L’ictus non è soltanto un’emergenza medica: è una realtà che può toccare ciascuno di noi o chi ci è vicino. Si tratta di una delle prime cause di morte e disabilità nel mondo, ma ha una caratteristica fondamentale: una parte significativa dei casi è prevenibile.
Ecco perché parlarne non significa diffondere paura, ma consapevolezza.
Una condizione che non è più “solo da anziani”
Molti tendono a pensare che l’ictus riguardi persone anziane o con problemi di salute cronici: in realtà, negli ultimi anni, la incidenza dell’ictus nei giovani è aumentata in modo significativo.
Vediamo alcuni dati:
- un’analisi basata sullo Studio GBD 2019 mostra che fra gli adolescenti e i giovani adulti (15/39 anni) c’è stata una risalita dell’ictus ischemico dopo una fase di calo nei decenni precedenti;
- in uno studio condotto su pazienti tra i 18 e i 49 anni, si stima che il 10-15 % di tutti gli ictus ischemici avviene in questa fascia d’età;
- altri dati indicano che l’incidenza dell’ictus nei giovani è aumentata del 23% in alcuni periodi (ad esempio, in un’analisi su giovani adulti);
- una revisione recente segnala come nei Paesi ad alto reddito, mentre l’ictus nelle fasce d’età più avanzate è diminuito, nelle fasce giovani si osservano tendenze divergenti, con un aumento rispetto al passato.
Potrebbe interessarti anche:
- Cambio dell’ora: il corpo ne soffre più di quanto pensi
- 5 cose che (probabilmente) non sai sulle benzodiazepine
- Alzheimer: ascoltare musica ogni giorno impatta sul rischio di demenza
Questi numeri ci ricordano che nessuna fascia d’età è davvero al sicuro: secondo i dati della World Stroke Organization, ogni anno più di 12 milioni di persone nel mondo subiscono un ictus, e circa 6,5 milioni perdono la vita a causa di questa condizione.
In Italia, ogni anno, 200.000 persone ne sono vittime, con gravi conseguenze di disabilità per i sopravvissuti
L’ictus, quindi, non è più “la malattia degli anziani”, anche se l’età resta un fattore di rischio: studi pubblicati su Stroke (American Heart Association) mostrano un aumento dei casi anche tra i giovani adulti sotto i 50 anni, legato soprattutto a stili di vita sedentari, fumo, stress e ipertensione non controllata.
I sintomi dell’ictus da riconoscere subito
Secondo la Dr.ssa Emiliana Meleo, Dottore di Ricerca in Neuroscienze e specialista in Malattie dell'Apparato Respiratorio, quando si parla di ictus si fa riferimento a un gruppo di eventi diversi che colpiscono il cervello in modi differenti.
I principali sono due:
-
ictus ischemico: è il tipo più frequente, responsabile di oltre l’80% dei casi e avviene quando un’arteria che porta sangue al cervello si ostruisce.
Può accadere per via di una trombosi, cioè la formazione di un coagulo all’interno del vaso, o per un’embolia, ovvero quando un frammento di coagulo o una placca si stacca da un’altra zona – di solito dal cuore o dalle arterie del collo – e raggiunge il cervello. - ictus emorragico: avviene quando a rompersi è il vaso stesso. Il sangue fuoriesce e danneggia i tessuti circostanti, provocando un’emorragia cerebrale.
La caratteristica principale dell’ictus è la sua comparsa improvvisa e indolore. Esistono, però, alcuni sintomi che, quando compaiono, possono far insospettire:
- insensibilità e formicolio a uno degli arti (braccio o gamba) della metà del corpo;
- debolezza o insensibilità di una metà del volto;
- sensazione di vertigine, di sbandamento o cadute o un grave mal di testa;
- incapacità di esprimersi o di comprendere qualcuno che sta parlando;
- oscuramento o la perdita di visione da un solo occhio.
Le conseguenze di un ictus, sia esso ischemico o emorragico, dipendono dalla parte del cervello che viene danneggiata: dopo un ictus una persona può avere problemi di movimento, per una paralisi degli arti di un lato del corpo, difficoltà di linguaggio o di pensiero.
Cosa succede al cervello quando avviene un ictus
Nel momento in cui un vaso cerebrale viene ostruito o si rompe, le cellule nervose nell’area colpita iniziano a morire per mancanza di ossigeno e nutrienti.
Secondo studi consolidati:
- si stima che ogni minuto di ischemia corrisponda alla perdita di circa 1,9 milioni di neuroni;
- man mano che l’ictus progredisce, l’area cerebrale “salvabile” (che non è già danneggiata in modo irreversibile) si riduce sempre di più.
Da qui deriva una regola semplice ma fondamentale: intervenire il prima possibile può fare la differenza tra vita piena e danni gravi.
La Dr.ssa Meleo sottolinea che, come detto, l’ictus colpisce più spesso le persone sopra i 65 anni, ma non è esclusivo di questa fascia d’età: anche adulti giovani possono esserne vittime, specialmente se convivono con alcuni fattori di rischio modificabili, cioè legati allo stile di vita:
- fumo di sigaretta;
- sovrappeso o obesità;
- scarsa attività fisica;
- colesterolo alto;
- diabete;
- ipertensione;
- consumo eccessivo di alcol.
Questi fattori possono essere corretti attraverso cambiamenti nello stile di vita o, quando necessario, con un supporto medico mirato: nella prevenzione, una dieta equilibrata e uno stile di vita sano sono ottimi rimedi naturali.
Fonti:
- BMC Public Health – Global burden of stroke in adolescents and young adults (aged 15–39 years) from 1990 to 2019: a comprehensive trend analysis based on the global burden of disease study 2019
- Stroke – Risk Factors and Causes of Ischemic Stroke in 1322 Young Adults
- Neurology – Stroke incidence in young adults according to age, subtype, sex, and time trends
- Jama Neurology – Diverging Temporal Trends in Stroke Incidence in Younger vs Older People
- World Stroke Organization – Impact of Stroke
- Senato della Repubblica – Ictus. Quanto sono efficaci le campagne di informazione sanitaria (e salvano davvero la vita ai cittadini)?
- Stroke – Risk Factors and Causes of Ischemic Stroke in 1322 Young Adults
- Stroke – Advances in Acute Ischemic Stroke Therapy
- The Lancet – Stroke treatment: time is brain
- P. by Pazienti.it – Ictus