Bambini bilingui: vantaggi o svantaggi? Miti e consigli per crescere con due lingue

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 18 Agosto, 2025

Maestra che sorride mentre osserva il lavoro di una sua alunna in classe

Il bilinguismo nei bambini è la condizione in cui il piccolo cresce esposto a due o più lingue quando i genitori parlano lingue diverse, quando la lingua parlata a casa è diversa da quella della scuola, o perché si cambia paese quando il bambino è ancora in età infantile.

Secondo le stime più recenti circa un terzo della popolazione mondiale è bilingue o multilingue, quindi il fenomeno del bilinguismo nel bambino è tutt'altro che raro. 

Quello che ci si chiede spesso è se nei bambini che stanno sviluppando le loro competenze linguistiche, l'apprendimento di due lingue possa comportare difficoltà nel linguaggio, nel processo cognitivo, confusione o ritardo nello sviluppo.

Approfondiamo l’argomento in questo articolo.

Tipi di bilinguismo

Il bilinguismo nei bambini può assumere due forme, a seconda dell'età e delle modalità con cui avviene l'esposizione alle lingue:

  • il bilinguismo simultaneo riguarda il bambino che ascolta due lingue fin dalla nascita;
  • quello sequenziale riguarda, invece, la seconda lingua viene introdotta dopo i primi anni di vita.

Bilinguismo simultaneo

Il bilinguismo simultaneo è quando il bambino viene esposto a due lingue fin dalla nascita o comunque entro il primo anno di vita.

Entrambe le lingue, parlate dai genitori di diversa nazionalità, vengono acquisite come lingue madri, senza che una sia dominante sull'altra.

Dal punto di vista dello sviluppo, i bambini bilingui simultanei sono in grado di distinguere tra i due sistemi linguistici già dalle prime fasi di acquisizione e maturano due patrimoni linguistici separati, senza bisogno di tradurre da una lingua all'altra.

Questi bambini possono anche mescolare le due lingue (“code-switching”), ma questa è una fase normale e transitoria.

Il bilinguismo simultaneo non si pone affatto come un fattore critico, ma anzi può indurre a una maggiore flessibilità cognitiva, perché il bambino impara a gestire due sistemi linguistici attivi contemporaneamente.

Volendo fare un esempio pratico, un bambino che cresce in una famiglia italiana e inglese, con la mamma che parla sempre italiano e il papà sempre inglese, svilupperà un bilinguismo simultaneo.

Bilinguismo sequenziale

Il bilinguismo sequenziale riguarda, invece, il bambino esposto alla seconda lingua dopo aver già iniziato a sviluppare la prima, cioè dopo i primi anni di vita.

Ad esempio, quando una famiglia si trasferisce in un altro paese e il bambino inizia a frequentare una scuola dove si parla una lingua diversa da quella usata in casa.

Per esempio, un bambino che parla solo italiano fino ai 5 anni e poi si trasferisce con la famiglia in Germania, iniziando a frequentare la scuola tedesca, svilupperà un bilinguismo sequenziale.

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Il bilinguismo sequenziale si suddivide in:

  • sequenziale precoce: la seconda lingua viene introdotta tra i 2-3 anni e gli 8-10 anni di vita;
  • sequenziale tardivo: la seconda lingua viene introdotta dopo gli 8-10 anni.

Nel bilinguismo sequenziale il bambino utilizza la prima lingua come base per apprendere la seconda e l'acquisizione della seconda lingua può essere influenzata dal livello di padronanza della prima e dalla qualità e quantità dell'esposizione alla nuova lingua.

I bambini che iniziano l'apprendimento della seconda lingua prima degli 8-10 anni possono arrivare a padroneggiare le due lingue con livelli di competenza da madrelingua.

Se invece la seconda lingua viene introdotta più tardi, possono esserci alcune differenze tra le due lingue, in termini di pronuncia e grammatica, rispetto ai parlanti nativi.

Differenze nei processi di apprendimento

Come premesso, nei bilingui simultanei le due lingue si sviluppano in parallelo e in modo autonomo; nei bilingui sequenziali, invece, la seconda lingua viene appresa sfruttando le competenze acquisite nella prima.

Questo comporta che, soprattutto nelle prime fasi, la seconda lingua possa essere utilizzata in contesti specifici (ad esempio a scuola o con alcune persone).

Anche se i bambini imparano le due lingue in modi diversi, alcuni le sentono entrambe fin da piccoli, altri ne imparano una dopo l'altra, alla fine tutti possono eccellere in entrambe le lingue; la differenza la fanno le occasioni di ascoltare, parlare e usare tutte e due le lingue.

In pratica, più il bambino vive le lingue nella vita di tutti i giorni, più le impara bene, a prescindere da quando ha iniziato.

Per entrambi i tipi di bilinguismo, è importante che le lingue siano utilizzate in modo naturale e in contesti che hanno un significato per il bambino, senza forzature o pressioni eccessive da parte della famiglia.

È anche importante che la scuola faccia la sua parte, per facilitare il percorso bilingue, attraverso l'inclusione e la considerazione del bilinguismo come una risorsa e non come una difficoltà.

Quando e come avvicinare il bambino alla seconda lingua?

Non esiste un momento "giusto" per iniziare a far conoscere al bambino una seconda lingua: si può cominciare in qualsiasi momento, ma è sicuramente importante rispettare i suoi tempi; all'inizio è normale che il bambino mescoli le due lingue, non c’è motivo di preoccuparsi.

L'avvicinamento alla seconda lingua dovrebbe avvenire in modo naturale, spontaneo, senza forzature, magari attraverso attività che piacciono al bambino: giocare insieme, leggere storie, ascoltare canzoni, guardare video o semplicemente chiacchierare durante la giornata.

L'apprendimento della seconda lingua dovrebbe avvenire come qualcosa di naturale e divertente.

Quali sono le conseguenze del bilinguismo infantile? 

Uno dei miti più diffusi è che il bilinguismo causi confusione o ritardi nello sviluppo del linguaggio. Ma nella realtà le cose sono diverse: il bilinguismo non causa disturbi del linguaggio, nemmeno nei bambini con difficoltà specifiche come il Disturbo Primario di Linguaggio (DPL).

Anzi, il contatto con due lingue può rafforzare alcune abilità cognitive, come la memoria di lavoro e il controllo dell'attenzione. La ricerca mostra che eventuali piccoli ritardi iniziali sono temporanei e vengono rapidamente recuperati.

Come premesso, anche la fase in cui si mischiano le due lingue (appunto, "code-mixing") è più che normale e solo transitoria, non affatto un segno di confusione.

I bambini sono molto più svelti di quanto si pensi. Imparano presto anche a distinguere tra le due lingue a un livello cognitivo e sociale, e a scegliere quale lingua usare a seconda del contesto, sviluppando così una maggiore flessibilità cognitiva. Infatti il bilinguismo non si limita all'apprendimento linguistico, ma coinvolge anche aspetti sociali e cognitivi. 


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Un altro mito è che i bambini bilingui non raggiungano mai un livello "nativo" in nessuna delle due lingue: anche in questo caso, se il bambino parla, ascolta e interagisce con le due lingue regolarmente, può sviluppare un'ottima padronanza in entrambe le lingue.

Il bilinguismo può, inoltre, facilitare l'apprendimento di altre lingue in futuro: studi recenti dimostrano che i bambini bilingui hanno una maggiore attività nelle aree cerebrali legate alle funzioni esecutive, come attenzione, memoria di lavoro e problem solving. 

Anche nei bambini con difficoltà linguistiche il bilinguismo non peggiora la situazione, ma può addirittura migliorare le performance cognitive rispetto ai coetanei monolingui con lo stesso disturbo.

Dal punto di vista educativo, il bilinguismo è una risorsa che permette ai bambini di sviluppare una maggiore flessibilità di pensiero, una maggiore apertura culturale e una sensibilità comunicativa sopraffina.

FAQ – Domande frequenti sui bambini bilingue

Vediamo alcuni dubbi ricorrenti sul bilinguismo infantile:

I bambini bilingue sono più intelligenti?

Non si tratta di essere più intelligenti per un quoziente intellettivo più alto: i bambini bilingue sviluppano capacità cognitive rispetto ai coetanei che parlano una sola lingua, come flessibilità mentale, la capacità di passare rapidamente da un compito all'altro, attenzione alle informazioni più rilevanti, la capacità di gestire più informazioni in simultanea, una più ampia ricchezza linguistica e mentale. 

Ad esempio, una ricerca condotta su bambini greco-inglesi ha rilevato che i bilingui sono in media il 6,5% più efficienti nelle abilità di pensiero rispetto ai monolingui.

Come crescere un figlio bilingue?

Crescere un figlio bilingue richiede il rispetto dei tempi giusti per coinvolgere in modo attivo il bambino; in ogni caso, è importante che il contatto con le due lingue avvenga fin dalla nascita, che vi sia un genitore per ogni lingua e lingua minoritaria o una combinazione ragionata.

Altri accorgimenti:

  • parlare ogni giorno la lingua madre con il bambino, cercando di mantenere coerenza senza alternare le lingue nella stessa frase;
  • creare occasioni quotidiane per usare entrambe le lingue, attraverso giochi, letture, canzoni, video, etc.;
  • coinvolgere altre persone (come nonni, amici, babysitter, insegnanti) che possano parlare con il bambino nella seconda lingua, se possibile;

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  • essere costanti nel mantenere una routine linguistica ma senza pressioni;
  • rispettare i tempi del bambino: ogni bambino ha il proprio ritmo nell'apprendimento e non va forzato;
  • informare gli insegnanti del percorso bilingue.

Come funziona il cervello di un bilingue?

Il cervello di una persona bilingue ha una maggiore plasticità e adattabilità: infatti, le due lingue sono gestite da reti neurali che coinvolgono aree deputate sia al linguaggio sia al controllo delle funzioni esecutive (come attenzione, pianificazione e inibizione).

I bilingui sono abituati a passare rapidamente da una lingua all'altra (code-switching) e a inibire la lingua non usata in quel momento ed è proprio questo meccanismo a rafforzare le capacità attentive e di controllo cognitivo.

Studi di neuroimaging mostrano che il cervello bilingue attiva aree come la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia cingolata anteriore, migliorando la gestione delle informazioni e la flessibilità mentale.

Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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