiche influenzi lo sviluppo delle reti neurali coinvolte nell'apprendimento della scrittura. 

Come si manifesta la disgrafia?

La disgrafia può manifestarsi con difficoltà nell'atto fisico della scrittura, come la formazione illeggibile delle lettere o la coordinazione motoria fine, oppure con difficoltà nel tradurre i pensieri in parole scritte, come nell'organizzazione e nell'espressione delle idee. 

L'organizzazione dello spazio sul foglio

Uno dei primi e più evidenti indicatori di disgrafia riguarda la difficoltà a gestire lo spazio grafico. Il foglio bianco, che per molti è una tela da riempire, per un bambino con disgrafia può apparire come un labirinto senza riferimenti.

Esempi concreti:

  • mancato rispetto dei margini e delle righe: la scrittura non segue la linea di base, ma tende a "fluttuare" salendo e scendendo in modo irregolare. Le parole possono iniziare molto lontano dal margine sinistro o finire ben oltre quello destro, dimostrando una scarsa percezione dei confini del foglio;
  • spaziatura irregolare: lo spazio tra le lettere all'interno di una parola e tra le parole stesse è incostante. Si possono osservare lettere ammassate l'una sull'altra seguite da spazi vuoti inspiegabili, o parole così vicine da sembrare una sola, alternate a parole molto distanti tra loro;
  • disorganizzazione direzionale: la scrittura fatica a procedere in modo lineare da sinistra a destra. In alcuni casi, specie nei primi anni di apprendimento, si possono notare inversioni nella direzione del gesto o confusione nell'andare a capo.

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Forma, dimensione e qualità del tratto

Oltre alla disposizione sul foglio, la disgrafia si manifesta nella realizzazione stessa dei grafemi, ovvero delle singole lettere. L'atto di tracciare una "a" o una "b" diventa un'impresa motoria complessa e faticosa.

Esempi concreti:

  • dimensioni incoerenti: le lettere variano di grandezza in modo imprevedibile, anche all'interno della stessa parola. Si può passare da una macrografia (lettere molto grandi) a una micrografia (lettere piccolissime e quasi illeggibili) senza un apparente controllo;
  • lettere malformate e illeggibili: i grafemi possono apparire incompleti, deformati, con angoli troppo acuti o curve troppo schiacciate. Il bambino ritocca più volte la stessa lettera nel tentativo di correggerla, peggiorando la leggibilità;
  • pressione anomala sul foglio: un segnale molto comune è la pressione disomogenea. Il bambino può calcare così tanto da bucare il foglio o, al contrario, esercitare una pressione così lieve da rendere il tratto quasi invisibile. Questa pressione può variare anche all'interno della stessa parola, indicando uno scarso controllo della forza muscolare;
  • tratto di scarsa qualità: il gesto grafico manca di fluidità. Appare rigido, a scatti, tremolante, con frequenti interruzioni anche nel mezzo di una singola lettera. La naturale forma curvilinea del corsivo può essere assente.

I segnali fisici e comportamentali

La disgrafia non si limita al foglio di carta. Bisogna infatti osservare il bambino anche mentre scrive, perché il suo corpo comunica la difficoltà che sta vivendo.

Esempi concreti:

  • impugnatura scorretta: il bambino tiene la penna viene in modo atipico, con una presa rigida e faticosa che coinvolge tutto il pugno o con le dita posizionate in modo anomalo. Questa impugnatura non solo rende difficile il controllo, ma causa anche affaticamento;
  • postura inadeguata: per compensare le difficoltà di controllo, il bambino assume posture scomode: il busto è inclinato sul tavolo, la testa è troppo vicina al foglio, il polso è piegato in modo innaturale e il braccio che non scrive non viene usato per stabilizzare il foglio;
  • lentezza nello scrivere: scrivere richiede un tempo lungo. Il bambino rimane indietro rispetto ai compagni durante i dettati o la copiatura dalla lavagna, non perché non capisca, ma perché l'atto fisico della scrittura procede lento e con fatica;

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  • affaticamento e dolore fisico: dopo pochi minuti di scrittura, molti bambini lamentano stanchezza o vero e proprio dolore alla mano, al polso o al braccio. Questo è il risultato diretto dell'eccessiva tensione muscolare e dello sforzo richiesto per un'attività che dovrebbe essere automatica;
  • frustrazione: di fronte a una tale fatica, è naturale che il bambino sviluppi un'avversione per i compiti scritti. L'evitamento, le proteste e la frustrazione non sono segni di pigrizia, ma una reazione a un'attività fonte di fallimento e disagio fisico.

Come si arriva alla diagnosi di disgrafia?

I primi segnali di difficoltà nella scrittura possono manifestarsi già nel primo anno della scuola primaria.

Una diagnosi formale di disgrafia viene fatta non prima della fine della seconda classe della scuola primaria perché è necessario attendere che l'insegnamento della scrittura sia completato e che il gesto grafico abbia avuto il tempo di automatizzarsi.

Ecco come iniziare a indagare 

Il primo passo è il confronto con gli insegnanti, che sono i primi osservatori del bambino del quale possono fornire un quadro delle difficoltà rispetto al resto della classe.

Il secondo passo è parlare con il pediatra, che può valutare la situazione e, se lo ritiene opportuno, indirizzare il bambino ai servizi specialistici competenti del Servizio Sanitario Nazionale (ASL) o a centri privati accreditati.

Chi fa la diagnosi di disgrafia?

La diagnosi di DSA viene gestita da diversi specialisti:

  • neuropsichiatra infantile: il medico specialista che coordina l'équipe e ha la responsabilità finale della diagnosi. Raccoglie la storia clinica del bambino (anamnesi), effettua un esame neurologico per escludere altre patologie, valuta la presenza di eventuali disturbi associati (comorbidità) e definisce il percorso valutativo;
  • psicologo: valuta il livello cognitivo generale attraverso test standardizzati (come la scala WISC). Per porre diagnosi di DSA, è necessario che il Quoziente Intellettivo (QI) del bambino sia nella norma (con un punteggio pari o superiore a 85). Questo serve a escludere che le difficoltà di apprendimento siano dovute a un ritardo cognitivo. Lo specialista valuta anche gli aspetti emotivi, motivazionali e comportamentali del bambino;
  • logopedista o terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva: lo specialista che somministra le prove specifiche per valutare le abilità di apprendimento. Nel caso della disgrafia, propone test che misurano la velocità, la fluidità e la qualità del gesto grafico, analizzando parametri come la pressione, la direzionalità e la forma delle lettere. Valuta anche altre abilità linguistiche che possono essere correlate al disturbo.

Come avviene la valutazione durante il percorso diagnostico?

Il percorso diagnostico consta di più incontri: 

  • colloquio anamnestico: per raccogliere tutte le informazioni rilevanti sulla storia dello sviluppo del bambino (gravidanza, tappe motorie e linguistiche), sulla sua storia scolastica e sulla presenza di eventuali difficoltà simili in famiglia;
  • analisi dei materiali scolastici per osservare la produzione scritta del bambino;
  • test specifici: una serie di prove standardizzate in base all'età. Per la disgrafia, la scrittura veloce di sequenze di lettere (es. /le/), di parole e numeri in un tempo definito, per valutare sia la velocità che la qualità del prodotto finale;
  • colloquio finale: al termine della valutazione, gli specialisti incontrano i genitori per comunicare i risultati, spiegare la diagnosi ed eventuali interventi.

La certificazione diagnostica

Se la valutazione conferma la presenza di un Disturbo Specifico dell'Apprendimento, viene rilasciata una certificazione diagnostica, un documento ufficiale che attesta il disturbo secondo i criteri diagnostici riconosciuti e riporta i codici nosografici internazionali (ICD).

La certificazione è il documento da presentare alla scuola per attivare le tutele previste dalla Legge 170 del 2010, tra cui la stesura del Piano Didattico Personalizzato (PDP).

Può essere rilasciata sia dai servizi di Neuropsichiatria Infantile del Servizio Sanitario Nazionale (ASL) sia da centri privati e professionisti accreditati dalle regioni.

Fonti:

S.S. Korsakov Journal of Neurology and Psychiatry - Genetic background of dyslexia and dysgraphy in children

Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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