Sempre più persone desiderano viaggiare in solitaria, alla ricerca di un’esperienza che sia diversa dalle vacanze in coppia, in famiglia o con gli amici. Vi sono, però, molti aspetti da considerare e spesso i dubbi superano la voglia di fare questa esperienza.
Ne abbiamo parlato con Francesca Di Pietro, Travel Psychologist, Coach e Psicologa Sociale specializzata in PNL e Psicologia Turistica, che per molti anni ha lavorato in azienda sulla formazione dell’adulto, conosciuta sui social come @viaggiaredasoli.
Ciao, parlaci della tipologia dei contenuti che porti sui social e della tua esperienza col viaggio
Ho viaggiato in 80 paesi nel mondo, spesso per molti mesi. Mi piacciono i viaggi lenti e conoscere i paesi a fondo.
Dal 2012 ho cercato di unire le mie conoscenza sulla psicologia e le mie esperienze di viaggio in qualcosa di unico che desse degli strumenti concreti per aiutare le persone a trasformare il viaggio in uno strumento di crescita.
Ho creato il primo blog di viaggio in Italia che parlasse ai viaggiatori solitari (viaggiaredasoli.net) e che aiutasse al tempo stesso le persone a prendere il massimo da quest’esperienza grazie al travel coaching. Inoltre, ho scritto un libro per Feltrinelli che si chiama "Il bello di viaggiare da soli" e un podcast che parla proprio di viaggio trasformativo che si chiama "Travel Therapy".
Sui social parlo di destinazioni, di consigli pratici e utili per i viaggi in solitaria e soprattutto di psicologia turistica e quindi di come un viaggio possa essere letto come processo di trasformazione.
Cerco di dare degli strumenti semplici e utili alle persone per superare le proprie paure, per affrontare i propri dubbi, le proprie convinzioni limitanti e per vedere nel viaggio qualcosa di più di una vacanza.
Cosa ti ha spinto a viaggiare da sola per la prima volta?
Ero in un periodo di forte crisi personale, ero troppo immersa nel mio contesto per capire come mi dovevo comportare, quindi ho ascoltato il suggerimento di una mia amica americana che viveva a casa mia e che aveva un'esperienza di vita molto diversa da quella che eravamo abituati a vedere in italiana, parliamo del 2008, e ho capito che forse l'unico modo per vedere davvero le cose come stavano nella mia vita personale era allontanarmi.
E così sono partita per la Turchia, quindici giorni in giro che sono stati davvero illuminanti per me come persona, come emozioni, come modo di vedere il viaggio, e mi hanno fatto capire cosa dovevo fare nella mia vita personale, quindi è stato il primo momento dove ho toccato con mano quale fosse il potere del viaggio per una persona che si trova in un periodo critico della sua vita.
Solo molti anni dopo questo processo è diventato il mio lavoro, ma credo che sia iniziato tutto da lì.
Quali sono i limiti più grandi che hai dovuto superare?
Nel viaggiare da sola nessuno, diciamo che credo che sia una pratica che si impara, quindi sicuramente ho fatto tantissimi errori le prime volte e poi ho imparato, ma non credo che ci fossero dei limiti, non mi sono mai sentita in difficoltà. Forse un po’ di pregiudizio o commenti non richiesti e poco gentili i primi due anni, ma poi si sono tutti rassegnati.
Trasformare tutto questo in un lavoro è stato molto difficile; io sono stata una delle prime travel blogger in Italia, sotto quel punto di vista è stato molto difficile far capire alle aziende perché il nostro lavoro potesse essere qualcosa di utile per il turismo e come psicologa turistica ancora oggi molte persone hanno difficoltà a capire quale sia esattamente il lavoro che faccio.
Però, devo dire che negli ultimi anni ho sempre più persone che fanno consulenze di travel coaching con me o che partecipano ai miei webinar.
Certo, mi infastidisce molto il fatto che essendo una branca della psicologia non molto mainstream e che quindi non molte persone la conoscano, spesso ricevo dei insulti di persone che dicono che non posso definirmi psicologa, che pensano che sia un nome di "marketing", quando invece ovviamente sono iscritta all'albo dal 2005.
Paragonando un viaggio in solitaria a uno in compagnia, quali differenze e quali punti di forza riscontri nell'essere per contro proprio? Si tratta di un tipo di esperienza che consigli a tutti?
Trovo che le esperienze siano sempre molto personali e si basino anche tantissimo sul periodo della vita che stai vivendo. Non credo esista un solo modo di vedere il viaggio in generale e non credo esista un solo modo di viaggiare, anche all'interno di un anno stesso si può viaggiare con diversi compagni, con amici, con la famiglia e da soli; ovviamente dipende molto da quello che cerchi e da quello che scopri in viaggio.
Personalmente preferisco viaggiare da sola e andare in vacanza con i miei amici o con la famiglia, sono esperienze molto molto diverse per me. Per quanto mi riguarda, quando viaggio da sola entro molto più in contatto con la realtà del luogo, faccio molte amicizie, mi confronto con tante persone, con molti altri viaggiatori, conosco realtà e modi di vivere diversi e lontano dal mio. Ho i miei tempi, scelgo di organizzare le giornate come meglio credo; sicuramente è qualcosa che mi rende libera e “potente”.
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Quando viaggio con i miei amici o con la famiglia c'è sicuramente la parte di condivisione con persone che amo che va per la maggiore; infatti, se sono in un posto per pura vacanza, non mi interessa molto scoprire il luogo, ma preferisco concentrarmi sulle persone.
Se invece sto facendo un viaggio un po' più di scoperta e sono insieme a qualcun altro, a volte ho un po' di difficoltà ad accettare il limite dall'altro, cioè lo accetto ma un pochino a malincuore, perché in alcune cose vorrei sentirmi più libera di poter organizzare i tempi in modo diverso.
Personalmente c'è anche l'elemento “costi”, forse dirò qualcosa molto contro tendenza, ma io da sola spendo di meno per il semplice fatto che ho meno pretese, non mi interessa molto dove mangio, non mi interessa molto soprattutto dove dormo, e anche della lunghezza e della scomodità dei trasporti che scelgo; mentre, specialmente quando viaggio con la mia famiglia, mi piace molto essere in un hotel carino, un appartamento curato, andare in dei ristoranti più ricercati, quindi in realtà anche se le spese si dividono io scelgo esperienze più costose perché il fatto di farle con loro è qualcosa che mi gratifica.
Rispetto al punto se sia qualcosa adatto a tutti, in assoluto direi sì, è un'esperienza che consiglio a tutte le persone, perché tutte le persone possono imparare qualcosa o vivere in maniera gratificante questa esperienza, ma è un po' come rispondere alla domanda “secondo te tutti dovrebbero andare in terapia?”, la cui risposta per me è sì, ma non tutti sono così interessati a farlo, non sentono questa domanda forte dentro di loro e quindi ovviamente in questo caso è bene che non lo facciano.
Ti chiediamo alcuni consigli per i nostri lettori che vorrebbero mettersi in gioco e viaggiare da soli
Il primo consiglio che vorrei dare è: chiedete alle persone giuste! Se volete fare un viaggio in solitaria, non ascoltate i consigli di chi non l'ha mai fatto, perché sicuramente quello che farà sarà affossarvi e farvi cambiare idea.
Chiedete consigli a chi ha già fatto questo tipo di esperienza: se non avete amici che l'hanno fatto, andate sul web. Viviamo in un'epoca in cui è davvero facile mettersi in connessione con persone che hanno fatto delle esperienze che vogliamo ripetere, quindi anche rispetto al paese in cui volete andare potete chiedere informazioni a qualcuno che c'è stato.
Il secondo consiglio che do è: non vi ossessionate nella ricerca della meta perfetta o della meta più sicura; se la Farnesina dice che una meta è sicura, è sicura, a prescindere se siete donne o uomini.
So che spesso quello che si percepisce da fuori è diverso che la comunicazione demonizza le donne che viaggiano da sole, ma non è più pericoloso che fare le stesse cose a casa vostra, i pericoli non sono necessariamente a 1000 km di distanza, ci sono molti meno casi di disavventure in viaggio che in famiglia.
Seguite il vostro cuore, nel senso che è un'esperienza personale molto gratificante, ma dovete effettivamente dare spazio alla vostra voce, cioè avere il coraggio di dire a voi stessi dove sognate d’andare e poi di andarci.
Iniziate con qualcosa di piuttosto facile, e per facile non intendo una meta generalmente etichettata come facile, ma qualcosa di vicino alle vostre esperienze. Non cercate un tipo di viaggio che non avete mai fatto: se siete delle persone che solitamente vanno in vacanza in Spagna o in Inghilterra, come primo viaggio in solitaria io vi suggerirei di evitare di andare in Nepal o in India.
Cerchiamo di fare dei passi uno dopo l'altro, in modo tale da essere sempre pronti a quello che il viaggio ti mostrerà, perché altrimenti l'inconveniente pratico potrebbe farvi cambiare le vostre emozioni e anche l'idea del viaggio stesso.
Vi do un po' di consigli pratici che vanno sempre bene:
- partite sempre con due carte di credito, o una di credito e una di debito;
- abbiate sempre internet sul telefono per poter consultare le mappe, il traduttore o poter chiamare delle persone;
- usate taxi tramite delle app e non fermateli per strada;
- non portate con voi il passaporto quando girate per la città, basta una copia o la carta d’identità e lasciate sempre il passaporto in camera al sicuro;
- portate pochi contanti e, se per qualche motivo dovete portare molti soldi con voi, metteteli in un marsupio che va messo dentro il pantalone o in quelle cinture con la tasca interna;
- portate sempre una mascherina per gli occhi e tappi per le orecchie un lucchetto perché in viaggio non si sa mai dove si dormirà.