Swipe infinito: le dating app funzionano o ci stanno solo stressando?

Liliya Dimitrova | Responsabile Editoriale

Ultimo aggiornamento – 13 Febbraio, 2025

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È il 14 febbraio del 2024 quando sei persone degli Stati Uniti fanno causa a Match Group, l’azienda dietro ad alcune delle dating app più popolari come Tinder e Hinge. L’accusa è che le dating app adottano metodi di gamification che portano alla dipendenza da swipe senza avere in realtà lo scopo di aiutare le persone a trovare un compagn* per la vita, o più semplicemente, conoscere persone nuove.

La domanda viene quindi spontanea: sono le dating app ad essere il problema o lo siamo noi?

I mezzi digitali o virtuali per conoscere persone esistono già da un paio di decenni.

Come scordarsi di Myspace, il cui scopo non era esclusivamente quello di conoscere nuove persone, ma per una parte ne era il fulcro, piuttosto che le storiche interviste di The Club, in cui degli esuberanti giovani dichiaravano di essere alla ricerca dell’anima gemella (o anche solo di divertimento).

Cos’è successo quindi negli ultimi dieci anni? Perché vediamo sempre più spesso criticate le dating app quando non dovrebbero essere altro che mezzi che facilitano la conoscenza di nuove persone e perché no, per conoscere qualcuno di speciale?

Parliamone.

Dating app: è solo una questione di soldi?

Cinicamente direi di sì, ma questo non dev’essere un fatto sconvolgente. Si tratta di aziende vere e proprie che devono monetizzare per potersi permettere personale ed espansione. La domanda è: che cosa viene realmente monetizzato?

Il nostro tempo? La nostra fragilità? La nostra salute mentale?

Prima di rispondere facciamo un passo indietro e vediamo alcuni numeri. Nel 2028 è previsto che a livello globale il mercato delle app d’incontri raggiunga un giro d’affari di più 11 miliardi di dollari. Nonostante la cosiddetta dating recession e la preferenza della Gen-Z per incontri di persona, sempre più giovani adulti continuano ad utilizzare le dating app per espandere il proprio giro di conoscenze.

A quale prezzo però? Ora, non nego che all’età di 32 anni ho avuto diverse esperienze con l’utilizzo delle dating app: Tinder, Hinge, Bumble, per citarne alcune. Non saprei nemmeno identificare il motivo che mi ha spinto a farlo. Ricordo solamente che anni fa queste app erano estremamente utilizzate nel Regno Unito, ed è stata proprio mia sorella che abita lì a parlarmene (tra l’altro, lei conobbe suo marito di ormai 5 anni proprio grazie ad una di queste app).

All’inizio, un po’ per gioco dopo un po’ meno, ho deciso di provarci, e la cosa è diventata un circolo vizioso, anche se non nego di aver conosciuto delle persone fantastiche da tutto il mondo con cui sono tutt’oggi in contatto.

Ma ho trovato il vero amore (anche se non ero davvero certa di cercarlo tramite questi strumenti)? No.

Spesso entravo in un circolo di frustrazione che mi portava ad installare e disinstallare queste app e le delusioni non sono mancate. Sarà una banalità, ma dietro uno schermo le persone possono trasformarsi in delle entità sgradevoli, con enormi pretese nei confronti dell’altr*, e pensare che queste persone sono quelle che potresti incontrare nella vita di ogni giorno è quasi raccapricciante.


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Non vorrei esagerare ma, per quanto abbia avuto anche delle esperienze positive tramite le dating app, nel complesso il loro utilizzo ha avuto un impatto negativo sulla mia salute mentale e più generale, sulla mia percezione delle relazioni romantiche e non.

Sarò stata l’unica? Ovviamente, no. Non mancano diverse testimonianze di persone della mia età che condividono questa esperienza: l’esasperazione, il rush che può dare un like, la frustrazione per il ghosting e i dubbi sulla propria persona.

È così quindi anche per gli altri?

Partendo da questa domanda, noi della redazione di P. by pazienti.it abbiamo deciso di sviluppare un questionario che va ad esplorare il parere sull’argomento da parte della nostra community.

Hanno partecipato più di 300 persone ed ecco quali sono i punti salienti.

Il parere dei nostri utenti sulle dating app: il sondaggio

Nel questionario che abbiamo sottoposto alla nostra community abbiamo deciso di esplorare tre aree tematiche principali: utilizzo delle dating app, percezione delle dating app ed effetti sulla salute mentale.

Utilizzo delle dating app

Il 55% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare attivamente le dating app e il 20% che le ha utilizzate in passato ma che attualmente non le usa più.

Anche su un campione ridotto quindi viene evidenziato il trend principale: ossia che l’utilizzo di questi strumenti è estremamente diffuso.

Per quasi il 40% degli intervistati l’utilizzo delle app per incontri ha lo scopo di trovare la propria anima gemella o per estendere il proprio giro di amicizie (20%), senza escludere una piccola fetta (10%) che le utilizza per superare le difficoltà di conoscere persone nel mondo reale.

Come vengono percepite le dating app

Gli intervistati hanno elencato diversi pro e contro. Tra i lati negativi troviamo: superficialità nelle interazioni, difficoltà nel trovare persone realmente interessate a una relazione seria e frustrazione per esperienze negative (ghosting, messaggi indesiderati, ecc.).

D’altro canto tra le esperienze positive vengono menzionate: maggiore accessibilità alle nuove conoscenze, possibilità di filtrare le persone in base a interessi comuni, flessibilità rispetto agli incontri tradizionali.

L’impatto sul benessere mentale

Uno degli aspetti emergenti dal questionario è l’impatto che le dating app hanno sulla salute mentale. Per la metà degli intervistati l’utilizzo di queste piattaforme ha comportato un’esperienza negativa, che ha comportato stress, ansia e bassa autostima come conseguenze comuni.

Un altro fenomeno interessante che emerge è che il 40% degli utenti ha la tendenza di cancellare queste app per la frustrazione per poi installarle nuovamente, entrando appunto nel circolo vizioso di cui abbiamo parlato prima, una sensazione quindi condivisa.

Un ultimo aspetto analizzato riguarda la percezione generale del mondo degli appuntamenti oggi.

Le risposte mostrano che il 44% degli intervistati ritiene che sia difficile capire le reali intenzioni delle persone, mentre il 38% sottolinea come sia complicato distinguere chi cerca una relazione seria da chi vuole solo avventure occasionali.

Solo una piccola percentuale (2%) ritiene che le dinamiche degli appuntamenti siano chiare e ben comprese. Questo evidenzia un senso di incertezza e confusione diffuso tra chi è alla ricerca di una connessione significativa, tramite l’utilizzo di questi strumenti.

E quindi, le dating app funzionano o ci stanno solo stressando?

L’analisi dei dati raccolti dimostra che le dating app sono uno strumento ormai consolidato nella vita relazionale di molti. Tuttavia, nonostante i vantaggi percepiti, emergono anche alcune criticità, tra cui la difficoltà nel creare connessioni autentiche e il potenziale impatto negativo sulla salute mentale.

La risposta dunque è forse più sfumata di quanto vorremmo. Da un lato, le dating app offrono possibilità infinite di connessione, ma dall’altro sembrano alimentare una dinamica che assomiglia più a un gioco d’azzardo emotivo che a una reale opportunità di incontro. Swipiamo compulsivamente, oscillando tra speranza e frustrazione, come in un casinò dell’amore dove il  banco vince sempre, e l’algoritmo ha già deciso chi vedremo e chi no.

E se il vero problema non fosse solo il modello di business di queste piattaforme, ma anche il nostro modo di vivere le relazioni oggi? Sempre più spesso sembra che ci accontentiamo di interazioni rapide, gratificazioni istantanee e una lista infinita di possibilità che, paradossalmente, ci lascia più soli di prima.

Le dating app non sono né angeli né demoni, ma strumenti. Sta a noi decidere se usarle come una porta d’accesso a nuove esperienze o come una gabbia dorata in cui restiamo intrappolati, perpetuamente alla ricerca di qualcosa che, forse, non troveremo mai con un semplice swipe.

Liliya Dimitrova | Responsabile Editoriale
Scritto da Liliya Dimitrova | Responsabile Editoriale

Mi occupo da 7 anni della gestione e creazione di contenuti per il web grazie alle collaborazioni con editori nazionali e realtà internazionali. Oggi sono a capo del team editoriale di Pazienti.it per approfondire temi legati al benessere e alla salute attraverso articoli, approfondimenti, studi e interventi di valore.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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