Durante la gravidanza, ogni scelta alimentare diventa oggetto di riflessione. Anche cibi comuni come i calamari possono suscitare dubbi: fanno bene o è meglio evitarli? Si possono mangiare fritti? Possono contenere mercurio?
Cerchiamo di fare chiarezza, senza allarmismi, ma con l’attenzione che questa particolare fase della vita richiede.
Si possono mangiare i calamari in gravidanza?
Sì, in linea generale i calamari possono essere consumati in gravidanza. Si tratta di un alimento proteico, poco grasso e relativamente sicuro, soprattutto se confrontato con alcuni grandi pesci predatori (come tonno o pesce spada), che tendono ad accumulare quantità più elevate di mercurio.
Il calamaro è un mollusco cefalopode con un ciclo vitale breve, e questo riduce sensibilmente il rischio di bioaccumulo di metalli pesanti.
Detto ciò, è sempre importante prestare attenzione alla provenienza e alla cottura. Se si hanno dei dubbi, è sempre una buona idea chiedere consiglio al proprio medico.
Come cucinare i calamari in modo sicuro durante la gravidanza
Il modo in cui i calamari vengono preparati fa la differenza tra un pasto gustoso e sicuro e uno potenzialmente problematico.
Alcuni consigli pratici:
- cottura completa: devono risultare ben opachi e consistenti, senza parti gelatinose;
- niente crudo o marinato: evitare preparazioni con calamari non cotti o abbattuti professionalmente;
- attenzione alla frittura: sebbene non sia vietata, la frittura va limitata. I calamari fritti sono più pesanti da digerire e, in caso di nausea o reflusso, potrebbero peggiorare i sintomi.
Un’ottima alternativa è dettata dai calamari al forno ripieni di verdure, oppure in umido con pomodorini e prezzemolo, serviti con del riso integrale.
I benefici dei calamari in gravidanza
Oltre a essere gustosi e versatili in cucina, i calamari possono offrire alcuni vantaggi nutrizionali interessanti per le donne in gravidanza.
Fonte di proteine di alta qualità
I calamari sono una buona fonte di proteine magre, fondamentali per sostenere la crescita fetale, lo sviluppo dei tessuti e il mantenimento della massa muscolare materna.
In 100 grammi di calamaro cotto si trovano circa 16/18 grammi di proteine, con un contenuto lipidico molto basso.
Ricchi di vitamine e minerali
Questo mollusco fornisce diversi micronutrienti utili durante la gestazione:
- vitamina B12, coinvolta nella formazione dei globuli rossi e nella salute neurologica;
- selenio, un antiossidante che supporta la funzione tiroidea;
- fosforo, importante per le ossa;
- potassio, che contribuisce a regolare la pressione arteriosa;
- piccole quantità di vitamina A e zinco, utili per il sistema immunitario.
Favoriscono il metabolismo e la salute cellulare
Grazie alla presenza di rame e zinco, i calamari possono aiutare il corretto funzionamento del metabolismo e supportare la rigenerazione cellulare.
Inoltre, il contenuto di omega-3, seppur non elevato come in altri pesci, rappresenta un piccolo contributo alla salute del sistema nervoso fetale.
I rischi del mangiare calamari durante la gravidanza
Anche se generalmente sicuri, i calamari possono comportare dei rischi se non vengono trattati correttamente, o se consumati in quantità eccessive.
Vediamo i principali.
Rischio microbiologico
Come tutti i frutti di mare, anche i calamari vanno consumati solo previa cottura completa, soprattutto in gravidanza. Crudi o solo marinati (come nei carpacci o nel sushi), possono essere veicolo di batteri, virus o parassiti come la Listeria monocytogenes o l’Anisakis.
Una cottura adeguata neutralizza questi rischi: via libera a calamari alla griglia, in umido, ripieni o fritti, purché ben cotti.
Contenuto di colesterolo
I calamari, pur essendo magri, hanno un contenuto di colesterolo piuttosto elevato: circa 230 mg per 100 g.
Questo non significa che vadano evitati, ma che è meglio non consumarli troppo spesso, soprattutto se si hanno problemi lipidici già noti o se gli esami in gravidanza mostrano valori alterati.
Possibili allergie ai molluschi
Chi è allergico ai frutti di mare o ai molluschi deve ovviamente evitare i calamari.
Anche chi non ha mai manifestato reazioni allergiche im passato può sviluppare ipersensibilità durante la gravidanza. Se dopo il consumo compaiono sintomi come prurito, gonfiore, difficoltà respiratorie o nausea persistente, è fondamentale consultare il medico.
Quante volte alla settimana si possono mangiare i calamari in gravidanza?
I calamari possono essere inclusi nella dieta 1/2 volte a settimana, preferibilmente in alternanza con altre fonti proteiche di origine animale o vegetale. Come sempre, l’equilibrio è l’elemento chiave.
Se consumati all’interno di una dieta varia, accompagnati da cereali integrali, verdure e fonti di grassi buoni, rappresentano una scelta sicura e nutriente per molte donne in gravidanza.
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Calamari congelati o surgelati in gravidanza
Anche i calamari surgelati o congelati possono essere consumati senza problemi, purché di buona qualità e ben conservati.
È importante:
- verificare la provenienza e la data di scadenza;
- evitare prodotti già conditi o precotti con salse industriali ricche di sale;
- cuocerli sempre dopo il completo scongelamento (preferibilmente in frigorifero, e non a temperatura ambiente).
Calamari fritti in gravidanza
Una delle domande più frequenti riguarda i calamari fritti: si possono mangiare in gravidanza? La risposta è sì, ma con alcune considerazioni.
La frittura, di per sé, non è vietata durante la gestazione, ma andrebbe consumata con moderazione. I cibi fritti tendono a essere più pesanti, rallentano la digestione e possono aumentare la sensazione di nausea, acidità o reflusso, disturbi già piuttosto comuni in gravidanza.
Se si desidera una porzione di calamari fritti è possibile farlo senza timori, a patto che:
- siano ben cotti (niente impanature umide o crude all'interno);
- la frittura sia leggera, fatta con olio adatto ad alte temperature (come quello di arachidi o di oliva);
- vengano asciugati bene per eliminare l’eccesso di unto;
- siano consumati in quantità contenuta e non con troppa frequenza.
In altre parole, una porzione occasionale non è un problema, ma farne un’abitudine non è consigliabile, né per la digestione né per l’equilibrio nutrizionale generale. Meglio riservarli a un momento in cui ti senti bene e hai voglia di uno sfizio senza sensi di colpa.
Seppie in gravidanza
La seppia in gravidanza può essere consumata, purché sia ben cotta e di provenienza sicura. Si tratta di molluschi a basso contenuto di grassi, ricchi di proteine di buona qualità, vitamina B12, ferro e selenio: nutrienti utili per sostenere il metabolismo materno e contribuire allo sviluppo del feto.
A differenza di pesci di grandi dimensioni, le seppie hanno una vita breve e tendono ad accumulare quantità minime di mercurio, motivo per cui sono considerate sicure, se assunte con moderazione.
Come per altri frutti di mare, vanno però evitate se crude o solo scottate, per scongiurare il rischio di infezioni da batteri o parassiti.
Se si scelgono seppie fresche o surgelate, ben cotte (in padella, al forno o in umido) e consumate all’interno di una dieta varia, possono essere un’ottima fonte di nutrienti anche durante la gestazione.