Negli ultimi anni si è parlato molto degli oli di semi: nel gruppo degli otto odiati finiscono l'olio di colza, di mais, di cotone, di vinaccioli, di soia, di riso, di girasole e di cartamo.
Secondo alcuni questi oli aumenterebbero il rischio di malattie croniche come diabete di tipo 2 e problemi al cuore.
Ma quanto c'è di vero? Per capirlo serve guardare alle ricerche scientifiche, distinguere i miti dalle prove e vedere che cosa sappiamo sull'olio di colza come olio vegetale usato in cucina.
Olio di colza negli alimenti: produzione e lavorazione
Oltre alla composizione, molti consumatori si preoccupano del modo in cui viene prodotto l'olio di colza:
Estrazione e raffinazione
L'olio viene estratto con esano, un solvente che permette di ricavare più prodotto dai semi; nelle fasi successive di raffinazione si eliminano i residui, rendendo l'olio sicuro. C'è però da dire che la raffinazione riduce alcuni nutrienti, come vitamina E e composti antiossidanti.
OGM e alternative
Gran parte dell'olio di colza in commercio deriva da piante geneticamente modificate: le ricerche disponibili dicono che i prodotti OGM approvati sono sicuri, ma chi preferisce evitarli può scegliere l’olio di colza spremuto a freddo e biologico, che costa di più ma mantiene intatte più sostanze benefiche.
Quali sono le proprietà dell'olio di colza?
L’olio di colza è oggi tra gli oli vegetali più studiati.
Ecco il suo profilo nutrizionale e organolettico:
- pochi grassi saturi: tra i più bassi in assoluto rispetto agli altri oli;
- tanti grassi insaturi: monoinsaturi e polinsaturi;
- omega-3: contiene acido alfa-linolenico;
- vitamina E: potente antiossidante;
- alto punto di fumo: circa 200 °C, adatto anche a cotture ad alta temperatura;
- sapore neutro, che non altera i cibi.
L'olio di colza fa male?
Il dibattito nasce spesso da confusione e semplificazioni: molte critiche derivano dall’associazione tra oli di semi e cibi ultra-processati: merendine, snack confezionati, fritti industriali; in questi casi il problema non è l'olio di colza in sé, ma zuccheri, sale e additivi che lo accompagnano.
Anche la correlazione tra aumento del consumo di oli vegetali e obesità va letta con attenzione: nello stesso periodo sono esplosi zuccheri raffinati e junk food; attribuire tutto all’olio di colza sarebbe fuorviante.
L'accusa contro l'olio di colza alimentare, poi, riguarda il suo contenuto di acidi grassi omega-6, grassi essenziali che il nostro corpo non produce e che dobbiamo prendere dal cibo.
Secondo chi lo critica, un eccesso di omega-6 nelle diete occidentali provocherebbe infiammazione cronica, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari e degenerative.
Alle diete moderne, infatti, viene contestata l'abbondanza di omega-6 rispetto rispetto agli omega-3; l'OMS, però, in una revisione del 2022, ha concluso che un alto consumo di omega-6 dagli oli vegetali non aumenta il rischio di malattie.
Cosa dice la scienza sull'olio di colza?
Secondo Dariush Mozaffarian della Tufts University, le ricerche cliniche non mostrano un aumento dei marcatori infiammatori dopo il consumo di omega-6; anzi, il nostro corpo può trasformare questi grassi in molecole anti-infiammatorie chiamate lipossine; dunque non esiste una prova che l'olio di colza possa provocare l'infiammazione cronica.
Questo articolo di revisione afferma che, nonostante il comune convincimento che gli omega-6 possano aumentare l'infiammazione, gli studi sugli adulti sani hanno rivelato che l'aumento dell'apporto di acido arachidonico (ARA) o acido linoleico (LA, presente nell’olio di colza) non aumenta la concentrazione di molti marker infiammatori".
Viene citata anche la produzione di mediatori lipidici anti-infiammatori derivati dagli omega-6, come le lipossine.
La review sottolinea che livelli più elevati di omega-6 nella dieta non sono associati a maggiore infiammazione, sulla base delle attuali evidenze cliniche.
L'olio di colza e la salute del cuore
Considerando che le malattie cardiovascolari sono tra le prime cause di decesso al mondo, capire l'effetto degli oli vegetali sul cuore è fondamentale. Qui i dati sono abbondanti.
Studi osservazionali e clinici
Vediamo quali evidenze sono emerse:
- mortalità ridotta: una ricerca durata trent'anni su oltre 200.000 persone ha registrato una minore incidenza di malattie cardiache in chi consumava più oli vegetali, compreso l'olio di colza, rispetto a chi usava più burro;
- livelli inferiori di colesterolo LDL: secondo le evidenze, l'acido linoleico abbassa il cosiddetto colesterolo cattivo;
- minor rischio cardiovascolare: un'analisi del George Institute for Global Health, che ha visto la collaborazione di importanti partner come la John Hopkins University di Baltimora, ha collegato livelli più alti di acido linoleico nel sangue a un rischio minore di infarto e altre malattie del cuore;
- effetto sul metabolismo: da alcune ricerche è emerso che l'olio di colza può migliorare anche l'uso del glucosio e ridurre il rischio di diabete di tipo 2.
L'olio di colza è cancerogeno?
Il legame tra alimentazione e cancro è sempre complesso. Alcuni studi recenti hanno trovato un meccanismo specifico che riguarda l'olio di colza e un particolare tumore al seno.
Nel 2025 una ricerca della Weill Cornell Medicine ha mostrato che l'acido linoleico può alimentare la crescita delle cellule di cancro al seno triplo negativo (TNBC), una forma molto aggressiva e difficile da trattare; questo avverrebbe attraverso l'attivazione di un complesso proteico che stimola la crescita tumorale.
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Gli stessi ricercatori però chiariscono che questo dato non riguarda l'intera popolazione e che non rappresenta un rischio cancerogeno per tutti, dunque non ci sono prove che l’olio di colza sia cancerogeno; esistono al momento solo studi sperimentali specifici non generalizzabili.
Gli omega-6 restano grassi essenziali e non vanno eliminati dalla dieta. Lo studio apre una strada di ricerca utile per terapie mirate, ma non cambia le raccomandazioni per chi mangia normalmente olio di colza alimentare.
FAQ – Domande frequenti sull’olio di colza
Vediamo alcuni dubbi ricorrenti su questo alimento:
L'olio di colza è lo stesso dell’olio di canola?
Sì, ma con una differenza storica. L'olio di colza tradizionale conteneva acido erucico in quantità elevate, poco adatte all'alimentazione.
Negli anni '70 in Canada hanno selezionato varietà con basso acido erucico e alto contenuto di acidi grassi benefici; da qui nasce il termine canola oil.
L'olio di colza è adatto per friggere?
Sì, l'olio di colza è adatto per friggere perché ha un punto di fumo alto (circa 200 °C). Questo lo rende stabile alle alte temperature, anche se è sempre meglio non riutilizzare più volte lo stesso olio di frittura.
L'olio di colza è usato nell’industria alimentare?
Sì, l'olio di colza è molto usato nell'industria alimentare. Si trova in margarine, salse, prodotti da forno e snack. Viene scelto perché è neutro di sapore, economico e versatile.
Si può usare l'olio di colza a crudo?
Sì, il sapore è delicato e non copre gli altri ingredienti. È adatto per condire insalate, verdure cotte o per preparare salse leggere.
Qual è la differenza tra olio di colza raffinato e spremuto a freddo?
L'olio raffinato è il più diffuso, stabile, neutro e a buon prezzo, ma perde parte dei micronutrienti.
Quello spremuto a freddo mantiene più sostanze benefiche e un gusto più marcato, ma costa di più ed è meno adatto per le alte temperature.
Fonti:
- PLEFA Journal. Prostaglandins, Leukotrienes & Essential Fatty Acids - Omega-6 fatty acids and inflammation;
- Science - Direct sensing of dietary ω-6 linoleic acid through FABP5-mTORC1 signaling