Quando si parla di disabilità, troppo spesso ci si concentra su ciò che manca e troppo poco su ciò che invece c’è: forza, desiderio, autonomia, sogni. Nadia Lauricella, 31 anni, ne è l’esempio perfetto. Nata con una malformazione agli arti e al busto, ha scelto di raccontare la sua vita senza filtri sui social (dove è conosciuta con il nome di @ironadia_301), diventando una fonte d’ispirazione per oltre un milione di persone.
Oltre alle sue passioni – il fitness, la mototerapia, l’impegno con l’Associazione Motorlife – c’è però un tema che le sta particolarmente a cuore: la possibilità di vivere pienamente relazioni affettive e sessuali, anche con una disabilità.
Abbiamo parlato proprio di questo con Nadia e, tramite le sue risposte, siamo stati accompagnati in un viaggio tra tabù, stereotipi e desideri autentici, per capire cosa significhi amare – ed essere amati – senza pregiudizi, con la consapevolezza che la vera inclusione parte proprio da qui.
Quali sono le sfide più comuni che le persone con disabilità incontrano nelle relazioni romantiche?
Le connessioni intime sono complicate per tutti, ma quando si ha una disabilità ci sono delle sfide in più: una delle più grandi è quella legata ai pregiudizi.
Tante persone ancora pensano che un individuo con disabilità non possa costituire un partner “completo”; attraverso questa mentalità, però, può essere molto difficile iniziare anche solo una semplice frequentazione.
Molte persone, inoltre, danno per scontato che chi ha una disabilità dipenda sempre dagli altri, quando in realtà ognuno ha il proprio livello di autonomia.
E ancora, a volte il partner può avere timori o dubbi su cosa sia giusto chiedere o su come comportarsi: questo può creare ulteriore distanza.
Alla fine, però, come in tutte le relazioni, la chiave è sempre la comprensione, il rispetto e tanta voglia di vivere l’amore senza barriere.
Quanto pesano i pregiudizi e le barriere culturali nella percezione della disabilità all'interno delle relazioni? Cosa possiamo fare per promuovere una visione più inclusiva?
I pregiudizi e le barriere culturali pesano tantissimo, perché ancora troppe persone vedono la disabilità come un limite invece che come una caratteristica.
Questo crea insicurezze, freni e false convinzioni sulle relazioni. Per cambiare le cose, bisogna parlarne di più, normalizzare la diversità, educare: più conoscenza c’è, meno spazio avranno i pregiudizi.
Come conciliare il desiderio di autonomia con la necessità di supporto all’interno di una relazione di coppia?
Il segreto è sempre l’equilibrio: “autonomia” non significa fare tutto da soli e “supporto” non significa dipendenza.
In una relazione sana, entrambi i partner si sostengono a vicenda rispettando i bisogni e i limiti dell’altro.
Comunicare apertamente, trovare soluzioni insieme e valorizzare le capacità di ognuno rende tutto più naturale.
Parlare di sessualità e disabilità è ancora un tabù: quali sono i principali stereotipi da sfatare su questo tema?
Si pensa ancora troppo spesso che le persone con disabilità siano “eterni bambini" o “asessuate” quindi incapaci di vivere il piacere, ma non c’è niente di più falso.
Un altro mito è legato alla credenza che la sessualità sia solo performance fisica, quando in realtà è fatta di connessione, emozioni e creatività.
Parlarne di più è il primo passo per rompere questi tabù e riconoscere che il desiderio e il piacere appartengono a tutti.
In che modo la società può supportare una maggiore consapevolezza sulla vita affettiva e sessuale delle persone con disabilità?
La società deve iniziare a parlare di affettività e sessualità senza filtri né pietismi: serve più rappresentazione nei media, educazione inclusiva nelle scuole e spazi sicuri per il dialogo.
Bisogna smettere di vedere la disabilità come un limite e iniziare a riconoscere che l’amore e il desiderio appartengono a tutti.
Quali sono i bisogni, le difficoltà e le risorse che possono favorire un'esperienza affettiva e intima appagante?
Per vivere un’esperienza affettiva e intima appagante, è fondamentale il rispetto dei bisogni individuali, una comunicazione sincera e l’accessibilità.
Le difficoltà principali includono pregiudizi, la mancanza di risorse adeguate, come il personale formato per supportare chi non può vivere autonomamente l’esperienza sessuale, e le barriere sociali.
Le risorse che possono fare la differenza sono una società che educa alla diversità, una comunicazione aperta e il rispetto delle esigenze di ciascuno.