Alcune varietà di frutta e verdura presentano concentrazioni di pesticidi nettamente superiori ad altre, con un impatto diretto sull’esposizione quotidiana a queste sostanze.
A riferirlo è una recente ricerca dell’Environmental Working Group (EWG), che ha osservato il rapporto tra consumo di prodotti ortofrutticoli e i livelli di tre principali categorie di pesticidi – organofosfati, piretroidi e neonicotinoidi.
Vediamo di quali prodotti si tratta.
Gli alimenti che hanno i livelli più alti (e più bassi) di pesticidi
Un dato interessante riscontrato dall’EWG riguarda la varietà delle sostanze rilevate: nei prodotti testati sono state identificate tracce di 178 pesticidi differenti, ma solo 42 risultano effettivamente correlabili ai biomarcatori urinari.
Lo studio ha inoltre escluso le patate dall’analisi finale, perché il loro consumo – spesso in forme estremamente diverse, dalle fritture alla bollitura – alterava la relazione tra assunzione degli alimenti e livelli di pesticidi nell’organismo, introducendo un fattore di variabilità difficile da controllare.
L’EWG sottolinea come il passaggio dai prodotti convenzionali a quelli biologici, ovvero coltivati senza l’impiego di specifici pesticidi, riduca in modo significativo la quantità di residui rilevabili nell’organismo.
L’elenco dei prodotti con i livelli più alti di pesticidi prevede:
- spinaci;
- fragole;
- peperoni;
- cavolo riccio;
- cavolo cappuccio;
- uva;
- pesche;
- ciliegie;
- pere;
- mele;
- more;
- mirtilli.
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Al contrario, gli alimenti con residui minimi sono:
- papaia;
- cipolla;
- piselli;
- asparagi;
- cavolo;
- anguria;
- cavolfiore;
- banane;
- mango;
- carote;
- funghi;
- kiwi;
- ananas;
- mais;
- avocado.
La tossicità dei pesticidi
L’indagine ha incrociato tre livelli di dati: la presenza di residui nei prodotti, la tossicità delle sostanze e la loro rilevazione nelle urine di oltre 1.800 cittadini statunitensi.
I risultati mostrano con chiarezza che non tutta la frutta e la verdura espone allo stesso rischio: secondo la Dr.ssa Alexis Temkin, vicepresidente scientifica dell’EWG e autrice principale dello studio, i dati confermano che ciò che si sceglie di mangiare incide direttamente sulla quantità di pesticidi che il corpo assorbe.
Pur ribadendo che frutta e verdura restano fondamentali per un’alimentazione equilibrata, il team precisa che alcune colture, per modalità di produzione e vulnerabilità ai parassiti, possono implicare un’esposizione più significativa.
Questo elemento assume un peso particolare se messo in relazione con i rischi associati ai pesticidi: l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) classifica e collega alcuni composti a potenziali effetti dannosi – tra cui cancro, disturbi riproduttivi, interferenze endocrine e problematiche neurotossiche nei bambini.
Anche esposizioni ridotte, se ripetute nel tempo o coinvolgenti miscele chimiche, possono risultare problematiche: è la dimensione cumulativa a rappresentare la vera criticità.
Fonti:
- Science Direct – A cumulative dietary pesticide exposure score based on produce consumption is associated with urinary pesticide biomarkers in a U.S. biomonitoring cohort
- EWG – New peer-reviewed EWG study finds eating some produce increases pesticide levels in people
- EWG – The 2025 Dirty Dozen™
- EWG – The Clean Fifteen™
- World Health Organization – Exposure to highly hazardous pesticides: a major public health concern