Allergeni nascosti provocano 14 % di anafilassi: il nuovo studio

Alessandra Familari | Editor

Ultimo aggiornamento – 28 Agosto, 2025

Una donna ha una reazione allergica mentre mangia.

Le allergie alimentari sono in aumento, ma le liste ufficiali degli allergeni non sempre riflettono la realtà clinica. Un nuovo studio francese lancia l’allarme: alimenti insospettabili, come il latte e i formaggi di capra o pecora, il grano saraceno, i piselli e le lenticchie, sarebbero alla base di numerosi episodi di anafilassi, reazioni potenzialmente letali. Eppure, questi ingredienti non figurano tra i 14 allergeni che, secondo la normativa europea, devono essere evidenziati obbligatoriamente sulle etichette dei prodotti alimentari.

Lo studio: quasi 3.000 casi analizzati

L’indagine, coordinata da Dominique Sabouraud-Leclerc del Centre Hospitalier Universitaire de Reims e pubblicata sul network Allergy-Vigilance, ha preso in esame 2.999 casi di anafilassi alimentare registrati tra il 2002 e il 2023 in paesi francofoni.
I ricercatori hanno voluto identificare i cosiddetti allergeni emergenti, cioè quegli alimenti che, pur non essendo inclusi nella lista europea del 2011, sono risultati responsabili di almeno l’1% delle reazioni gravi.

Il risultato è netto: circa il 14% dei casi di anafilassi era legato a ingredienti non inseriti negli elenchi ufficiali. Una quota significativa, che mette in discussione l’adeguatezza delle attuali regole di etichettatura.

I principali allergeni emergenti

Tra i responsabili più frequenti spiccano:

  • latte e formaggi di capra o pecora: 2,8% dei casi, con reazioni particolarmente severe nei bambini maschi. Due decessi sono stati collegati a questo alimento;
  • grano saraceno: 2,4% dei casi, spesso consumato in prodotti che non riportano in etichetta la sua potenziale pericolosità;
  • piselli e lenticchie: tra l’1 e il 2% dei casi, ingredienti sempre più diffusi in alimenti vegetali e proteici;
  • pinoli e kiwi, anch’essi tra l’1 e il 2% dei casi;
  • mele e prodotti dell’alveare (polline, miele, pappa reale): circa l’1% dei casi;
  • alfa-gal, uno zucchero che può scatenare allergia alla carne rossa e ad altri prodotti di origine animale.

Particolarmente insidiose risultano le esposizioni “nascoste”, ad esempio quando questi alimenti vengono utilizzati come addensanti o ingredienti secondari in salse e preparazioni industriali.

Perché è necessario aggiornare la normativa

L’attuale normativa europea obbliga i produttori a segnalare in etichetta la presenza di 14 allergeni principali, tra cui arachidi, soia, latte vaccino, glutine e frutta a guscio. Questa lista, però, si basa su dati ormai datati (2011) e non tiene conto delle nuove evidenze cliniche.

Secondo i ricercatori, latte e formaggi di capra e pecora, grano saraceno, piselli e lenticchie dovrebbero essere immediatamente aggiunti alla lista degli allergeni da evidenziare obbligatoriamente in etichetta, ad esempio con il grassetto. Una misura che potrebbe salvare vite, garantendo alle persone allergiche informazioni chiare e sicure.

“Il nostro obiettivo principale è proteggere i consumatori allergici e fornire loro accesso a informazioni affidabili”, sottolinea Sabouraud-Leclerc. 

“Fa parte di una presa in carico completa: diagnosi, educazione, kit di emergenza e, soprattutto, la capacità di leggere le etichette in modo consapevole”.

Lo studio ha raccolto dati soprattutto da Francia, Belgio e Lussemburgo, ma le sue conclusioni potrebbero essere estese ad altri Paesi, seppur con differenze legate alle abitudini alimentari locali. Per gli autori, un aggiornamento della normativa europea avrebbe un effetto domino anche su altri Stati, contribuendo a una maggiore tutela a livello globale.

Ma cosa significa per i consumatori?

Per chi soffre di allergie alimentari il messaggio che tale studio vuole comunicare è quello di mantenere una soglia di viglianza alimentare attiva e prensente. 

Sicchè pure alimenti ritenuti “di nicchia” o in genere considerati sani possono nascondere rischi non indifferenti. 

In attesa di un aggiornamento normativo, i pazienti allergici devono affidarsi non solo all’etichetta, ma anche al parere del proprio allergologo, imparando a riconoscere possibili fonti di esposizione.

Come ricorda la ricerca, la gestione dell’allergia alimentare non si limita alla diagnosi: passa anche attraverso l’educazione del paziente e della famiglia, la disponibilità di kit di emergenza e la consapevolezza dei pericoli legati agli ingredienti nascosti.


Fonti:

 PubMed - Food Anaphylaxis: Eight Food Allergens Without Mandatory Labelling Highlighted by the French Allergy‑Vigilance Network


Alessandra Familari | Editor
Scritto da Alessandra Familari | Editor

Durante il percorso di studi in Lettere moderne ho avuto occasione di partecipare a diverse realtà editoriali che mi hanno introdotta nel mondo della scrittura web. Dopo tre anni di esperienza nel giornalismo, con particolare focus sulla sociologia e la psicologia sociale, ho cominciato a occuparmi di articoli sul benessere.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Alessandra Familari | Editor
Alessandra Familari | Editor
in Salute

56 articoli pubblicati

Contenuti correlati