Vitamina K per neonati: perché è così importante alla nascita?

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 29 Ottobre, 2024

Mamma con neonata in braccio mentre la coccola

La vitamina K è necessaria per la coagulazione del sangue: senza questa importante vitamina, infatti, dai piccoli tagli possono derivare emorragie diffuse, anche molto rischiose, come nel caso dei danni cerebrali; i neonati potrebbero, di conseguenza, sviluppare un pericoloso problema di sanguinamento chiamato "malattia emorragica del neonato" o "emorragia da carenza di vitamina K" (vitamin K deficiency bleeding, VKDB). 

Nei neonati si somministra attraverso una iniezione, alla nascita, che si esegue come procedura raccomandata per prevenire il rischio di emorragia da carenza di questa vitamina, un problema di sanguinamento potenzialmente fatale nei bimbi appena nati.

Gli effetti collaterali della profilassi intramuscolare sono molto rari e di lieve entità, limitati per lo più a irritazione locale nel sito di iniezione; tuttavia, come anche in altri paesi, anche in Italia i genitori possono rifiutare la profilassi con vitamina K dopo essere stati adeguatamente informati. 

Vediamo, dunque, un approfondimento in merito. 

L'importanza della vitamina K ai neonati

Alla nascita, i neonati hanno livelli molto bassi di vitamina K nel sangue, la cui funzione, come premesso, è essenziale per la coagulazione del sangue e per la salute delle ossa.

Questo avviene sia perché non ne ricevono abbastanza dalla madre durante la gravidanza, in quanto non passa facilmente attraverso la placenta, sia perché l'intestino dei neonati non contiene ancora molti batteri in grado di produrre vitamina K.

Nel primo caso, anche se la donna segue una dieta ricca di vitamina K, solo una minima quantità ne viene trasferita al feto attraverso la placenta, quantità dunque non sufficiente a proteggere il bambino, dopo la nascita.

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Sebbene sia il miglior nutrimento per tutti i neonati, il latte materno contiene un livello relativamente basso di vitamina K; anche il latte artificiale, che ha più vitamina K per grammo fluido rispetto al latte materno, non copre ancora il fabbisogno di vitamina K.

Nel secondo caso, a questo punto è bene precisare la funzione dei batteri intestinali che sintetizzano la vitamina K2 o menadione, assorbita e utilizzata dall'organismo; questa forma di vitamina K è prodotta da alcuni batteri del microbiota intestinale, come specie del genere Bacillus ed Escherichia coli.

La quantità di vitamina K2 sintetizzata dai batteri intestinali non è però sufficiente a soddisfare del tutto il fabbisogno di vitamina K e la maggior parte di questa viene assunta con la dieta, soprattutto con le verdure a foglia verde (vitamina K1 o fillochinone).

Le forme di VKDB

La VKDB può manifestarsi in 3 forme:

  • insorgenza precoce: si verifica nel primo giorno di vita, entro le prime 24 ore;
  • insorgenza classica: si verifica tra il secondo giorno e la prima settimana di vita;
  • insorgenza tardiva: si verifica tra gli otto giorni e i sei mesi di vita.

Questo problema può verificarsi nell'arco dei primi 6 mesi di vita perché la maggior parte della vitamina K prodotta dal corpo proviene dal cibo e dai batteri sani nell'intestino.

Infatti, fino a quando non iniziano l'alimentazione complementare intorno ai 6 mesi, i neonati non hanno livelli sufficienti di vitamina K prodotta naturalmente.

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I sintomi dell'emorragia da carenza di vitamina K nei bambini

I bambini che non ricevono l'iniezione di vitamina K alla nascita possono non avere segni di emorragia per giorni, settimane o mesi.

Tra i sintomi che si possono verificare:

  • maggiore propensione alla formazione di lividi;
  • una pelle più pallida del solito;
  • la presenza di sangue nelle feci.

Le emorragie da carenza di vitamina K possono verificarsi in varie parti del corpo del bambino, come la pelle, il cordone ombelicale, il naso, la bocca, il tratto gastrointestinale e il cervello e possono essere pericolose al punto di causare danni cerebrali e di mettere a rischio la vita del neonato.

L'iniezione di vitamina K è fondamentale ma non obbligatoria

L'iniezione di vitamina K, più efficace della vitamina K orale, viene solitamente somministrata entro le prime ore dopo la nascita.

Questa modalità di somministrazione è la più efficace e sicura per prevenire l'emorragia da carenza di questo micro-nutriente che il latte materno fornisce solo piccole quantità, insufficienti a proteggere il neonato, soprattutto se allattato esclusivamente al seno. 

L'integrazione orale di vitamina K non è raccomandata perché ritenuta meno efficace, oltre a richiedere dosi multiple per diversi mesi al fine di ottenere gli stessi benefici della singola iniezione.

Le linee guida della Società Italiana di Neonatologia raccomandano la somministrazione di 0,5-1 mg di vitamina K per via intramuscolare a tutti i neonati alla nascita per prevenire il rischio di emorragia da deficit.

Non essendoci un protocollo nazionale uniforme, le modalità di profilassi (dose, via di somministrazione) possono variare tra i diversi punti nascita; inoltre, come premesso, sebbene la profilassi con vitamina K nei neonati sia una pratica raccomandata, non è obbligatoria: i genitori possono scegliere se autorizzarne o meno la somministrazione.

Infine, per concludere questo focus sulla vitamina K e neonati, vediamo quali sono quegli alimenti che – una volta cresciuto il bebè – sono i più raccomandati per fornire questo importante micronutriente. 

Alimenti più ricchi di vitamina K per il benessere del neonato

Intorno ai 6/8 mesi, con lo svezzamento e l'introduzione graduale di alimenti solidi, il bambino inizia ad assumere cibi ricchi di vitamina K, un passaggio importante per fornire al bambino tutti i nutrienti necessari per una crescita sana.

Tra gli alimenti più adatti in questa fase ci sono quelli che contribuiscono a soddisfare il fabbisogno crescente del bambino.

Vediamo quali sono le principali fonti alimentari di questa vitamina:

  • le verdure a foglia verde come verze, broccoli, cavoli, spinaci, lattuga, cime di rapa e radicchio;
  • alcuni legumi come piselli, lenticchie e semi di soia ne sono una buona fonte;
  • tra la frutta, l'avocado ne garantisce un apporto discreto.

Attenzione, però, alla cottura prolungata di alcuni ortaggi come pomodori e finocchi, che può ridurne il contenuto. 

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Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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