Coltivare un’amicizia sta diventando sempre più impegnativo, soprattutto dal momento in cui il bilanciamento tra hobby e vita lavorativa sembra sempre difficile da raggiungere.
Approfondiamo di più la tematica in questo articolo.
Il digitale pervade anche le amicizie
Le amicizie, un tempo ancorate a improvvisate riunioni di gruppo o a lunghe visite al pub che si protraevano dal sabato pomeriggio alle prime ore della domenica, sono diventate strutturate come le conference call.
Gli eventi sociali stessi vengono persino "promossi" come si farebbe in un contesto aziendale: fidanzamenti e matrimoni hanno i loro hashtag, e gli strumenti di pianificazione sono diventati indispensabili per l'arduo compito di trovare una data comune per un incontro di gruppo.
È emersa anche la tendenza delle "feste PowerPoint" su TikTok, dove gli amici creano presentazioni sui loro argomenti preferiti; questo formato è stato adottato anche negli eventi di appuntamenti, con persone che usano PowerPoint per presentare i loro amici single a un gruppo di sconosciuti.
Inoltre, diverse persone utilizzano Notion e Trello nelle loro relazioni o nelle case condivise per dividersi le faccette domestiche.
Con così tante cose che ora richiedono attenzione, è così assurdo applicare strumenti progettati per semplificare il sovraccarico di lavoro nelle vite personali sempre più opprimenti?
Dopotutto, gli strumenti sono utili; la vita è frenetica e stressante, dunque, dal momento in cui il lavoro è caotico, includendo anche eventi fuori orario, si finisce a fare affidamento su uno strumento come Doodle per la pianificazione degli appuntamenti).
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Dunque, mentre lavoro e tempo libero si emulsionano costantemente, la domanda è: come sta influenzando questo le relazioni interpersonali? Cosa accade a livello psicologico quando tutti i piani sono meticolosamente strutturati? Le amicizie stanno invece progredendo verso un percorso di efficienza, di organizzazione rigida e, in ultima analisi, verso la morte della spontaneità e della "realtà"?
Ma non tutto è perduto: come sempre è questione di “vie di mezzo”
La psicoterapeuta e autrice Charlotte Fox Weber ci mette in guardia: se da un lato l'organizzazione tipica del lavoro può rivelarsi utile nella vita personale, applicarla rigidamente alle amicizie rischia di farci perdere la magia dell'improvvisazione: "Non c'è niente di meglio che vagare senza meta con chi ci è caro: permette di scoprire e sorprendere", sostiene, aggiungendo che "è difficile giocare e connettersi liberamente sotto pressione".
Weber sconsiglia vivamente di far percepire gli amici come un appuntamento di lavoro, affermando che "una delle gioie dell'amicizia è l'avventura, l'umorismo e la malizia, ed è difficile concentrare queste qualità in incontri frettolosi".
Ammette, tuttavia, che la situazione non è sempre così semplice: "A volte è paradossale: dobbiamo essere artificiosi e riservare intenzionalmente del tempo alla libertà e alla spontaneità".
La chiave, spiega, è "farsi spazio per questi momenti di gioco. A meno che non lo si faccia intenzionalmente, è improbabile che il tempo di qualità con un amico accada spontaneamente".
I bambini sono incoraggiati a giocare, socializzare e connettersi; da adulti, abbiamo più controllo sulla nostra agenda, ma dobbiamo fare in modo che le amicizie restino una priorità; se ci comportiamo come se non ci importasse, è fin troppo facile rimanere disconnessi.
La cultura della "connessione perenne", nata nell'era digitale e amplificata dalla pandemia, sta finalmente mostrando segni di cedimento.
Ogni giorno molte persone sono tormentate dal senso di colpa e dalla vergogna per tutti i messaggi a cui non hanno risposto oppure percepiscono la pressione di dover rispondere alle persone a un livello così alto da arrivare all’auto-isolamento.
Quindi, forse, questa interpretazione più formale della socializzazione non è del tutto negativa, specialmente se ci permette di ritagliarci momenti per stare insieme quando siamo "attivi", concedendoci poi il lusso di staccare completamente la spina.
L’obiettivo potrebbe essere quello di creare più "destrutturazione" all'interno delle nostre amicizie, pur rimanendo onesti riguardo ai nostri impegni.
"In età adulta, la spontaneità raramente accade da sola", afferma Weber. "Gli incontri tra amici pianificati e strutturati possono sembrare un po' forzati, ma ciò non diminuisce l'esperienza di connessione. Siamo più giocosi quando siamo a nostro agio, e alcune relazioni funzionano meglio con una bozza di piano".
In fondo, è tutta una questione di equilibrio e di comunicazione onesta con le persone a cui teniamo quando ci sentiamo sopraffatti.