Solitamente, il medico prescrive una cura antibiotica per trattare le infezioni batteriche e prevenire eventuali complicanze delle malattie da trattare. Affinché i farmaci svolgano la loro funzione, è importante assumerli in modo corretto, ma non sempre questo avviene. Può succedere, infatti, che non appena ci si senta meglio, si decida di propria iniziativa di interrompere la cura antibiotica.
Scopriamo di più.
Cosa succede se si interrompe l'antibiotico prima del tempo
Interrompere il trattamento antibiotico perché ci si sente meglio non significa che l'infezione batterica sia stata debellata del tutto: possono esserci, infatti, batteri che sopravvivono alla terapia antibiotica rendendo i microrganismi più difficili da debellare in futuro.
I batteri patogeni che non sono stati uccisi – o la cui proliferazione non sia stata inibita dalla terapia antibiotica – continuano a moltiplicarsi, adattandosi e diventando più forti. La sospensione della terapia antibiotica può favorire la ricomparsa dell'infezione, dei sintomi associati, nonché l'insorgenza della resistenza all'antibiotico.
Questo significa che infezioni come quelle urinarie o respiratorie, potrebbero diventare impossibili da curare con i farmaci disponibili. Il medico imposta il trattamento antibiotico per determinate dosi al giorno e per un determinato periodo di tempo proprio in base agli studi effettuati sui patogeni contro cui si vuole intervenire.
Ridurre la durata senza indicazioni mediche, invece, può comportare che il patogeno target del nostro trattamento non venga del tutto correttamente debellato.
Potrebbe interessarti anche:
- Caffè e antibiotici: gli effetti dell'interazione
- Cistite: quali sono i farmaci per curarla
- Vaccino e antibiotico: ecco cosa devi sapere
In sostanza, le conseguenze della sospensione dell'antibiotico sono:
- il rischio di una ricaduta;
- lo sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici, che rende le future infezioni più difficili da trattare.
È necessario utilizzare gli antibiotici in modo responsabile e seguire l'intero ciclo come da prescrizione medica riguardo alla durata e alla modalità di assunzione, evitando di interrompere la terapia prima del tempo, anche in presenza di un miglioramento dei sintomi.
Se non si assume l'antibiotico secondo le prescrizioni del medico, potrebbe essere necessario riprendere il trattamento in un secondo momento.
Qual è la durata della terapia antibiotica?
La durata ottimale del trattamento antibiotico deve essere tale da controllare l'infezione batterica e possibilmente eliminarla del tutto prevenendone le recidive.
Per alcuni tipi di infezioni, la durata ottimale della terapia antibiotica è ben definita, mentre per altri tipi deve essere il medico a stabilire la durata del trattamento in funzione del tipo di infezione e delle condizioni del paziente.
Cos'è la resistenza agli antibiotici
Non è il corpo a diventare resistente agli antibiotici, bensì i batteri che mutano e si adattano al farmaco. La resistenza agli antibiotici è un tipo di resistenza antimicrobica che si verifica quando i batteri mutano in risposta all'uso non corretto di antibiotici, adattandosi al medicinale e rendendolo inattivo nei loro confronti. In pratica, i batteri più deboli vengono eliminati, ma quelli più resistenti sopravvivono e si moltiplicano.
Batteri che non hanno ancora del tutto sviluppato una resistenza, ma che iniziano ad avere una suscettibilità intermedia ad un tipo di antibiotico, con cicli incompleti di quest’ultimo rischiano di acquisire una resistenza completa a quel principio attivo.
A causa della resistenza agli antibiotici, un numero minore di farmaci agisce con efficacia contro un particolare batterio.
Dunque in caso di recidiva, per debellare la nuova infezione potrebbe essere necessaria una dose maggiore di un ulteriore trattamento con l'antibiotico precedentemente utilizzato o, addirittura, potrebbe essere necessario ricorrere a un altro tipo di farmaco, a causa dello sviluppo della resistenza stessa.
Gli effetti della resistenza antibiotica sono diversi e comportano l'aggravamento della malattia, tempi di guarigione più lunghi e ricoveri ospedalieri più frequenti.
D'altro canto, da non sottovalutare i rischi derivanti dall'abuso di antibiotici che può portare alle stesse conseguenze, ovvero a sviluppare resistenza antibiotica. L'antibiotico va assunto solo dietro prescrizione medica e solo dopo aver accertato la presenza di un'infezione.
Cosa sono gli antibiotici?
Gli antibiotici sono farmaci utilizzati per trattare infezioni batteriche, che agiscono direttamente sui batteri per eliminarli o inibirne la crescita.
Quando si prescrivono gli antibiotici
Gli antibiotici vengono prescritti per trattare infezioni batteriche, e non infezioni causate da virus, funghi e parassiti, quando l'infezione non si risolverebbe in modo spontaneo o richiederebbe troppo tempo per guarire senza trattamento.
Inoltre, sono utilizzati per prevenire complicazioni gravi in soggetti vulnerabili, come anziani, neonati o persone immunocompromesse, e per ridurre il rischio di contagio in infezioni trasmissibili.
Per fare un esempio concreto: un antibiotico è il trattamento appropriato per lo streptococco causato da batteri, ma solo dopo che questo sia stato diagnosticato attraverso un tampone faringeo. D'altra parte, l’antibiotico non è il trattamento giusto per curare la maggior parte dei mal di gola, che sono causati da virus.
Una polmonite causata da batteri come Streptoccus pneumoniae richiede un trattamento antibiotico per evitare complicazioni gravi, come l'insufficienza respiratoria. Allo stesso modo, infezioni del tratto urinario causate da Escherichia coli devono essere trattate con antibiotici per prevenire la diffusione ai reni.
Tra le infezioni trattate con antibiotici:
- infezioni respiratorie: come polmonite batterica e bronchiti in pazienti con malattie polmonari croniche;
- infezioni della pelle e dei tessuti molli: ad esempio cellulite, ascessi e infezioni delle ferite chirurgiche;
- infezioni del tratto urinario;
- faringotonsilliti batteriche, come quelle causate da Streptococcus pyogenes;
- infezioni sistemiche gravi come sepsi, meningite batterica e batteriemia;
- infezioni gastrointestinali, come quelle causate da Helicobacter pylori o Salmonella;
- malattie sessualmente trasmissibili, come gonorrea e sifilide;
- infezioni nosocomiali, come polmoniti associate a ventilatori, infezioni del torrente circolatorio o del tratto urinario contratte in ospedale.
La profilassi antibiotica è indicata in alcuni casi specifici:
- prima di interventi chirurgici ad alto rischio di infezione e di complicazioni;
- per prevenire infezioni in pazienti immunocompromessi (sottoposti a chemioterapia o affetti da HIV/AIDS);
- in caso di esposizione a malattie infettive gravi, come meningite batterica.
Gli antibiotici non sono efficaci contro i virus perché questi hanno un meccanismo di replicazione diverso da quello dei batteri.
Quando non si prescrive l'antibiotico
Gli antibiotici sono inefficaci contro le infezioni virali come:
- raffreddore comune;
- influenza stagionale;
- bronchite virale acuta;
- mal di gola virale;
- sinusiti virali;
- otiti lievi e di origine virale;
- gastroenteriti virali;
- infezioni batteriche che guariscono spontaneamente;
- alcune infezioni batteriche leggere che possono risolversi senza trattamento antibiotico grazie al sistema immunitario (mal di gola batterico, otiti medie acute, alcune forme di bronchiti leggere).