Non seguire le regole della Maturità per provare a essere ascoltati: parliamo del disagio psicologico alla base della protesta degli studenti

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 15 Luglio, 2025

Studenti che escono dalla scuola in gruppo

Sempre più studenti quest’anno scelgono una forma di protesta inusuale ma efficace durante l'esame di Maturità: rifiutare l'orale per esprimere il proprio dissenso verso il sistema scolastico.

Non si tratta di semplice impreparazione, ma di una scelta consapevole per denunciare criticità percepite nel mondo dell'istruzione.

Scopriamo di più sull’aspetto psicologico di questa protesta.

Le critiche degli studenti al sistema scolastico

L’esempio emblematico del rifiuto dell’esame orale della maturità, che ha dato il via, è quello di Maddalena Bianchi, diciannovenne di Belluno, che, invece di rispondere alle domande della commissione, ha pronunciato un discorso argomentato, spiegando le sue motivazioni: una protesta contro i "meccanismi di valutazione scolastici, l'eccessiva competitività e la mancanza di empatia del corpo docente". Nonostante il gesto, Maddalena è stata comunque promossa, avendo raggiunto la sufficienza con i soli voti degli scritti.

Non è un caso isolato: anche Gianmaria Favaretto, diciannovenne di Padova, ha adottato lo stesso approccio, venendo anch'egli promosso grazie a un punteggio sufficiente; un altro studente, poi, proveniente dal Lazio e iscritto a un istituto privato di Firenze, ha rifiutato l'orale dichiarando apertamente che la "scuola uccide il dialogo".

Nelle Marche, a Piobbico (Pesaro-Urbino), la diciannovenne Mariasole ha letto un discorso in cui ha criticato il sistema scolastico per non "favorire cittadini pensanti".

Infine, un giovane studente bresciano, che frequentava un liceo a Bergamo, ha anch'egli deciso di non sostenere l'orale, accettando il voto di 61/100 ottenuto dagli scritti, sufficiente per la promozione.

La sua scelta è stata motivata dalla protesta contro un "sistema burocratizzato" che, a suo dire, privilegia le prestazioni immediate piuttosto che il la crescita formativa dell'individuo.

Questi episodi accendono un faro su un malcontento diffuso tra i giovani, che sentono il bisogno di esprimere in modo forte il loro desiderio di una scuola più equa, empatica e orientata alla crescita personale piuttosto che alla mera valutazione.

Per offrire un quadro psicologico più ampio è utile sottolineare i risultati di una recente indagine condotta dall'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza rivela un quadro preoccupante sulla salute mentale dei giovani italiani.

La consultazione pubblica, che ha coinvolto circa 7.500 studenti delle scuole secondarie attraverso la piattaforma iopartecipo.garanteinfanzia.org, ha evidenziato come una percentuale significativa di adolescenti stia affrontando disturbi ricorrenti dall'inizio della pandemia.

I dati sono allarmanti: oltre la metà dei ragazzi intervistati (51,4%) soffre di ansia o tristezza prolungate in modo ricorrente; quasi altrettanti, il 49,8%, lamenta un eccesso di stanchezza, mentre il 46,5% dichiara di provare spesso nervosismo.

A questi sintomi si aggiungono problemi fisici altrettanto diffusi: il 29% accusa frequenti mal di testa e ben il 25,4% riferisce di avere difficoltà a dormire bene.

A prendere posizione sul dibattito c’è anche una voce autorevole del panorama scolastico e televisivo, Andrea Maggi, noto professore de Il Collegio. In una lettera pubblicata sul Gazzettino, offre un'analisi schietta e incisiva delle proteste, sottolineando due aspetti cruciali: il "disagio reale degli studenti" e "l'ipocrisia del sistema scolastico".

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Maggi evidenzia un paradosso inquietante: la scuola promuove quasi tutti, eppure gli studenti sono insoddisfatti e i risultati reali vacillano.

La radice del problema, secondo lui, risiede nell'autonomia scolastica e nella pressione esterna a migliorare l'apparenza.

La promozione diventa così una necessità strategica: "mostrare all'esterno che tutti i suoi studenti vengono promossi" serve a garantire un buon numero di iscritti, il mantenimento dei posti di lavoro per i docenti e adeguati finanziamenti; una scuola che boccia o che ha voti bassi, al contrario, risulta meno appetibile.

Il risvolto della medaglia dei voti

Il testo Off the Mark: How Grades, Ratings, and Rankings Undermine Learning (but Don’t Have To) di Jack Schneider ed Ethan L. Hutt apre un’ampia riflessione sul ruolo dei voti nel percorso scolastico.

Infatti, come evidenziato dai due docenti, il sistema scolastico attuale, purtroppo, sembra aver trasformato l'esperienza educativa per molti studenti in una mera corsa al voto.

Non più veri e propri studenti, bensì "dipendenti" di un sistema in cui il loro compito principale è quello di accumulare punteggi; le "mansioni" sono delineate dai programmi e dai compiti da svolgere, e lo "stipendio" non è una busta paga settimanale, ma si traduce nei voti trimestrali.

Questa logica è stata evidenziata anche in un contesto di emergenza come la pandemia di coronavirus, quando uno studente ha sottolineato come i voti rappresentassero una sorta di "compensazione".

Inoltre, l'attuale enfasi sui voti, piuttosto che sull'effettivo apprendimento, rischia di erodere il valore intrinseco dell'istruzione: mentre a parole invitiamo i giovani a coltivare la passione per la conoscenza e presentiamo la scuola come un luogo dove scoprire e realizzare il proprio potenziale, le azioni e gli incentivi del sistema spesso raccontano una storia diversa.

Va specificato che l'ottenimento di buoni voti non è, di per sé, un ostacolo allo sviluppo di un genuino amore per l'apprendimento.


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Anzi, gli studenti con i massimi voti possono acquisire competenze importanti e abitudini produttive nel loro percorso verso pagelle impeccabili.

Il punto cruciale, però, è che la struttura del nostro sistema educativo è tale da rendere l'apprendimento un elemento quasi accessorio rispetto alla gran parte delle attività svolte dai giovani mentre avanzano nel percorso scolastico.

In definitiva, è innegabile che i voti fungano da forte motivatore per gli studenti; il rovescio della medaglia, però, è che questa motivazione non sempre si traduce in un reale desiderio di apprendimento.

Il rischio è che l'attenzione si sposti dal processo di crescita e acquisizione di conoscenze all'obiettivo finale del punteggio, svuotando di senso il percorso educativo.

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

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Arianna Bordi | Editor
Arianna Bordi | Editor
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