Acetone nei bambini: cos'è e come si cura l'acetonemia infantile

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 13 Agosto, 2025

Mamma che calma la figlia piccola mentre piange nella sua cameretta

L'acetone nei bambini non è una malattia, ma un "sistema di emergenza, transitorio" che il corpo innesca quando si trova in difficoltà per alcune condizioni. 

Quando, per esempio, il bambino ha la febbre o una gastroenterite, vomita oppure non mangia da diverse ore, ebbene in tutte queste circostanze il corpo si regola di conseguenza.

L'acetonemia nel bambino è quasi sempre transitoria, passa entro 24-48 ore, senza ricorrere a cure farmacologiche, ma solo a rimedi naturali e a un'alimentazione corretta; se i sintomi però non vanno via, ci si deve rivolgere al pediatra.

Cos'è l'acetone nei bimbi?

Sappiamo che il corpo funziona in un certo modo: si ricarica di energia grazie agli zuccheri che si trovano nei cibi, e che vengono trasformati in glucosio.

Se non ce ne sono abbastanza nella dieta, il corpo inizia a usare le riserve di grasso come fonte energetica; quando i grassi vengono "bruciati" per produrre energia si formano delle sostanze chiamate chetoni e l'acetone è uno di questi.

Se il livello di chetoni nel sangue aumenta troppo, si parla di chetosi: quando il corpo, anche quello di un bambino, entra in una condizione metabolica di chetosi, si sente un odore particolare nel suo alito o nelle urine.

Succede, per esempio, quando il bambino mangia pochi carboidrati, cioè zuccheri, oppure quando salta un pasto, come nel caso, non così insolito, della prima colazione.

Come capire se un bambino ha l'acetone

Uno dei segnali più evidenti e immediati di acetone nei bambini è l'alito, che ha un odore riconoscibile di frutta matura o andata a male; questo odore dolciastro non va via neanche dopo che il bambino ha lavato i denti. 

Di fatto, l'acetone viene eliminato attraverso il respiro, soprattutto la mattina, quando il piccolo è a digiuno, e con la pipì.

Tra gli altri sintomi da osservare ci sono quelli di natura gastrointestinale e quelli legati a una forma di malessere generale:

  • nausea e vomito;
  • dolori o crampi addominali;
  • mancanza di appetito;
  • colorito pallido;
  • lingua asciutta e impastata, a volte con patina bianca;
  • stanchezza insolita e più marcata, sonnolenza;
  • mal di testa.

Test delle urine per confermare l'acetone

Le strisce reattive per l'acetone servono per confermare la diagnosi e anche per vedere a che punto è l'evoluzione della chetosi.

Si trovano in qualsiasi farmacia senza ricetta medica. Il test funzione in modo molto semplice:

  1. si immerge la striscia nell'urina del bambino;
  2. si rimuove l'eccesso strofinando il bordo sul contenitore;
  3. si attende un minuto per leggere il responso.

Il risultato si ottiene confrontando il colore della striscia con la scala cromatica riportata sulla confezione: un colore che va dal rosa pallido al viola intenso indica la presenza di chetoni; il bianco o beige chiaro, l'assenza di acetone.

Cause dell’acetone nei bambini

La causa primaria è legata al digiuno o al salto dei pasti. Infatti, il digiuno predispone alla chetosi soprattutto nei bambini sotto i 7 anni e con una magrezza più accentuata. 

Ma ovviamente questa condizione di digiuno può essere, ancor prima, legata a una condizione di malessere data da febbre o disturbi gastrointestinali:

  • durante le malattie, soprattutto con la febbre: quando il bambino sta male con influenza, gastroenterite acuta, mal di gola, il suo corpo brucia energie molto più velocemente del normale per combattere l'infezione, esaurendo le scorte di energia;
  • quando vomita o ha problemi di stomaco: se il bambino vomita o ha la diarrea, non può ricevere zuccheri e si innesca un circolo vizioso. Sta male, non mangia, e questa situazione scatena l'acetone.

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Ci sono poi altre condizioni, meno comuni, ma che possono causare l'acetone:

  • malattie infettive: le infezioni predispongono alla chetosi nei bambini;
  • quando il bambino è molto stressato o agitato: i motivi possono essere diversi, dal cambiamento di casa, all'inserimento al nido, a situazioni delicate in famiglia. Del resto, lo stress "consuma" energia proprio come succede quando si fa attività fisica. E infatti, anche lo sforzo fisico può indurre l'organismo alla chetosi per esaurimento delle riserve di glicogeno;
  • dieta ricca di troppi cibi grassi e pochi carboidrati: merendine, cioccolato, patatine fritte in eccesso. Soprattutto se il bambino non mangia abbastanza pasta, pane o frutta, il corpo fatica a trasformare tutti quei grassi in energia;
  • in casi specifici un'altra causa è il diabete di tipo 1 (chetoacidosi diabetica).

Cosa fare in caso di acetone nel bambino?

Quando si capisce che il bambino ha l'acetone, la cosa più utile e semplice è dare zuccheri, ma senza esagerare: un po' d'acqua con zucchero o del tè deteinato dolcificato o un succo diluito vanno benissimo; l'importante è far bere a piccoli sorsi, ogni due o tre minuti per evitare di irritare lo stomaco e per aiutare il corpo a riprendere energia, senza provocare altro vomito.

In generale, l'alimentazione con acetone è una delle prime accortezze che bisogna assolutamente osservare: quando il bambino riesce a trattenere i liquidi senza vomitare per almeno 30 minuti, allora si può iniziare a reintrodurre i carboidrati, a poco a poco.

Gli alimenti consigliati sono: pane tostato, grissini, pasta in bianco o con pomodoro, riso bollito, patate lesse e frutta come banane e mele cotte; si tratta di cibi forniscono gli zuccheri necessari per bloccare la chetosi senza appesantire la digestione.

Cosa non dare da mangiare ai bambini con acetone?

Da evitare assolutamente tutti i cibi ricchi di grassi, come burro, formaggi stagionati, salumi, fritti, cioccolato, merendine confezionate e latte intero. 

Anche i legumi e le verdure crude non fanno parte della rosa di alimenti consigliati, in quanto potrebbero risultare difficili da digerire.

La dieta iperglucidica deve essere mantenuta per almeno 48-72 ore dopo la scomparsa dei sintomi, ma sempre facendo fare piccoli pasti frequenti ogni 3-4 ore per prevenire altre chetosi.

Quando rivolgersi al pediatra

Bisogna rivolgersi al pediatra se il vomito dura oltre le 6-8 ore consecutive, impedendo al bambino di trattenere qualsiasi liquido; altri segnali che vanno osservati sono la disidratazione grave, come la lingua molto secca e il pannolino asciutto per molte ore nei più piccoli. 

Possono anche manifestarsi altri sintomi: difficoltà respiratorie, sonnolenza insolita, confusione: si tratta di manifestazioni che potrebbero indicare una chetoacidosi, una condizione più grave del semplice acetone; anche l'acetone con febbre alta, associata a vomito, deve essere valutata dal pediatra.

Infine, episodi ricorrenti di acetone ogni 20-30 giorni o la prima comparsa di acetone in un bambino vanno approfonditi per escludere disturbi metabolici o diabete.

FAQ – Domande frequenti sull’acetone nei bambini

Vediamo alcuni dubbi sull’acetone nei più piccoli:

Perché i bambini sono più predisposti all'acetone?

I bambini sono predisposti perché hanno un metabolismo molto veloce in confronto con riserve energetiche limitate, mentre per gli adulti è diverso: gli adulti hanno un metabolismo meno veloce e scorte che durano ore.

Perché il bambino vomita quando ha l'acetone? 

Il bambino vomita (vomito acetonemico) e ha nausea persistente quando i corpi chetonici superano una certa soglia e agiscono come una sostanza tossica.

A questo punto il bambino inizia a vomitare ripetutamente, senza riuscire a trattenere liquidi e la conseguenza è la disidratazione che fa apparire la lingua asciutta, secca.

Può accadere l'acetone nei lattanti?

Sì, l'acetone può verificarsi anche nei lattanti (0-12 mesi), ma è molto più raro rispetto ai bambini tra 2-10 anni perché il latte materno ha un rapporto equilibrato grassi-carboidrati e viene digerito facilmente.


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Quando succede, però, le cause possono essere: saltare più poppate, la febbre alta durante alcune malattie, vomito e gastroenteriti che impediscono l'alimentazione. 

Perché si controllano le urine per l'acetone?

Si controllano le urine con il test apposito per capire se il corpo sta producendo troppi chetoni, cioè quelle sostanze che si formano quando l’organismo usa i grassi invece degli zuccheri per avere energia.

Quando il bambino è a digiuno, ha vomitato o ha la febbre, è possibile che il suo corpo inizi a "bruciare" grassi: i chetoni finiscono nel sangue e poi vengono eliminati con le urine. 

Le strisce urinarie servono proprio a rilevarli: è un modo rapido e affidabile per capire se c'è uno stato di chetosi in corso.

Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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