Diventare genitori oggi significa affrontare una sfida complessa e in continua evoluzione. Se un tempo la crescita dei figli avveniva all'interno di reti familiari strutturate, oggi molti genitori si trovano a gestire il loro ruolo in un contesto più frammentato, tra pressioni sociali, carichi di lavoro elevati e un panorama digitale che influenza profondamente l'educazione e le relazioni.
L'idea del "genitore perfetto", amplificata dai social media, contribuisce a creare aspettative irrealistiche, aumentando il senso di inadeguatezza e il rischio di burnout.
In questa intervista, la Dr.ssa Maria del Carmen Rostagno psicologa esperta, esplora le principali difficoltà che i genitori di oggi affrontano, i segnali di stress più comuni e le strategie per preservare il benessere mentale.
Dall'equilibrio tra vita professionale e familiare fino all'impatto della tecnologia sulla genitorialità, emergono riflessioni preziose su come affrontare con maggiore consapevolezza il proprio ruolo.
Inoltre, approfondiremo il tema sempre più attuale della scelta di non avere figli, analizzando le motivazioni psicologiche e le strategie per vivere serenamente qualsiasi percorso si decida di intraprendere.
Dal punto di vista psicologico, quali sono le principali difficoltà che i genitori di oggi affrontano rispetto al passato?
I genitori contemporanei si trovano ad affrontare sfide uniche rispetto alle generazioni precedenti. Innanzitutto, l'erosione delle reti di supporto familiare esteso ha privato molti genitori di quel sistema di aiuto intergenerazionale che un tempo alleggeriva il carico genitoriale. A questo si aggiunge la pressione sociale del "genitore perfetto", amplificata dai social media, che genera aspettative irrealistiche e sentimenti di inadeguatezza.
La conciliazione tra vita lavorativa e familiare rappresenta un'altra criticità significativa, con genitori che devono destreggiarsi tra carriera e presenza emotiva in un contesto socioeconomico spesso instabile. Infine, i genitori di oggi devono navigare un panorama tecnologico in continua evoluzione, educando i figli all'uso consapevole degli strumenti digitali senza avere modelli di riferimento dalle generazioni precedenti.
Quali sono i segnali più comuni di stress o disagio psicologico nei genitori?
Il disagio psicologico nei genitori si manifesta attraverso segnali sia emotivi che comportamentali. Tra i più comuni troviamo l'irritabilità persistente e la bassa tolleranza alla frustrazione, che porta a reazioni sproporzionate rispetto agli stimoli. L'affaticamento cronico che non si risolve con il riposo è un altro indicatore rilevante, così come il distacco emotivo e la sensazione di agire "in automatico" nelle interazioni con i figli.
Sul piano comportamentale, possono emergere disturbi del sonno, cambiamenti nelle abitudini alimentari e un progressivo isolamento sociale. Particolarmente significativo è il fenomeno della "ruminazione cognitiva": pensieri ricorrenti di inadeguatezza e sensi di colpa che interferiscono con la capacità di essere presenti e di provare piacere nelle attività familiari quotidiane.
Esistono strategie di prevenzione per ridurre il rischio di burnout genitoriale?
La prevenzione del burnout genitoriale si basa su alcuni principi fondamentali. È essenziale coltivare aspettative realistiche sulla genitorialità, abbandonando l'ideale di perfezione per abbracciare un approccio "sufficientemente buono". Stabilire confini chiari tra il ruolo genitoriale e le altre dimensioni identitarie aiuta a preservare un senso di sé al di là della genitorialità.
Fondamentale è la pratica dell'autocura intesa non come indulgenza ma come necessità: dedicare tempo al riposo, agli interessi personali e alle relazioni significative contribuisce alla resilienza genitoriale. Particolarmente efficace risulta la costruzione di una rete di supporto sociale, anche attraverso gruppi di confronto tra pari.
Infine, l'adozione di pratiche di mindfulness e la coltivazione della gratitudine possono fungere da antidoto alla tendenza a focalizzarsi sugli aspetti problematici, riequilibrando la percezione dell'esperienza genitoriale.
L'uso della tecnologia e dei social media ha cambiato il modo di essere genitori: quali sono i rischi e le opportunità?
La tecnologia ha introdotto un dualismo significativo nell'esperienza genitoriale contemporanea. Tra le opportunità, riscontriamo l'accesso immediato a informazioni e risorse educative, la possibilità di connessione con comunità di genitori per condivisione e supporto, e strumenti digitali che facilitano l'organizzazione familiare.
Le tecnologie offrono inoltre nuove modalità di comunicazione e connessione con i figli, particolarmente preziose in determinate fasi dello sviluppo.
Sul versante dei rischi, osserviamo il fenomeno del "parenting in public" con la costante esposizione e comparazione sociale che genera ansia performativa. La sovrastimolazione informativa può generare confusione e insicurezza decisionale, mentre l'iperconnessione rischia di sottrarre attenzione alla relazione diretta con i figli.
Particolarmente insidioso è il "tecno-paradosso genitoriale": la difficoltà di educare i figli a un uso equilibrato della tecnologia mentre si fatica a mantenere questo equilibrio nella propria vita.
Sempre più persone scelgono di non avere figli. Quali sono, secondo la sua esperienza, le principali motivazioni psicologiche dietro questa scelta?
La scelta di non avere figli risponde a motivazioni complesse e articolate. Per molti, riflette un'evoluzione dell'autodeterminazione individuale e della libertà di definire percorsi di realizzazione personale alternativi al modello familiare tradizionale. In altri casi, deriva da una consapevole valutazione delle proprie risorse emotive e relazionali, riconoscendo l'impegno che la genitorialità comporta.
Frequentemente riscontro preoccupazioni legate alla sostenibilità ambientale e sociale, con riflessioni sull'eredità che lasciamo alle future generazioni. Per alcune persone, incide significativamente l'assenza di stabilità economica o relazionale percepita come prerequisito per un progetto genitoriale responsabile.
Non sottovaluterei, infine, l'influenza di esperienze familiari problematiche che possono generare timori sulla propria capacità di interrompere schemi disfunzionali intergenerazionali.
In generale, quali strategie possono aiutare a vivere serenamente la propria scelta di diventare o non diventare genitori?
La serenità rispetto alle scelte procreative si costruisce attraverso un percorso di consapevolezza e integrazione. Fondamentale è sviluppare una riflessione autentica sui propri desideri, distinguendoli dalle aspettative familiari e sociali interiorizzate. Questo processo richiede di confrontarsi con le proprie paure, sia quelle legate alla genitorialità che quelle associate alla non-genitorialità.
Risulta essenziale coltivare una comunicazione aperta con il partner, quando presente, creando uno spazio di dialogo libero da giudizio. Per chi sceglie la genitorialità, è importante costruire una visione realistica e flessibile, preparandosi ai cambiamenti mantenendo spazi di continuità identitaria.
Per chi opta per non avere figli, è utile elaborare narrazioni alternative di realizzazione e significato, investendo nelle relazioni significative e nei contributi sociali che danno senso alla propria esistenza.
In entrambi i casi, l'accettazione dell'ambivalenza come parte naturale di qualsiasi scelta significativa rappresenta un fattore protettivo contro ripensamenti e rimpianti, permettendo di integrare nella propria storia personale tanto le gratificazioni quanto le inevitabili rinunce che ogni percorso di vita comporta.