Il litio è un farmaco terapeutico, il trattamento di riferimento per stabilizzare l'umore di persone affette da disturbo bipolare. Come anche altri medicinali, può avere effetti collaterali che è bene conoscere.
Effetti collaterali del litio (transitori)
Nelle prime settimane di assunzione del litio è possibile sperimentare alcuni effetti collaterali comuni, lievi e transitori, perché diminuiscono o scompaiono man mano che il corpo si adatta al farmaco.
Ecco quali sono gli effetti collaterali transitori del litio:
- aumento della sete (polidipsia) e della frequenza urinaria (poliuria): il litio può ridurre la capacità dei reni di concentrare l'urina;
- nausea o disturbi gastrointestinali: alcune persone avvertono una leggera nausea o diarrea. Assumere il litio durante o subito dopo i pasti può aiutare a ridurre questo fastidio;
- leggero tremore alle mani: il tremore delle mani è un effetto collaterale noto, risolvibile con un piccolo aggiustamento della dose o del momento dell'assunzione;
- sapore metallico in bocca: questo effetto è transitorio e può essere arginato con gomme o caramelle senza zucchero;
- stanchezza o sonnolenza: il corpo si sta abituando a un nuovo equilibrio chimico. Questa sensazione si attenua dopo le prime due settimane.
Effetti collaterali del litio a lungo termine
Quando una persona deve seguire una cura che può durare per molti anni, è naturale avere dubbi o timori sugli effetti che potrebbe avere nel lungo periodo. Questa paura, però, a volte diventa un ostacolo nell’accettare di iniziare la terapia.
Per questo è fondamentale affrontare queste preoccupazioni. Una cura non è considerata sicura solo perché “non ha rischi”, ma perché i possibili rischi vengono tenuti sotto controllo grazie a controlli regolari e al rapporto di fiducia e collaborazione con lo specialista.
Litio e reni
La preoccupazione per la salute dei reni è tra le più avvertite tra chi assume litio, ed è fondata su basi scientifiche. Il litio viene eliminato dal corpo quasi esclusivamente attraverso i reni. Un trattamento prolungato, specie se protratto per molti anni (oltre 10-20 anni), può influenzarne la funzionalità.
L'effetto più comune è una riduzione della capacità renale di concentrare l'urina, che si manifesta con poliuria (aumento della quantità di urina) e polidipsia (aumento della sete). In una minoranza di casi, un uso molto prolungato può portare a una condizione più seria nota come nefropatia interstiziale cronica, che comporta una riduzione progressiva della funzione renale.
Questi cambiamenti progrediscono con lentezza e sono rilevabili grazie al monitoraggio regolare della funzionalità renale, imprescindibile nella gestione della terapia con litio. Attraverso semplici esami del sangue (come il dosaggio della creatinina e il calcolo della velocità di filtrazione glomerulare stimata, eGFR) e delle urine, il medico può tenere sotto stretto controllo la salute dei reni e intervenire molto prima che si sviluppino problemi.
Tiroide e metabolismo
Un altro organo che richiede attenzione durante la terapia con litio è la tiroide. Il litio può interferire con la produzione e il rilascio degli ormoni tiroidei, aumentando il rischio di sviluppare ipotiroidismo, ovvero una condizione di tiroide "pigra" o poco attiva.
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I sintomi dell'ipotiroidismo sono aspecifici e possono manifestarsi attraverso:
- stanchezza persistente;
- aumento di peso;
- sensazione di freddo;
- pelle secca;
- umore depresso;
- rallentamento cognitivo.
L'ipotiroidismo indotto da litio è una condizione diagnosticabile con un esame del sangue (il dosaggio del TSH) e facilmente gestibile. Se dovesse manifestarsi, la condizione viene trattata con una terapia ormonale sostitutiva (levotiroxina), che consiste nell'assumere una compressa al giorno per ripristinare i normali livelli ormonali, senza necessità di interrompere il litio.
Più raramente, il litio può causare ipertiroidismo (tiroide iperattiva).
Paratiroidi, calcio e ossa
Meno conosciuto ma clinicamente rilevante è l'effetto del litio sulle ghiandole paratiroidi e sul metabolismo del calcio. Le paratiroidi regolano i livelli di calcio nel sangue. Il litio, in alcuni pazienti, può causare un iperparatiroidismo, portando a un aumento dei livelli di calcio nel sangue (ipercalcemia).
A lungo termine, un'ipercalcemia persistente può avere conseguenze negative, come un aumentato rischio di osteoporosi (indebolimento delle ossa) e di formazione di calcoli renali.
A questo proposito è importante monitorare ogni anno i livelli di calcio e di ormone paratiroideo (PTH) nei pazienti in terapia con litio.
Altri effetti collaterali del litio a lungo termine
Oltre agli effetti su reni, tiroide e paratiroidi, esistono altre possibili conseguenze a lungo termine che è bene conoscere:
- aumento di peso: l'aumento di peso è una preoccupazione condivisa e un possibile effetto collaterale. Le cause possono essere diverse: un effetto diretto sul metabolismo, un aumento della sete che porta a consumare bevande zuccherate, o una conseguenza dell'ipotiroidismo non diagnosticato. La gestione di questo effetto passa attraverso la sorveglianza della funzione tiroidea e l'adozione di uno stile di vita sano, con una dieta equilibrata e un'attività fisica regolare, i pilastri del benessere per chiunque;
- effetti sulla pelle: il litio può causare problemi dermatologici, peggiorando condizioni preesistenti come acne o psoriasi, oppure causare eruzioni cutanee. In alcuni casi, si può verificare un assottigliamento dei capelli o una vera e propria alopecia (perdita di capelli). Questi effetti sono spesso reversibili con la riduzione della dose o la sospensione del farmaco;
- effetti cognitivi: alcuni pazienti sperimentano una sensazione di "nebbia cerebrale", un rallentamento del pensiero o una diminuzione della creatività. Il medico può aiutare a trovare la dose minima che garantisce la stabilità dell'umore con il minor impatto possibile sulla vita quotidiana.
Tossicità da litio: riconoscere i segnali d'allarme
Nel percorso con il litio è necessario distinguere tra "effetto collaterale" e "tossicità". Non sono la stessa cosa. Ed è importante riconoscere i segnali di tossicità.
Effetto collaterale vs. tossicità da litio
Un effetto collaterale è una reazione del corpo a una dose terapeutica del farmaco. Può essere fastidioso, come una leggera nausea o un tremore fine, ma non è pericoloso e si gestisce con piccoli accorgimenti o si attenua nel tempo.
La tossicità, invece, è un'emergenza medica. Si verifica quando la concentrazione di litio nel sangue (la litiemia) supera la soglia di sicurezza, raggiungendo livelli pericolosi (sopra 1.5 - 2.0 mmol/L). Questo accade perché il litio ha quello che i medici chiamano un "indice terapeutico ristretto".
I sintomi da non ignorare mai
I segni di tossicità da litio richiedono un intervento immediato e la sospensione del litio:
- sintomi gastrointestinali severi: vomito persistente o grave diarrea incontrollabile;
- sintomi neurologici: grave sonnolenza, letargia o difficoltà a svegliarsi, confusione, disorientamento, vertigini e perdita di equilibrio, incapacità di camminare dritto (atassia), tremori incontrollabili (molto diversi dal leggero tremore), spasmi o contrazioni muscolari (mioclono), linguaggio confuso, impastato, difficile da comprendere (disartria);
- altri segnali gravi: visione offuscata o doppia, ronzio persistente nelle orecchie (acufeni), nei casi più gravi: convulsioni o perdita di coscienza
Gli interventi per l’eccessiva litiemia si mettono in atto per rimuovere il litio in eccesso dal corpo, come la somministrazione di liquidi per via endovenosa o, nei casi più seri, la dialisi.
Come prevenire la tossicità da litio?
La tossicità da litio è in gran parte prevenibile conoscendo i fattori che possono far aumentare i livelli di litio nel sangue, tra cui:
- disidratazione: questa è la causa più comune. Quando il corpo perde liquidi e sali (sodio) attraverso una sudorazione intensa (caldo estivo, attività fisica), febbre, vomito o diarrea, i reni cercano di trattenere il sodio e, così facendo, trattengono anche il litio, la cui concentrazione nel sangue aumenta;
- cambiamenti nella dieta: una drastica e improvvisa riduzione del sale (sodio) nella dieta può avere lo stesso effetto della disidratazione. È importante mantenere un'assunzione di sale normale e costante.
- interazioni farmacologiche: molti farmaci di uso comune possono interferire con l'eliminazione del litio; farmaci antinfiammatori Non Steroidei (FANS): Ibuprofene (es. Moment, Brufen), naprossene (es. Momendol), diclofenac (es. Voltaren) e altri FANS (ad eccezione dell'aspirina) possono ridurre l'eliminazione renale del litio, aumentandone i livelli. Per un mal di testa o un dolore, il paracetamolo è la scelta più sicura; per di più, i primi sono principalmente metabolizzati dai reni, mentre il paracetamolo è noto per avere un metabolismo principalmente epatico; alcuni diuretici: diuretici tiazidici usati per la pressione alta possono aumentare i livelli di litio; ACE-inibitori e Sartani: anche questi farmaci per la pressione alta possono aumentare la litiemia;
- funzionalità renale ridotta: persone con problemi renali preesistenti eliminano il litio più lentamente e sono a maggior rischio di accumulo.
Il litio – FAQ
Cos'è il litio
A differenza di molte molecole complesse sintetizzate in laboratorio, il litio è un elemento chimico naturale, un sale, presente in piccole quantità anche nell'acqua che beviamo. In medicina, viene utilizzato come "stabilizzatore dell'umore" che aiuta a mantenere l'umore all'interno di un intervallo di normalità, prevenendo le oscillazioni estreme che caratterizzano condizioni come il disturbo bipolare.
Il suo impiego primario è proprio nel trattamento del disturbo bipolare, dove si è dimostrato efficace sia nel gestire gli episodi acuti di mania (stati di euforia e iperattività) sia nel prevenire le ricadute, sia maniacali che depressive, nel lungo termine.
La sua efficacia è tale da essere considerato una terapia di prima linea. Ma il litio può essere prescritto anche per alcuni tipi di depressione resistente ad altri trattamenti, per il disturbo schizoaffettivo e, in alcuni casi, per la profilassi della cefalea a grappolo, una forma di mal di testa molto dolorosa.
Come funziona il litio nel cervello?
Nonostante decenni di utilizzo e di successi clinici, il meccanismo d'azione esatto del litio non è ancora stato completamente chiarito. Ma la ricerca ha formulato diverse ipotesi accreditate su come possa agire.
Si ritiene che il litio influenzi diversi sistemi a livello cerebrale. In primo luogo, sembra agire sui neurotrasmettitori, le sostanze chimiche che permettono alle cellule nervose di comunicare tra loro. La sua azione è modulare i sistemi della serotonina, della noradrenalina e della dopamina, che hanno la funzione di regolare l'umore, i pensieri e i comportamenti.
A differenza di altri farmaci, il litio non si limita a bloccare o a stimolare un singolo recettore, ma sembra ripristinare un equilibrio più generale. Agisce anche a livello intracellulare, modificando i sistemi di segnalazione (i cosiddetti "secondi messaggeri") e influenzando l'espressione di alcuni geni.