Un team di ricerca ha pubblicato uno studio su nature medicine dove si descrive la messa a punto di un esame del sangue capace di scovare in anticipo una condizione precedente la comparsa di leucemia – aprendo nuovi scenari futuri.
Scopriamo di più.
La sindrome mielodisplastica
Ricercatori dell’Istituto Weizmann delle Scienze di Rehovot, in collaborazione con il Centro integrato per la prevenzione del cancro del Tel Aviv Sourasky Medical Center, il Knight Cancer Institute dell’Oregon Health and Science University, il Centro oncologico Sandra ed Edward Meyer del Weill Cornell Medicine, l’azienda Ultima Genomics di Fremont e altri, hanno definito un esame del sangue di ultima generazione in grado di individuare la sindrome mielodisplastica (MDS), una condizione strettamente associata alla leucemia.
Per farlo, hanno analizzate le cellule di circa 150 persone sane con età superiore ai 40 anni – dal momento che, con il passare del tempo, emergono sempre più anomalie in tali cellule, e nella loro conta, che possono causare disturbi.
L’MDS scaturisce da mutazioni clonali nelle cellule staminali ematopoietiche presenti nel midollo osseo: questa condizione è strettamente legata all’invecchiamento ed è caratterizzata da mutazioni che compromettono la corretta maturazione delle cellule staminali, lasciandole immature e disfunzionali.
Con il tempo, i blasti aumentano fino a superare la soglia che può innescare la leucemia mieloide acuta: tutto ciò rende, di fatto, la MDS come una condizione che può precedere la leucemia.
Rilevarla tramite un semplice esame del sangue può indicare il rischio di sviluppare un tumore del sangue.
Un nuovo esame meno invasivo
Il team di ricercatori afferma che, fino ad oggi, la sindrome mielodisplastica poteva essere diagnosticata solo attraverso il prelievo del midollo osseo: il nuovo esame del sangue, dunque, può potenzialmente andare a sostituire questa analisi così invasiva.
Come spiegato dagli autori dello studio, diagnosticare questa condizione e valutarne la gravità è fondamentale, proprio per la possibile evoluzione in leucemia – andando a rilevare anche frequenze anomale di progenitori di linfociti, basofili e granulociti.
Nello studio si cita anche la scoperta che anche le cellule staminali del sangue presenti nel flusso sanguigno contengono informazioni diagnostiche sulla sindrome mielodisplastica: basta, quindi, effettuare un sequenziamento genetico dopo il prelievo per rilevare i segnali di questa sindrome e determinare il potenziale rischio di leucemia.
Tali cambiamenti nelle cellule staminali emopoietiche si manifestano prima negli uomini che nelle donne, il che potrebbe spiegare perché i tumori del sangue risultano più frequenti nei maschi.
Ovviamente, saranno necessari ulteriori studi per confermare l’efficacia clinica del nuovo test, che potrebbe offrire benefici anche per altre condizioni.