Dopo aver annunciato il suo ritiro dalle scene a causa dell’afasia – un disturbo acquisito del linguaggio – le condizioni di Bruce Willis stanno peggiorando, tanto che tutta la famiglia (compresa l’ex moglie Demi Moore) si sta riunendo attorno all’attore.
Vediamo quali possono essere i prossimi scenari e le conseguenze di questa patologia.
Come sta Bruce Willis
Bruce Willis, dopo il peggioramento delle sue condizioni di salute (legate allo sviluppo del disturbo di afasia) sta trascorrendo le festività natalizie circondato dall'affetto della sua famiglia: si sono, infatti, riunite la moglie Emma Heming e le loro due figlie, Mabel (10 anni) ed Evelyn (8), ma anche l'ex Demi Moore e le tre figlie nate dal loro precedente matrimonio, Rumer (34), Scout (31) e Tallulah (28).
Negli ultimi giorni sarebbe proprio la moglie Emma la voce dell'attore che non riesce più a comunicare, né a capire il linguaggio altrui.
Una fonte vicina alla famiglia afferma come ci siano giorni in cui si vedono scorci del vecchio Bruce, ma sono brevi e sempre meno frequenti, sembra che la star stia scivolando sempre più lontano da loro.
Sempre stando alle parole di questa fonte, la famiglia si sta godendo ogni singolo momento insieme, stringendosi attorno all’attore per trascorrere insieme il periodo natalizio.
Inoltre, in concomitanza con la scoperta dell'afasia, Bruce Willis avrebbe deciso di mettere mano al testamento, ripartendo il suo patrimonio tra le tre figlie avute dall’ex moglie Demi Moore e l’attuale famiglia: mentre Rumer, Scout e Tallulah riceveranno un milione ciascuna, il resto dei 250 milioni di dollari spetterà all’attuale moglie dell’attore, Emma Heming, e alle due figlie della coppia Mabel e Evelyn.
Sui social la moglie ha provato a spiegare il momento difficile: “Il dolore che provo può essere paralizzante, ma è la forma più pura e profonda d’amore che si può provare. Sto imparando a conviverci”. L’ultima foto social dell’attore con la sua famiglia risale allo scorso giugno, stretto tra l’amore delle sue figlie e di Emma Heming, Willis è apparso felice, nonostante la malattia stesse già peggiorando.
Afasia: cos’è e cosa potrebbe accadere
Credits: IG emmahemingwillis
L’afasia si caratterizza per la presenza di lesioni alle parti del cervello preposte al linguaggio e porta alla perdita parziale, o completa, della capacità di esprimersi e di comprendere parole scritte o sentite.
Essa, generalmente, si manifesta all’improvviso e a seguito di un ictus o di un trauma cranico, ma può anche svilupparsi gradualmente in caso di tumore cerebrale o malattia neurologica progressiva.
Questo disturbo può colpire maggiormente i soggetti di mezza età o anziani, ma chiunque può esserne affetto (anche i bambini piccoli).
Esistono due categorie principali di afasia:
- fluente (il linguaggio rimane fluido, ma potrebbe contenere termini sconnessi e il soggetto potrebbe avere difficoltà nel comprendere gli altri);
- non fluente (il discorso risulta particolarmente faticoso e può consistere in una o due parole alla volta).
L’afasia provoca disturbi più o meno gravi in base alla grandezza della lesione, ad esempio:
- alcuni manifestano difficoltà quando devono esprimersi verbalmente, mentre la loro capacità di comprendere il linguaggio appare relativamente intatta.
- altri vedono alterata la loro capacità di comprendere quanto gli viene detto;
- c’è anche chi manifesta entrambe le condizioni.
Nei casi più gravi, una persona afasica può comprendere molto poco di ciò che gli viene detto e può essere in grado di dire solo qualche parola, come “si” o “no”.
Nelle forme più lievi, invece, chi ne è colpito riesce a sostenere una conversazione, ma potrebbe avere difficoltà nel trovare le parole o nel comprendere frasi molto lunghe e complesse.
L’afasia è un disturbo parecchio limitante: non parlare o parlare male comporta la perdita della propria identità, perciò la persona afasica può essere soggetta a depressione. Chi soffre di afasia deve affidarsi a medici e logopedisti specializzati per un’adeguata assistenza.
Infine, nella maggior parte dei casi, i primi mesi del disturbo vedono il cosiddetto “miglioramento spontaneo”, anche se il recupero è molto lento e permesso dalla capacità del cervello di riorganizzarsi.
Il trattamento logopedico è efficace purché avvenga per diversi anni; attualmente è considerato l’unico intervento esterno che incide sul miglioramento del disturbo afasico.
Se il soggetto ha avuto un danno importante, il recupero difficilmente è totale e la riabilitazione e la logopedia mirano a portare la comunicazione ad un livello sufficiente.
Nelle afasie progressive, invece, la cura è più problematica poiché si presenta in soggetti con forme di demenze che nel tempo vanno peggiorando e dove non esiste un protocollo di cura.
Va ricordato che un fattore determinante è la volontà e la determinazione del soggetto afasico e il supporto della famiglia.