È ormai da giorni che si parla del legame tra l’assunzione del paracetamolo in gravidanza e la possibilità di sviluppare autismo nei bambini: l’Ema e l’Aifa, come già approfondito qui, smentiscono questo collegamento – affermando come non sia dimostrato scientificamente.
Andiamo, ora, ad esaminare il maggiore studio che tratta questo argomento e il parere degli esperti.
Il maggiore studio sull’autismo e il paracetamolo
Una delle più recenti evidenze scientifiche che si possono analizzare è una ricerca del 2024, pubblicata su PubMed, che mira a esaminare le associazioni di cui si è parlato prima: per farlo, si avvale dell’osservazione di una coorte a livello nazionale con analisi di controllo tra fratelli, includendo un campione basato sulla popolazione di 2.480.797 bambini nati tra il 1995 e il 2019 in Svezia, con follow-up fino al 31 dicembre 2021.
Nell’analisi senza controllo fra fratelli (“sibling control”), è emerso un lieve e marginale aumento del rischio di autismo (dello 0,09%), ADHD e disabilità intellettiva, ma quando sono stati confrontati fratelli esposti e non esposti al paracetamolo, non è emersa alcuna associazione significativa con i disturbi neuropsichiatrici.
L'analisi tra fratelli confronta bambini che condividono gli stessi genitori, riducendo l'influenza di fattori genetici e ambientali comuni che potrebbero influenzare i risultati. Questo approccio aiuta a isolare l'effetto specifico dell'esposizione al paracetamolo durante la gravidanza.
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I risultati dell'analisi tra fratelli non hanno evidenziato alcuna associazione significativa tra l'uso del paracetamolo in gravidanza e il rischio di autismo, ADHD o disabilità intellettiva nei figli. Questo suggerisce che le associazioni osservate in altri modelli potrebbero essere attribuibili a fattori confondenti non osservati, come le condizioni di salute materne o altre caratteristiche familiari.
Cosa dicono gli esperti
Gli scienziati sono concordi nel definire questo studio come la più grande e approfondita analisi sull’argomento: secondo il Dr. Michael Absoud, docente di neuroscienze pediatriche al King's College di Londra, gli studi originali che collegavano questi anticorpi all'autismo erano di piccole dimensioni e non replicati. “Mancano studi indipendenti più ampi – dice – e alcuni laboratori che utilizzano test più rilevanti dal punto di vista fisiologico non riescono a confermare la presenza di questi anticorpi in campioni segnalati come positivi da test commerciali”.
“Le ricerche che affermano di aver trovato un collegamento non distinguono la correlazione dalla causalità” – dice il Dr. Steven Kapp, docente di psicologia presso l'Università di Portsmouth e membro della Coalition of Autism Scientists, mentre Ian Douglas, professore di farmacoepidemiologia presso la London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM), spiega come sia molto difficile stabilire se l'assunzione di paracetamolo in gravidanza causi autismo o ritardi neurologici nei bambini.
Misurare l'esposizione reale, infatti, è complicato perché le future madri potrebbero non ricordare tutto ciò che hanno assunto. Inoltre, le donne che prendono paracetamolo spesso hanno motivazioni specifiche, come febbre, infezioni e patologie croniche – tutte condizioni che potrebbero influenzare lo sviluppo del bambino, rendendo difficile distinguere l'effetto del farmaco da quello delle condizioni sottostanti.
Dunque, come si vede anche da questo studio che indaga la correlazione tra Diabete gestazionale e autismo, si tratta di semplici associazioni e non di nesso causa-effetto.
Da dove nasce il dubbio?
Il dibattito sul possibile legame tra paracetamolo e autismo ha iniziato a emergere intorno alla fine degli anni 2000, con un aumento di studi e articoli scientifici a partire dal 2010.
È importante sottolineare, però, che la maggior parte delle ricerche disponibili sono studi osservazionali: questo significa che possono mostrare correlazioni, ma non possono provare che il paracetamolo causi direttamente l’autismo.
Le prime segnalazioni sono arrivate da studi epidemiologici che hanno confrontato bambini esposti al paracetamolo con quelli non esposti. Alcuni di questi studi hanno notato una leggera maggiore probabilità che i bambini esposti sviluppassero disturbi dello spettro autistico.
Tuttavia, questi risultati derivano da dati raccolti tramite questionari, cartelle cliniche o registri sanitari, strumenti utili ma non sempre perfetti per isolare l’effetto di un singolo fattore.
Sul piano biologico, alcune ipotesi hanno cercato di spiegare un possibile meccanismo: il paracetamolo agisce sul sistema nervoso centrale e sul sistema immunitario, e si è ipotizzato che, in teoria, un uso prolungato o ad alte dosi potrebbe influenzare lo sviluppo cerebrale.
In passato, il sospetto sul paracetamolo è stato spesso collegato al dibattito sui vaccini (ne parliamo qui): alcuni genitori, notando che il farmaco veniva somministrato ai bambini per gestire la febbre post-vaccino, hanno avanzato ipotesi secondo cui potesse influenzare lo sviluppo neurologico.
In sintesi, il sospetto sul paracetamolo nasce da dati preliminari e ipotesi biologiche poco solide. Le linee guida ufficiali, oggi, non vietano l’uso del farmaco in gravidanza o nei bambini, purché venga utilizzato alle dosi raccomandate e solo quando realmente necessario.
Fonti:
- Science Media Center – Expert reaction to media reports that the Trump administration will link paracetamol to autism
- PubMed – Acetaminophen Use During Pregnancy and Children's Risk of Autism, ADHD, and Intellectual Disability
- American College of Obstetricians & Gynecologists – ACOG Affirms Safety and Benefits of Acetaminophen during Pregnancy
- The Lancet – Association between maternal diabetes and neurodevelopmental outcomes in children: a systematic review and meta-analysis of 202 observational studies comprising 56·1 million pregnancies