Un altro lato negativo dell'ansia: ci fa invecchiare prima

Arianna Bordi | Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello
A cura di Arianna Bordi
Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello

Data articolo – 25 Novembre, 2025

Una donna stressata e ansiata con la mano sulla fronte che guarda un punto fisso

L’ansia potrebbe star letteralmente accelerando l’invecchiamento del cervello: è l'ipotesi sollevata da un recente studio pubblicato su Neuropsychopharmacology.

Scopriamo di più in questo approfondimento.

Il ruolo dell’ippocampo

I ricercatori suggeriscono che le manifestazioni patologiche dell'ansia non si limitano a tormentare la mente, ma potrebbero indurre un vero e proprio invecchiamento cerebrale precoce.

Il cuore di questa scoperta è racchiuso nell'ippocampo, l'area cerebrale cruciale che funge da centrale di controllo per le nostre emozioni, l'apprendimento e la memoria.

In soggetti, sia topi che umani, affetti da una serie di disturbi legati all'ansia, gli scienziati hanno individuato una specifica "firma genetica" riconducibile a una forma di invecchiamento accelerato.


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In pratica, i geni si comportavano come se l'ippocampo fosse in uno stadio avanzato di invecchiamento rispetto all'età biologica dell'individuo.

La condizione è stata definita "iper-maturità" e coinvolge i geni essenziali per i processi sinaptici, ovvero le connessioni tra i neuroni; infatti, sebbene l'ippocampo sia noto per la sua notevole plasticità, in queste condizioni sembra esibire una maturità eccessiva e anomala.

Lo studio passo-passo

Il team della Fujita Health University di Toyoake, in Giappone, ha prima osservato questo fenomeno su topi con diversi disturbi neuropsichiatrici (come disturbo d'ansia generalizzato, depressione e schizofrenia).

I ricercatori hanno identificato due modelli distinti, uno genetico e uno ambientale, che portano entrambi a un invecchiamento accelerato dell'ippocampo, la centrale della memoria e delle emozioni.

I topi con la mutazione GUSB e quelli trattati con corticosterone, infatti, sono modelli sperimentali estremamente utili: insieme riproducono le principali caratteristiche molecolari (come il difetto lisosomiale) e comportamentali (come l'ansia e i segni di invecchiamento) dell'invecchiamento accelerato.

I topi trattati con corticosterone (un ormone legato allo stress) sviluppavano un altro tipo di invecchiamento accelerato dell'ippocampo e studi precedenti hanno dimostrato che questi topi non solo mostravano un aumento di comportamenti simili all'ansia, ma anche una serie di altre alterazioni tipiche dell'invecchiamento, come:

  • ridotta capacità motoria;
  • minore attività quando si trovavano in un ambiente nuovo;
  • ridotta reazione agli stimoli sonori improvvisi (risposta allo spavento acustico);
  • difficoltà nelle interazioni sociali.

Dunque, lo stress non solo alimenta il disturbo comportamentale, ma funge anche da "turbo" per l'invecchiamento cerebrale.

L'osservazione fondamentale, però, è che la maturazione dell'ippocampo non è un processo lineare: può essere rallentata o perfino invertita verso uno stato meno maturo, ma anche eccessivamente anticipata (accelerata) a causa di fattori esterni (come lo stress) o interni (come i difetti genetici).

Nuove vie per la diagnosi e la terapia

La rilevanza per l'uomo è stata confermata da analisi post-mortem sui tessuti cerebrali di pazienti con depressione, disturbo bipolare e schizofrenia.

I ricercatori hanno trovato una parziale ma significativa sovrapposizione tra i profili genetici tipici dell'invecchiamento e l'ipermaturità dell'ippocampo.

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Se queste anomalie di maturazione contribuiscono effettivamente a scatenare o peggiorare i comportamenti legati all'ansia, allora comprendere i meccanismi alla base di questo "invecchiamento precoce" potrebbe:

  • migliorare la nostra conoscenza delle basi molecolari dei disturbi psichiatrici;
  • contribuire allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche e anti-invecchiamento.

Tsuyoshi Miyakawa, il neuroscienziato che ha coordinato lo studio, guarda al futuro con ottimismo, sottolineando la natura dinamica del nostro organo più complesso: “Lo sviluppo e l'invecchiamento del cervello non sono processi fissi o lineari; piuttosto, sono regolati in modo dinamico da fattori come l'attività neuronale, lo stress e l'infiammazione. Se riuscissimo a svelare questi meccanismi e a scoprire modi per regolarli, potremmo finalmente aprire la strada a strategie di ringiovanimento cerebrale, con potenziali applicazioni sia nel trattamento psichiatrico che negli interventi anti-invecchiamento.”

Fonti:

Neuropsychopharmacology - Hyper-maturity and accelerated aging in the hippocampus of mouse models of neuropsychiatric disorders with anxiety-like behavior

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