“Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso”, scriveva Daniel Pennac.
Ma come possiamo sentirci meglio grazie alla lettura? Può diventare un’esperienza collettiva? Ne abbiamo parlato con Ilenia Caito (@ileniacaito su Instagram), organizzatrice di eventi dedicati ai libri e specializzata in libroterapia.
Ciao Ilenia, raccontaci brevemente di te e del tuo lavoro con i libri
Mi chiamo Ilenia Caito e lavoro da anni nel mondo dei libri, della cultura e dell’educazione, con particolare attenzione alla promozione della lettura come pratica comunitaria e trasformativa.
Ho creato gruppi di lettura, eventi letterari e percorsi di accompagnamento alla lettura in vari contesti, anche con pubblici non tradizionali.
Oggi il mio lavoro ruota intorno all’idea che i libri possano essere strumenti potenti per conoscersi meglio, stare in relazione e generare cambiamento.
Com’è nata l’idea di organizzare eventi collettivi dedicati ai libri che andassero oltre i gruppi di lettura?
L’idea è nata da un bisogno molto semplice ma urgente: creare spazi in cui sentirsi accolti, ascoltati e liberi di condividere.
I gruppi di lettura sono spesso esperienze intime, ma mi sono chiesta cosa sarebbe accaduto se avessimo provato a uscire dalla modalità “analitica” o “critica” e ci lasciassimo attraversare dai libri, dalle emozioni e dai temi che sollevano.
È da lì che ho iniziato a sperimentare eventi più esperienziali, con un taglio anche "psicologico", in cui la letteratura diventasse un ponte verso l’altro e verso se stessi.
Parlaci della libroterapia e dei suoi benefici
La libroterapia, o come mi piace dire lettura trasformativa, è l’uso consapevole della lettura come strumento per esplorare vissuti, emozioni, desideri e paure.
Non si tratta di “curare con i libri” in senso stretto, ma di scegliere testi che aiutino ad affrontare certe fasi della vita, a sentirsi meno solз, a nominare ciò che non si riesce a dire.
È una pratica che ha effetti positivi sul benessere emotivo, sulla consapevolezza di sé e anche sulla capacità di empatia.
Quali sono i riscontri ricorrenti che emergono da questi eventi? Ti chiediamo tre motivi che potrebbero incuriosire i lettori a partecipare
Quello che sento dire più spesso è: “Non pensavo che un libro potesse fare questo” oppure “È la prima volta che condivido una cosa così”.
Spesso le persone arrivano per curiosità e scoprono che possono portare dentro lo spazio dell’incontro qualcosa di molto autentico, senza sentirsi giudicate.
C’è gratitudine, stupore, ma anche il desiderio di continuare. E questo, per me, è il segnale più bello.
Dunque, perché partecipare a questa tipologia di eventi?
- perché non si tratta solo di “parlare di libri”, ma di vivere un’esperienza che lascia qualcosa anche a lungo termine;
- perché è un’occasione per rallentare, ascoltare e ascoltarsi, in un tempo che spesso ci chiede solo di correre;
- perché nei libri si trovano risposte che non sapevamo di cercare – e farlo insieme ad altre persone rende tutto ancora più potente.