Influenza, non si parlerà più di “sindrome influenzale”: cosa cambia davvero

Emanuela Spotorno | Editor

Ultimo aggiornamento – 20 Ottobre, 2025

ragazza seduta alla scrivania si soffia il naso

Con l’autunno alle porte e i primi malanni di stagione, l’Italia riorganizza la sua difesa contro i virus respiratori. 

È ripartita RespiVirNet, la rete nazionale di sorveglianza coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) insieme al Ministero della Salute, che fino al 2026 seguirà l’andamento delle infezioni da Nord a Sud.

Si tratta di un sistema strategico, costruito su una rete di medici, pediatri e laboratori regionali, per capire in tempo reale quali virus stanno circolando e con quale intensità.

Un nuovo modo di classificare i casi

La principale novità di quest’anno riguarda la ridefinizione del caso clinico, non si parlerà più di sindrome simil-influenzale (ILI), ma di infezione respiratoria acuta (ARI).

Un cambiamento che riflette un’idea più ampia di sorveglianza: non esiste più un solo “virus dell’influenza”, ma una costellazione di agenti respiratori che possono dare sintomi simili.

La nuova definizione si basa su quattro segni clinici chiave: tosse, mal di gola, difficoltà respiratoria e raffreddore, che, se accompagnati da un esordio improvviso, segnalano un’infezione in corso.

Il giudizio medico resta centrale, ma la nuova classificazione consente di fotografare meglio la realtà virologica che ogni inverno riempie studi e ambulatori.

Sorvegliare in tempo reale per non farsi trovare impreparati

Il cuore del sistema resta la capacità di individuare rapidamente il virus responsabile.
Per questo il tampone oro-naso-faringeo dovrà essere eseguito entro una settimana dall’inizio dei sintomi, nella fase più acuta della malattia.

Il prelievo viene gestito dai medici “sentinella”, in coordinamento con i laboratori delle Asl. Ogni settimana dovranno essere analizzati almeno 3-5 campioni, selezionati in modo casuale tra i primi pazienti che si presentano con sintomi respiratori.

La procedura può sembrare tecnica, ma è decisiva per evitare ritardi e distorsioni nei dati. Come spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, “la tempestività del campione è la chiave per leggere l’andamento reale dei virus, non quello percepito”.

Vaccinazioni sotto la lente

Un’altra innovazione riguarda la raccolta dei dati sulle vaccinazioni. La nuova scheda di sorveglianza include ora informazioni su vaccino antinfluenzale, anti-Covid e, per i bambini sotto i 5 anni, sull’immunizzazione contro il virus respiratorio sinciziale (RSV).

Questo permetterà di incrociare in modo più preciso la diffusione dei virus con i livelli di protezione della popolazione, contribuendo a calibrare meglio le campagne vaccinali future.

La stagione vaccinale 2025-2026 è già iniziata: le prime somministrazioni sono partite il 1° ottobre in diverse regioni.

Dopo una stagione “record” che ha fatto contare oltre 16 milioni di italiani a letto, l’obiettivo è ambizioso: raggiungere almeno il 75% di copertura nelle categorie a rischio. Nel 2024 si era fermata al 19,6% nella popolazione generale e al 52,5% tra gli anziani.


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Una rete più ampia e moderna

Quest’anno la sorveglianza è partita in anticipo, già nella settimana del 13-19 ottobre, e proseguirà fino all’autunno 2026.

Non solo influenza: nei laboratori RespiVirNet verranno ricercati Sars-CoV-2, RSV, rinovirus, adenovirus, parainfluenzali, metapneumovirus, bocavirus e altri coronavirus umani.

Un salto di qualità che rende il sistema più completo e predittivo, capace di riconoscere l’evoluzione dei virus prima che si trasformino in nuove ondate.

Dietro l’apparente complessità del progetto c’è un principio semplice: prevenire grazie ai dati. Capire in tempo reale cosa circola e dove, significa poter agire prima sul fronte delle cure, delle vaccinazioni e dell’informazione pubblica.

La nuova sorveglianza non è solo un’operazione statistica: è il tentativo di rendere la salute pubblica più intelligente, e la prevenzione più tempestiva.

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Emanuela Spotorno | Editor
Scritto da Emanuela Spotorno | Editor

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