Dipendenza affettiva e violenza sulle donne: perché può rendere difficile chiedere aiuto? Parla lo specialista

Alessandra Familari | Autrice e divulgatrice informazione sanitaria
A cura di Alessandra Familari
Autrice e divulgatrice informazione sanitaria

Ultimo aggiornamento – 21 Novembre, 2025

Un uomo e una donna legati insieme da una corda per simboleggiare la dipendenza affettiva nei rapporti di violenza sulle donne.

Sono pochi i giorni che mancano alla ricorrenza della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che, come ogni anno, ricorda quanto il fenomeno sia complesso, radicato e intrecciato con dinamiche psicologiche profonde. 

Tra queste, una delle più delicate ma necessarie da affrontare è la dipendenza affettiva: una condizione che (si sottolinea) non causa la violenza, ma può contribuire a renderla più difficile da riconoscere, interrompere e denunciare.
La consapevolezza di questo legame  non vuole in alcun modo attribuire responsabilità alla vittima, ma illuminare i meccanismi che permettono agli uomini violenti di mantenere il controllo e, in alcuni casi, di rafforzarlo nel tempo.

Vediamo, anche grazie al contributo di uno dei nostri specialisti, Alberto Galia, i dettagli profondi di queste dinamiche.

Dipendenza affettiva e violenza sulle donne: perché sono collegate

Abbiamo domandato allo psicologo Alberto Galia quale sia il ruolo della dipendenza affettiva nell'ambito della violenza di genere. 

Ha illustrato che "tra i fattori psicologici che contribuiscono a spiegare perché molte donne rimangano intrappolate in relazioni violente vi è la dipendenza affettiva, una condizione in cui il bisogno dell’altro diventa così intenso da offuscare il proprio benessere, la capacità di porre limiti e la lucidità nel valutare la relazione. Sia chiaro: la dipendenza affettiva non causa automaticamente violenza, ma può creare un terreno psicologico che rende più difficile riconoscere e interrompere le relazioni abusanti".


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La dipendenza affettiva, dunque, è caratterizzata da un bisogno intenso, quasi compulsivo, di vicinanza emotiva e approvazione. La letteratura psicologica descrive questa tendenza come associata ad alcuni tratti come:

  • bassa autostima;
  • paura dell’abbandono; 
  • difficoltà nella regolazione emotiva; 
  • idealizzazione del partner. 

Ha inoltre aggiunto che "le persone con marcati tratti di dipendenza affettiva mostrano una maggiore probabilità di rimanere all’interno di relazioni in cui il partner esercita il controllo e si comporta in maniera svalutante o intimidatoria. Diverse revisioni sistematiche sulla violenza domestica evidenziano ad esempio come bassa autostima, timore dell’abbandono e iperinvestimento affettivo rappresentino fattori in grado di aumentare la tolleranza verso comportamenti violenti."

Infatti, negli gli studi citati dedicati alla violenza domestica, questi elementi si rivelano predittivi non della violenza in sé, ma della difficoltà a uscirne.

Le dinamiche relazionali tipiche della dipendenza affettiva, come anticipato dal nostro specialista, possono ostacolare la capacità di:

  • riconoscere precocemente i segnali di abuso;
  • porre limiti e proteggere il proprio spazio personale;
  • interpretare comportamenti controllanti come forme di “cura”;
  • confidarsi con familiari e amici per paura del giudizio;
  • interrompere la relazione anche quando è evidente il pericolo.

Numerose ricerche, di cui una molto recente, evidenziano inoltre come, nelle relazioni caratterizzate da alternanza di tensione, aggressione e riappacificazione, si sviluppi nel tempo un vero e proprio traumatic bonding: un legame che si consolida attraverso cicli ripetuti di paura e sollievo, e che altera la percezione della relazione stessa.

In proposito, Galia ha affermato che "in tali condizioni di stress cronico e potere sbilanciato, infine, può svilupparsi quello che in letteratura è noto come traumatic bonding, un legame traumatico che si rafforza proprio grazie al costante alternarsi di paura e sollievo. 

Chi presenta una struttura affettiva dipendente rischia di interpretare tali oscillazioni come segno d’intensità relazionale autentica anziché come segnale d’allarme, rimanendo intrappolato in un ciclo che perpetua la violenza e ostacola la richiesta di aiuto."

Perché molte donne non denunciano? I fattori psicologici

La narrazione semplicistica “basta andarsene” non tiene conto di ciò che la scienza ha chiarito negli ultimi anni: i meccanismi che trattengono una donna in una relazione violenta non sono legati alla volontà, ma a processi psicologici, economici e sociali molto profondi.

La letteratura identifica diversi ostacoli psicologici all’allontanamento:

  • il timore di un’escalation di violenza dopo la decisione di lasciare;
  • la speranza, alimentata dai cicli di scuse e momenti di calma, che il partner possa cambiare;
  • la vergogna per ciò che si sta subendo;
  • il timore di non essere credute o di essere giudicate;
  • la dipendenza economica, che spesso si sovrappone a quella affettiva.

In presenza di dipendenza affettiva, questi elementi possono risultare amplificati: la separazione viene avvertita come minaccia esistenziale, l’isolamento emotivo cresce e la capacità di chiedere aiuto si indebolisce.

Come si comportano gli uomini autori di violenza: i fattori in comune

Gli studi internazionali evidenziano pattern ricorrenti negli autori di violenza domestica, pur riconoscendo che non esiste un unico profilo psicologico. 

Le ricerche più accreditate individuano alcune caratteristiche comuni tra gli uomini autori di violenza:

  • insicurezza e bassa autostima: contrariamente all'immagine di forza che possono proiettare, molti aggressori sono profondamente insicuri. La violenza diventa un modo per affermare il potere e il controllo, compensando un senso di inadeguatezza personale
  • necessità di controllo e dominanza all’interno della relazione;
  • tendenza alla gelosia patologica e alla sorveglianza dell’altro;
  • distorsioni cognitive che giustificano la violenza (“lo faccio per il suo bene”, “mi ha provocato”);
  • difficoltà nella gestione della rabbia e delle emozioni negative;
  • uso della svalutazione e dell’umiliazione come strumenti di potere.

In molti casi, questi comportamenti tendono a presentarsi in modo graduale in forme sottili: isolamento dalla rete sociale, critiche sistematiche, controllo economico, manipolazioni emotive, minacce velate. Sono fasi riconosciute da numerosi studi sulla coercive control, una forma di violenza psicologica documentata e ampiamente studiata in Paesi come Regno Unito, USA e Canada.

Perché gli uomini violenti si legano spesso a donne con tratti di dipendenza affettiva?

La ricerca psicologica e criminologica mostra alcune connessioni significative, senza facili determinismi. Gli uomini autori di violenza tendono a ricercare partner percepite come più disponibili a tollerare comportamenti controllanti, oppure finiscono per accentuare vulnerabilità preesistenti attraverso strategie di isolamento, colpevolizzazione e rinforzo intermittente.

Diversi studi sul ciclo della violenza mostrano che:

  • il controllo è più semplice quando il partner ha paura dell’abbandono;
  • la svalutazione sistematica può abbassare progressivamente l’autostima della vittima;
  • i momenti di “luna di miele” rafforzano il legame e creano attaccamento;
  • la dipendenza affettiva può intensificarsi nel tempo come effetto del maltrattamento stesso.

Non si tratta mai di una “scelta” della vittima, né di una sua responsabilità: è il comportamento dell’aggressore a creare un clima emotivo che ostacola la chiarezza e la possibilità di reagire.

Si rivela sostanziale mettere in chiaro che la violenza di genere non è una questione privata né un fallimento personale. Essa rappresenta un fenomeno sociale e psicosociale, che occorre venga combattuto anche attraverso conoscenza, consapevolezza e accesso a strumenti di supporto psicologico e legale.

Solo illuminando i suoi ingranaggi più profondi possiamo contribuire a spezzare il silenzio e accompagnare le donne  verso percorsi di sicurezza, tutela e riconquista della libertà.


Fonti:

MDPI  - Intimate Partner Violence, Emotional Dependency, And SelfEsteem In Women: A Systematic Review

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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