Quando la memoria svanisce troppo presto: in Italia 24mila casi di demenza giovanile

Emanuela Spotorno | Editor

Ultimo aggiornamento – 31 Ottobre, 2025

ragazzo guarda dubbioso dalla finestra

Le demenze ad esordio precoce, che colpiscono persone con età inferiore ai 65 anni, rappresentano una emergenza socio-sanitaria ancora poco affrontata in Italia

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità si stima che siano circa 24mila i casi nella fascia tra 35 e 64 anni, accanto a oltre 1,2 milioni di persone con demenza oltre i 65 anni, di cui 550-660mila affette da malattia di Alzheimer.

Considerando anche i familiari coinvolti nell’assistenza, si calcola che circa il 10% della popolazione italiana sia direttamente interessata dalla condizione, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come priorità mondiale di salute pubblica. 

Numeri che evidenziano l’impatto esteso di una patologia che coinvolge non solo i pazienti, ma anche le reti familiari e sociali che li sostengono.

Un evento per promuovere consapevolezza e ricerca

Il tema è stato affrontato presso la sede dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel corso di un evento che ha unito cultura, sensibilizzazione e scienza. La proiezione del film Per Te, presentato alla Festa del Cinema di Roma e ispirato alla storia vera di Paolo Piccoli, persona colpita da demenza precoce, è stata seguita da una tavola rotonda con esperti del settore.

L’iniziativa ha inteso promuovere una riflessione ampia sull’impatto delle demenze giovanili, richiamando l’attenzione sulla necessità di un approccio integrato che unisca ricerca scientifica, assistenza e comunicazione pubblica. 

All’interno dell’ISS è stata sottolineata l’importanza di rafforzare la sensibilizzazione su un tema che ancora oggi resta poco conosciuto, ma che interessa sempre più famiglie. L’evento ha rappresentato inoltre un’occasione per ribadire l’impegno dell’Istituto nel campo della ricerca e per valorizzare strumenti divulgativi capaci di amplificare la conoscenza e la consapevolezza sociale.

L’urgenza di percorsi clinici specifici

Nel corso della discussione è emersa la necessità di sviluppare percorsi clinici e assistenziali dedicati ai pazienti con demenza precoce. Le attuali linee di diagnosi e trattamento, spesso calibrate sulle forme senili, non rispondono pienamente alle esigenze di chi si ammala in età lavorativa o ha ancora figli piccoli.

Gli esperti hanno sottolineato come queste persone, ancora inserite nel contesto sociale e produttivo, richiedano strategie di intervento mirate e servizi più flessibili. Anche i caregiver necessitano di un riconoscimento specifico e di un sostegno strutturato, con programmi di supporto psicologico e formativo in grado di ridurre il carico assistenziale e migliorare la qualità di vita familiare.

Una parte dell’incontro è stata dedicata al tema dei giovani caregiver, bambini e adolescenti che si trovano a occuparsi di un familiare non autosufficiente. Queste situazioni, considerate inadeguate per la loro età, comportano conseguenze significative sul piano emotivo, educativo e sociale. 

L’ISS ha ribadito l’importanza di un intervento coordinato che includa la scuola, i servizi sanitari e il welfare territoriale, con l’obiettivo di tutelare i minori coinvolti e prevenire forme di disagio a lungo termine.


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Ricerca e sperimentazione per nuove prospettive terapeutiche

Un altro punto centrale del dibattito ha riguardato la ricerca sperimentale, ritenuta indispensabile per ampliare le opzioni terapeutiche, oggi ancora limitate. 

Gli istituti di ricerca e le reti cliniche specializzate hanno segnalato la necessità di incrementare gli studi dedicati alle forme giovanili di demenza, in un contesto in cui nuovi farmaci per l’Alzheimer sono in fase di introduzione ma le prospettive di cura restano ancora lontane.

Investire nella ricerca, nella formazione del personale sanitario e nella sensibilizzazione pubblica viene indicato come l’unico modo per migliorare la risposta del sistema sanitario e offrire maggiore tutela ai pazienti e ai loro familiari.

La demenza precoce, pur rappresentando una minoranza dei casi totali, costituisce un banco di prova fondamentale per costruire un modello di assistenza più inclusivo e innovativo.

Fonti:

Emanuela Spotorno | Editor
Scritto da Emanuela Spotorno | Editor

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