Plasma: cosa contiene
ll
plasma è la componente liquida del
sangue e ne rappresenta circa il 55% del volume.
È composto soprattutto da acqua, che rappresenta approssimativamente il 92% del suo peso, ma anche da altre sostanze, tra cui:
La concentrazione della componente acquosa viene mantenuta entro un range di valori costanti grazie all'assunzione di liquidi con la dieta e tramite il controllo della loro escrezione a livello renale.
La frazione proteica del sangue è costituita principalmente da
albumine (4,5 grammi per 100 mL),
globuline (2,7 grammi per 100 mL) e
fibrinogeno (2,25 grammi per 100 mL).
Plasma: a cosa serve
Il
plasma riveste un ruolo fondamentale nell’organismo e ha diverse funzioni tra cui:
- trasportare anticorpi;
- trasportare le proteine che favoriscono la coagulazione, ovvero i fattori della coagulazione;
- trasportare ormoni dalla ghiandola endocrina che li ha secreti fino all’organo o tessuto bersaglio;
- trasportare enzimi;
- trasportare alle cellule del corpo fattori nutrienti quali il glucosio, lipidi, sali minerali;
- rimuove i prodotti di scarto come l'anidride carbonica o l'acido lattico per favorire l’eliminazione.
Plasma e sangue: che differenza c'è
Il plasma sanguigno è la componente acquosa del sangue che ne rappresenta circa il 55% del volume. Esso contiene, oltre all’acqua (92%), proteine (8%), nutrienti, prodotti del metabolismo, ormoni ed elettroliti inorganici, ma è privo di cellule, che, al contrario, rappresentano la parte corpuscolata dello stesso (45% del volume).
A cosa serve una trasfusione di plasma
La
trasfusione di plasma può essere di fondamentale importanza, e un vero salvavita, nel caso di soggetti con patologie dovute a una carenza di fattori o proteine in esso presenti.
Così, pazienti affetti da emofilia, che soffrono cioè per la mancanza congenita di specifici fattori della coagulazione, possono essere curati grazie alla somministrazione di questi fattori che vengono estratti dal plasma donato.
Esistono inoltre patologie per le quali la cura più efficace consiste nella somministrazione del plasma intero, ossia del plasma che non è stato sottoposto all’estrazione di specifiche sostanze. Questa casistica riguarda patologie legate a una
carenza sistemica di anticorpi ed è fondamentale anche per la terapia delle gravi
ustioni.
La
donazione di plasma riveste inoltre un ruolo fondamentale nella
cura di molte patologie croniche anche rare; molti disordini genetici possono essere trattati unicamente attraverso la somministrazione di plasma o sostanze da esso estratte, pertanto chi decide di donare il plasma offre la possibilità di salvare molte vite e di aiutare chi non ha un’alternativa.
Donazione di plasma
Donazione del plasma: a cosa serve
La donazione di plasma, o
plasmaferesi, consiste in un normale
prelievo di sangue che, a differenza dei prelievi di sangue intero, viene immediatamente sottoposto a
centrifugazione. La centrifuga, ruotando molto velocemente, spinge la frazione corpuscolata del sangue, che è più pesante, a separarsi dalla frazione liquida, ovvero il plasma, che è ovviamente più leggera. Questo consente la separazione meccanica delle due componenti del sangue e di isolare il plasma.
La plasmaferesi è una procedura fondamentale in quanto consente lo sviluppo di numerosi farmaci: i cosiddetti farmaci plasmaderivati. La separazione del plasma dalla parte corpuscolata consente di estrarre da esso tutte le molecole proteiche presenti che possono risultare utili per la produzione di farmaci e la messa a punto di terapie per tutti quei pazienti che soffrono di patologie legate al deficit delle diverse sostanze plasmatiche.
In dettaglio, nel plasma si possono individuare i fattori della coagulazione che possono così essere isolati ed estratti, così come gli anticorpi, ossia i fattori responsabili della risposta immunitaria del corpo alle infezioni batteriche o virali.
Chi può donare il plasma
Per potersi sottoporre a un prelievo per la donazione di plasma, sono necessari diversi requisiti fondamentali, ovvero:
- età compresa tra i 18 e i 60 anni;
- peso corporeo maggiore o uguale a 50 kg.
Prima di effettuare il prelievo del plasma si viene sottoposti a diverse analisi del sangue per verificare che i valori di
proteinemia, piastrine ed emoglobina siano nella norma e consentano il prelievo in totale sicurezza. Il donatore deve essere sano e non deve essere affetto da patologie quali
epatiti virali o infezioni da
HIV: il plasma viene comunque testato successivamente alla aferesi.
Quando si può donare il plasma
La durata della aferesi, ossia del prelievo, è compresa tra i 40/50 minuti. Il volume prelevato deve essere compreso tra un minimo di 600 mL ed un massimo di 700 mL al netto dell’anticoagulante, con un volume massimo complessivo di 1,5 litri al mese e 12 litri nell’anno.
L’intervallo di tempo minimo consentito tra due donazioni di plasma e tra una donazione di plasma e una di sangue intero o piastrinoaferesi è di 14 giorni mentre tra una donazione di sangue intero o di piastrinoaferesi e una di plasma è di 30 giorni.
Cosa mangiare prima della donazione di plasma
Il giorno del prelievo è preferibile presentarsi a digiuno al centro prelievi o avendo fatto una colazione leggera a base di frutta fresca o spremute, thè, caffè poco zuccherati, pane non condito o altri carboidrati. Si consiglia, invece, di evitare i latticini.
Cosa fare dopo una donazione di plasma
A donazione terminata il medico indirizza il donatore a fare colazione. I donatori con rapporto di lavoro dipendente hanno diritto ad astenersi dal lavoro per l'intera giornata in cui effettuano la donazione, conservando la normale retribuzione; il centro rilascia certificazione.
Plasma iperimmune e Covid-19: la terapia col plasma
Per
plasma iperimmune si intende il
plasma isolato da un soggetto guarito da una qualsiasi infezione virale che, perciò, si presenta ricco di anticorpi contro il patogeno. Il plasma iperimmune di pazienti guariti da
SARS-CoV-2 presenta quindi gli anticorpi neutralizzanti e non che si sono generati durante la risposta immunitaria del soggetto e che hanno sconfitto il virus causativo del
Covid-19.
Dall’inizio della pandemia, e in assenza di cure specifiche contro SARS-Cov-2, il plasma iperimmune si è presentato come una delle possibili strategie per trattare i pazienti con Covid-19. Il principio alla base di questo trattamento è quello di somministrare ai pazienti il plasma delle persone che sono guarite dall’infezione sperando che gli anticorpi contenuti in esso possano aiutare il ricevente a superare la malattia. Partendo da questo presupposto, nel giro di pochi mesi si sono moltiplicati gli esperimenti e i trial clinici a riguardo.
Purtroppo, l'utilizzo del plasma iperimmune nei pazienti con forme gravi di Covid-19 non sortisce alcun effetto. Questo vale sia sulla mortalità sia sul miglioramento clinico della malattia. Questa è la conclusione tranciante di uno studio realizzato dall'Hospital Italiano de Buenos Aires e pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine. Questi risultati si sommano a quelli ottenuti anche da uno studio, pubblicato sulle pagine del British Medical Journal, in cui la somministrazione del plasma iperimmune si è dimostrata inefficace rispetto a un placebo.
Nonostante i risultati non positivi ottenuti nel trattamento delle forme più gravi di Covid-19, rimane ancora da investigare il ruolo del plasma iperimmune nel trattamento delle forme lievi e moderate e in particolari sottogruppi di persone. È proprio per questa ragione che iniziative di raccolta del plasma dei pazienti guariti, come quella del Centro Nazionale Sangue dell'Istituto Superiore di Sanità, continuano a essere messe in atto.