Calamari in gravidanza: fanno bene o male? La guida completa

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 25 Agosto, 2025

piatto di calamari fritti con limone

Durante la gravidanza, ogni scelta alimentare diventa oggetto di riflessione. Anche cibi comuni come i calamari possono suscitare dubbi: fanno bene o è meglio evitarli? Si possono mangiare fritti? Possono contenere mercurio?

Cerchiamo di fare chiarezza, senza allarmismi, ma con l’attenzione che questa particolare fase della vita richiede.

Si possono mangiare i calamari in gravidanza?

Sì, in linea generale i calamari possono essere consumati in gravidanza. Si tratta di un alimento proteico, poco grasso e relativamente sicuro, soprattutto se confrontato con alcuni grandi pesci predatori (come tonno o pesce spada), che tendono ad accumulare quantità più elevate di mercurio.

Il calamaro è un mollusco cefalopode con un ciclo vitale breve, e questo riduce sensibilmente il rischio di bioaccumulo di metalli pesanti.

Detto ciò, è sempre importante prestare attenzione alla provenienza e alla cottura. Se si hanno dei dubbi, è sempre una buona idea chiedere consiglio al proprio medico.

Come cucinare i calamari in modo sicuro durante la gravidanza

Il modo in cui i calamari vengono preparati fa la differenza tra un pasto gustoso e sicuro e uno potenzialmente problematico.

Alcuni consigli pratici:

  • cottura completa: devono risultare ben opachi e consistenti, senza parti gelatinose;
  • niente crudo o marinato: evitare preparazioni con calamari non cotti o abbattuti professionalmente;
  • attenzione alla frittura: sebbene non sia vietata, la frittura va limitata. I calamari fritti sono più pesanti da digerire e, in caso di nausea o reflusso, potrebbero peggiorare i sintomi.

Un’ottima alternativa è dettata dai calamari al forno ripieni di verdure, oppure in umido con pomodorini e prezzemolo, serviti con del riso integrale.

I benefici dei calamari in gravidanza

Oltre a essere gustosi e versatili in cucina, i calamari possono offrire alcuni vantaggi nutrizionali interessanti per le donne in gravidanza.

Fonte di proteine di alta qualità

I calamari sono una buona fonte di proteine magre, fondamentali per sostenere la crescita fetale, lo sviluppo dei tessuti e il mantenimento della massa muscolare materna.

In 100 grammi di calamaro cotto si trovano circa 16/18 grammi di proteine, con un contenuto lipidico molto basso.

Ricchi di vitamine e minerali

Questo mollusco fornisce diversi micronutrienti utili durante la gestazione:

  • vitamina B12, coinvolta nella formazione dei globuli rossi e nella salute neurologica;
  • selenio, un antiossidante che supporta la funzione tiroidea;
  • fosforo, importante per le ossa;
  • potassio, che contribuisce a regolare la pressione arteriosa;
  • piccole quantità di vitamina A e zinco, utili per il sistema immunitario.

Favoriscono il metabolismo e la salute cellulare

Grazie alla presenza di rame e zinco, i calamari possono aiutare il corretto funzionamento del metabolismo e supportare la rigenerazione cellulare.

Inoltre, il contenuto di omega-3, seppur non elevato come in altri pesci, rappresenta un piccolo contributo alla salute del sistema nervoso fetale.

I rischi del mangiare calamari durante la gravidanza

Anche se generalmente sicuri, i calamari possono comportare dei rischi se non vengono trattati correttamente, o se consumati in quantità eccessive.

Vediamo i principali.

Rischio microbiologico

Come tutti i frutti di mare, anche i calamari vanno consumati solo previa cottura completa, soprattutto in gravidanza. Crudi o solo marinati (come nei carpacci o nel sushi), possono essere veicolo di batteri, virus o parassiti come la Listeria monocytogenes o l’Anisakis.

Una cottura adeguata neutralizza questi rischi: via libera a calamari alla griglia, in umido, ripieni o fritti, purché ben cotti.

Contenuto di colesterolo

I calamari, pur essendo magri, hanno un contenuto di colesterolo piuttosto elevato: circa 230 mg per 100 g.

Questo non significa che vadano evitati, ma che è meglio non consumarli troppo spesso, soprattutto se si hanno problemi lipidici già noti o se gli esami in gravidanza mostrano valori alterati.

Possibili allergie ai molluschi

Chi è allergico ai frutti di mare o ai molluschi deve ovviamente evitare i calamari.

Anche chi non ha mai manifestato reazioni allergiche im passato può sviluppare ipersensibilità durante la gravidanza. Se dopo il consumo compaiono sintomi come prurito, gonfiore, difficoltà respiratorie o nausea persistente, è fondamentale consultare il medico.

Quante volte alla settimana si possono mangiare i calamari in gravidanza?

I calamari possono essere inclusi nella dieta 1/2 volte a settimana, preferibilmente in alternanza con altre fonti proteiche di origine animale o vegetale. Come sempre, l’equilibrio è l’elemento chiave.

Se consumati all’interno di una dieta varia, accompagnati da cereali integrali, verdure e fonti di grassi buoni, rappresentano una scelta sicura e nutriente per molte donne in gravidanza.


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Calamari congelati o surgelati in gravidanza

Anche i calamari surgelati o congelati possono essere consumati senza problemi, purché di buona qualità e ben conservati.

È importante:

  • verificare la provenienza e la data di scadenza;
  • evitare prodotti già conditi o precotti con salse industriali ricche di sale;
  • cuocerli sempre dopo il completo scongelamento (preferibilmente in frigorifero, e non a temperatura ambiente).

Calamari fritti in gravidanza

Una delle domande più frequenti riguarda i calamari fritti: si possono mangiare in gravidanza? La risposta è sì, ma con alcune considerazioni.

La frittura, di per sé, non è vietata durante la gestazione, ma andrebbe consumata con moderazione. I cibi fritti tendono a essere più pesanti, rallentano la digestione e possono aumentare la sensazione di nausea, acidità o reflusso, disturbi già piuttosto comuni in gravidanza.

Se si desidera una porzione di calamari fritti è possibile farlo senza timori, a patto che:

  • siano ben cotti (niente impanature umide o crude all'interno);
  • la frittura sia leggera, fatta con olio adatto ad alte temperature (come quello di arachidi o di oliva);
  • vengano asciugati bene per eliminare l’eccesso di unto;
  • siano consumati in quantità contenuta e non con troppa frequenza.

In altre parole, una porzione occasionale non è un problema, ma farne un’abitudine non è consigliabile, né per la digestione né per l’equilibrio nutrizionale generale. Meglio riservarli a un momento in cui ti senti bene e hai voglia di uno sfizio senza sensi di colpa.

Seppie in gravidanza

La seppia in gravidanza può essere consumata, purché sia ben cotta e di provenienza sicura. Si tratta di molluschi a basso contenuto di grassi, ricchi di proteine di buona qualità, vitamina B12, ferro e selenio: nutrienti utili per sostenere il metabolismo materno e contribuire allo sviluppo del feto.

A differenza di pesci di grandi dimensioni, le seppie hanno una vita breve e tendono ad accumulare quantità minime di mercurio, motivo per cui sono considerate sicure, se assunte con moderazione.

Come per altri frutti di mare, vanno però evitate se crude o solo scottate, per scongiurare il rischio di infezioni da batteri o parassiti.

Se si scelgono seppie fresche o surgelate, ben cotte (in padella, al forno o in umido) e consumate all’interno di una dieta varia, possono essere un’ottima fonte di nutrienti anche durante la gestazione.

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

a cura di Dr.ssa Anna Maria Ferri
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