DSA e BES: come capire la differenza tra Disturbi Specifici dell'Apprendimento e Bisogni Educativi Speciali

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 06 Agosto, 2025

Bambini piccoli in fila che fanno un esercizio o un passo di danza.

Nel sistema scolastico, una quota sempre più significativa di studenti necessita di attenzioni particolari in presenza di Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA) e di Bisogni Educativi Speciali.

Chi lavora nel mondo della scuola, o ha figli in età scolare, può trovarsi di fronte a sigle come 'BES' e 'DSA', senza avere sempre riferimenti chiari. Ma ancora più importante è comprendere come gestire le difficoltà di apprendimento di bambini e ragazzi che rischiano di non sviluppare appieno il loro potenziale.

A questo proposito, la normativa italiana e le pratiche didattiche hanno introdotto strumenti e misure inclusive, dai piani personalizzati alle tecnologie compensative, per garantire a ogni alunno il diritto allo studio.

Vediamo, dunque, cosa sono BES e DSA e come affrontarli per trasformare delle difficoltà in opportunità di crescita e in un'ottica di scuola realmente inclusiva.

Qual è la differenza tra BES e DSA?

I DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) sono un sottoinsieme dei BES. Quindi I DSA rientrano nei BES. Tutti gli alunni con DSA rientrano nella più ampia categoria dei Bisogni Educativi Speciali, ma non tutti i BES hanno un DSA.

Un alunno con dislessia, disgrafia, discalculia o disortografia ha certamente un bisogno educativo speciale (in quanto presenta difficoltà specifiche certificate che richiedono misure didattiche particolari), però un alunno BES può anche non avere alcun DSA, né altra diagnosi clinica.

Le differenze tra BES e DSA riguardano dunque la natura del bisogno e il riconoscimento formale:

  • DSA Indica uno specifico disturbo dell'apprendimento definito dalla legge 170/2010. È una categoria diagnostica clinica: la certificazione di DSA viene rilasciata da specialisti (neuropsichiatri, psicologi) secondo protocolli regionali e linee guida scientifiche. Comporta diritti specifici (PDP obbligatorio, misure compensative/dispensative garantite per legge, eventuali strumenti per gli esami). Un DSA riguarda abilità scolastiche di base (lettura, scrittura, calcolo) e rimane tendenzialmente per tutta la carriera scolastica, pur potendo migliorare con il supporto adeguato;
  • BES indica un bisogno educativo "allargato", un concetto ombrello introdotto dal MIUR. Non richiede necessariamente una diagnosi medica: include situazioni molto diverse (disabilità, DSA, svantaggi vari) che hanno in comune la necessità di personalizzazione didattica. Il riconoscimento come BES può derivare da certificazioni (nel caso di disabilità o DSA si è automaticamente considerati anche BES) oppure da una segnalazione pedagogica interna. In quest'ultimo caso è il consiglio di classe, spesso in accordo con famiglie e specialisti esterni, a identificare il bisogno speciale e a decidere di attuare misure personalizzate. Essere “BES” di per sé non dà diritto agli insegnanti di sostegno aggiuntivi o a risorse specifiche di legge (tranne nei casi di disabilità certificata, dove interviene la L.104). Tutti gli alunni BES, compresi quelli senza diagnosi, hanno diritto a una didattica inclusiva e flessibile. Le scuole, in autonomia, possono predisporre PDP anche per BES non DSA e adottare strumenti compensativi idonei caso per caso.

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Un'altra differenza pratica: gli studenti con DSA sono ufficialmente registrati come tali nei dati scolastici (e come visto rappresentano circa il 5% degli alunni), mentre per i BES non certificati non esistono percentuali precise, perché l'identificazione dipende dai criteri adottati dalle singole scuole e spesso la condizione può essere temporanea (ad es. un alunno straniero può cessare di essere considerato BES una volta raggiunta una buona padronanza linguistica).

Dal punto di vista dell'approccio didattico quotidiano, però, BES e DSA convergono: in entrambi i casi la scuola è chiamata a mettere in atto la personalizzazione dell’insegnamento e a valorizzare le potenzialità dello studente, invece di focalizzarsi sui deficit. Questo rientra nel più generale cambio di prospettiva verso l’educazione inclusiva, di cui i DSA sono stati un catalizzatore importante in ambito normativo.

Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA): definizione e tipologie

I Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) sono difficoltà legate al modo in cui il cervello elabora alcune abilità scolastiche, come leggere, scrivere o fare calcoli. Si presentano in bambini e ragazzi con capacità cognitive nella norma e senza altri problemi neurologici o deficit sensoriali (udito, vista, e altri sensi).

La Legge 8 ottobre 2010 n.170 ha riconosciuto formalmente quattro tipologie principali di DSA.

Quali sono i 4 DSA?

La Legge 8 ottobre 2010, n. 170, intitolata "Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico", riconosce quattro tipologie di DSA

  • dislessia: disturbo specifico della lettura, che si manifesta con difficoltà nella decodifica del testo (es. lentezza, errori nel leggere);
  • disortografia: disturbo della competenza ortografica, che comporta errori nella scrittura corretta delle parole (omissioni, sostituzioni di lettere, ecc.);
  • disgrafia: disturbo della grafia, ovvero della qualità della scrittura, spesso illeggibile o molto faticosa per problemi di coordinazione motoria fine;
  • discalculia: disturbo specifico del calcolo, che comporta difficoltà nelle operazioni aritmetiche, nel comprendere i numeri e le quantità.

Questi disturbi non sono dovuti a scarsa intelligenza o mancanza di impegno, ma a modalità diverse di funzionamento neurocognitivo.

Un bambino con dislessia, ad esempio, può essere molto creativo e intelligente, ma leggere per lui rimane un processo arduo. È importante sottolineare che i DSA hanno una base neurobiologica: le difficoltà permangono nonostante adeguate opportunità educative, confermando che seppure si manifestino in presenza di capacità cognitive adeguate, possono rappresentare una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana.

Negli ultimi anni, i DSA hanno interessato una percentuale in crescita di alunni. Questo incremento indica una maggiore capacità di diagnosi e attenzione al problema, fondamentale per garantire pari diritti educativi.

Bisogni Educativi Speciali (BES): definizione e categorie

Il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES) è stato formalmente introdotto nella scuola italiana nel 2012 con la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012, intitolata “Strumenti d'intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica".

La sigla "BES" identifica una macro-area eterogenea di alunni che, per motivi diversi e anche solo per determinati periodi, richiedono un'attenzione speciale nell'apprendimento.

In altre parole, come da definizione ministeriale: i BES "sono espressi da quegli alunni che vivono una situazione particolare che li ostacola nell'apprendimento e nello sviluppo".

Questa situazione problematica può avere origine organica, biologica, oppure essere di natura familiare, sociale, ambientale o culturale, o derivare da una combinazione di questi fattori.

Chi rientra nella categoria dei BES?

All'interno dei BES, il Ministero dell’Istruzione ha individuato tre sotto-categorie principali:

  • disabilità: alunni con disabilità fisiche, sensoriali o cognitive certificati ai sensi della Legge 104/1992 (ad esempio, studenti con deficit intellettivo, disturbo dello spettro autistico, disabilità motorie, cecità o sordità. Questa categoria ha una tutela normativa specifica e risorse dedicate (come l'insegnante di sostegno);
  • disturbi evolutivi specifici: alunni con disturbi del neurosviluppo non rientranti nella disabilità, tra cui principalmente i DSA (disciplinati dalla L.170/2010), ma anche altri disturbi come il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD), i disturbi del linguaggio, i disturbi emotivo-comportamentali, e quelli dello spettro autistico ad alto funzionamento. Pur non essendo disabili in senso legale, questi studenti hanno difficoltà persistenti che richiedono personalizzazioni didattiche analoghe a quelle predisposte per i DSA;
  • svantaggio socio-economico, linguistico o culturale: alunni che incontrano ostacoli nell'apprendimento a causa del contesto di vita. Rientrano qui, ad esempio, bambini provenienti da famiglie socialmente svantaggiate, minori in affidamento, studenti di origine straniera con scarsa conoscenza dell'italiano, alunni con background culturale molto diverso che impatta sul rendimento scolastico. Queste situazioni non comportano diagnosi cliniche, ma rappresentano comunque bisogni speciali a cui la scuola deve rispondere con misure di supporto (ad esempio corsi di italiano L2 per stranieri, mediazione culturale, attenzioni sul piano relazionale).

Un gruppo di studenti e un adulto attorno a un tavolo con libri e un microscopio.

È importante comprendere che "BES" non è una diagnosi medica, ma un concetto pedagogico. Diversamente dai DSA o dalla disabilità, che vengono attestati da specialisti (rispettivamente mediante diagnosi clinica o certificazione ai sensi della legge 104), la condizione di BES può anche essere individuata autonomamente dalla scuola.

La Direttiva del 2012 e la successiva Circolare Ministeriale n.8/2013 autorizzano, infatti, i Consigli di Classe a riconoscere come BES quegli studenti che, pur privi di certificazioni formali, manifestino difficoltà tali da compromettere il loro percorso scolastico.

In questi casi, la scuola può e deve attivarsi con interventi didattici personalizzati. Ad esempio, un ragazzo con marcate difficoltà di apprendimento legate a un contesto familiare disagiato o un bambino appena arrivato in Italia che fatica con la lingua possono essere considerati alunni BES a tutti gli effetti, anche senza una diagnosi sanitaria. L'obiettivo è dare loro subito il supporto necessario per non rimanere indietro.

La categoria dei BES si è evoluta nel tempo. Nel 2019 il MIUR ha chiarito che rientrano tra i BES anche gli studenti plusdotati, ossia quelli con alto potenziale intellettivo (i cosiddetti "gifted"). Questi ragazzi, pur avendo capacità cognitive molto elevate, possono manifestare disagio scolastico (noia, demotivazione, difficoltà relazionali) e trarre beneficio da una didattica maggiormente personalizzata.

Con la Nota MIUR n.562 del 3 aprile 2019, il Ministero ha esplicitato che gli alunni ad alto potenziale sono da considerare BES. Questo provvedimento ha semplicemente sancito una prassi che molti istituti avevano già adottato per non disperdere il talento di tali studenti.

Cos'è il Piano Didattico Personalizzato (PDP) e perché è importante

Come già descritto per i DSA, il PDP è lo strumento principe per formalizzare gli interventi. Si utilizza non solo nei casi obbligatori (DSA certificati), ma anche per altri BES: ad esempio un PDP può essere redatto per un alunno con ADHD o con difficoltà comportamentali; per uno studente non madrelingua che necessiti di misure didattiche particolari, o per un ragazzo plusdotato.

Il PDP ha valore di contratto formativo condiviso tra scuola, famiglia e, se presenti, servizi sanitari o terapisti. Nel PDP vengono elencati: gli obiettivi didattici individualizzati, gli strumenti compensativi e le misure dispensative accordati, le forme di verifica e valutazione personalizzate (ad esempio interrogazioni programmate, verifiche differenziate, uso di mappe concettuali durante i test) e ogni altro accorgimento utile.

Fonti ufficiali e di approfondimento: Ministero dell’Istruzione – Linee guida e normative su BES e DSA; Legge 170/2010 e Linee Guida MIUR sui DSA; Direttiva MIUR 27/12/2012 sui BES; D.Lgs 66/2017 (Decreto Inclusione) e s.m.i.; Dati statistici MIUR e ISTAT su inclusione scolastica.

Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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