Soia e tiroide: ecco cosa dicono gli esperti e le ultime ricerche mediche

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 25 Settembre, 2025

Una foto con varie forme della soia, come edamame, salsa di soia, tofu, latte di soia su un tavolo di legno

La soia è un alimento sempre più presente nelle diete moderne, consumata come alternativa ai latticini (basti pensare al latte di soia nelle colazioni).

Esiste, però, una diffusa preoccupazione secondo cui "la soia fa male alla tiroide", in particolare per chi soffre di ipotiroidismo o tiroidite di Hashimoto.

Questa convinzione porta alcune persone ad eliminare tofu, bevande di soia e derivati dalla propria alimentazione per timore di effetti negativi sugli ormoni tiroidei.

Ma quanto c’è di vero? Scopriamolo.

Isoflavoni di soia e tiroide: cosa sapere

Perché mai la soia è finita nel mirino già negli anni '30? La soia contiene composti bioattivi che in passato hanno destato preoccupazione riguardo alla tiroide.

In particolare, gli isoflavoni della soia (fitoestrogeni come genisteina e daidzeina) che possono agire da gozzigeni: si tratta di sostanze antinutrienti capaci di interferire con la normale funzione tiroidea. 

All'epoca, le ricerche di laboratorio condotte sia in vivo sugli animali sia in vitro ovvero con le cellule, sembravano indicare che gli isoflavoni potessero bloccare un enzima chiave, la tireoperossidasi, la TPO, che serve a produrre gli ormoni tiroidei.

Ma non solo, anche l'uso dello iodio sembrava compromesso, ostacolandone l'assorbimento da parte della tiroide o interferendo  con l'enzima che sintetizza gli ormoni tiroidei (T3 e T4).

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Già negli anni '60, ci furono segnalazioni di neonati con gozzo che prendevano formule a base di soia, ma non sono stati riscontrati problemi di crescita o sviluppo ormonale nei bambini nutriti con formule di soia arricchite con iodio.

Inoltre, il meccanismo gozzigeno non è esclusivo della soia, lo si riscontra anche in altri vegetali come le verdure crucifere (cavoli, broccoli, etc.), e di per sé non causa problemi se l'apporto di iodio è adeguato e il consumo è moderato.

Gli studi più recenti sulla soia, quelli condotti sull'uomo, e soprattutto le metanalisi che sintetizzano i risultati di molteplicistudi, hanno evidenziato che in adulti sani e con un apporto di iodio normale, la soia ha un effetto minimo o quasi nullo sui livelli degli ormoni tiroidei circolanti FT3 e FT4.

In sostanza, per le persone senza problemi di tiroide, l'allarme iniziale è stato poi ridimensionato nel tempo, in parte perché alcune di queste analisi hanno visto un aumento lieve, ma statisticamente significativo, del TSH, elemento che può diventare rilevante, invece, in situazioni cliniche più specifiche.

Cosa dicono gli studi oggi su soia e tiroide?

Le evidenze scientifiche indicano che la soia può diventare un problema solo in condizioni particolari, prima fra tutte la carenza iodica: in persone con basso apporto di iodio un alto consumo di soia poteva associarsi a un aumento del TSH (un segno di compensazione da lieve ipotiroidismo).

La compromissione della sintesi degli ormoni tiroidei a causa dei fitoestrogeni della soia si verifica solo in condizioni di grave deficit di iodio.

Un altro possibile meccanismo di interferenza riguarda l’assorbimento degli ormoni tiroidei: diversi studi hanno confermato che i prodotti contenenti soia possono ridurre l'assorbimento della levotiroxina (l'ormone tiroideo sintetico T4 usato come farmaco) se assunti contemporaneamente. 


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Ciò significa che in pazienti ipotiroidei che consumano grandi quantità di soia (ad esempio vegetariani/vegani che ogni giorno assumono latte di soia, tofu, ecc.), potrebbe rendersi necessaria un'aggiustamento del dosaggio del farmaco per mantenere l'eutiroidismo.

Anche qui, però, entrano in gioco altri fattori: uno stato di ipofunzione tiroidea preesistente e/o un ridotto apporto di iodio nella dieta possono far sì che la soia contribuisca a scompensare la situazione.

Al contrario, nelle persone con tiroide sana e apporto iodico adeguato, la soia non sembra avere effetti gozzigeni clinicamente significativi.

Questa distinzione è fondamentale per capire perché la soia è innocua per la maggior parte delle persone, pur richiedendo qualche precauzione in chi ha già problemi di tiroide.

Le revisioni sistematiche e metanalisi più recenti forniscono dati rassicuranti: non esistono studi clinici sull'uomo che dimostrino un effetto negativo significativo del consumo di soia sulla tiroide. Ad esempio, una rassegna del 2021 che ha analizzato ben 417 studi condotti sull'uomo ha concluso che "la soia non interferisce con la funzionalità della tiroide".

Anche precedenti meta-analisi sono giunte a conclusioni simili: l’assunzione di soia nell'ambito di una dieta equilibrata non altera i livelli degli ormoni tiroidei (T3, T4, TSH) in persone sane.

In alcuni studi si è notato al massimo un lievissimo aumento del TSH, indicativo di uno stimolo leggermente maggiore alla tiroide, ma senza però alcun impatto clinico rilevante sui parametri tiroidei. Il consumo di soia non è mai stato associato a disfunzioni come l'ipertiroidismo o i noduli tiroidei. 

Insomma, nel soggetto eutiroideo il mito della soia "dannosa" non trova riscontro scientifico; al contrario, la letteratura concorda che la soia non provoca disturbi alla tiroide se la ghiandola è sana e la dieta fornisce sufficiente iodio.

A supporto di ciò, uno studio clinico condotto su persone con ipotiroidismo subclinico (quindi con TSH moderatamente elevato ma funzione tiroidea ancora compensata) ha testato alte dosi di fitoestrogeni: 66 mg al giorno di estratti di soia per diverse settimane non hanno peggiorato la funzionalità tiroidea di questi soggetti a rischio. 

Questo dosaggio corrisponde a quantità di isoflavoni ben superiori a quelle che una persona media assume mangiando soia; eppure, non si è osservato alcun passaggio all'ipotiroidismo conclamato.

Ciò conferma che un consumo moderato di soia non causa ipotiroidismo, a patto, ribadiamo, che l'organismo disponga di iodio a sufficienza per fabbricare gli ormoni tiroidei.

Il rapporto tra soia e ipotiroidismo

Chi soffre di ipotiroidismo (ad esempio a causa di tiroidite di Hashimoto) ha il dubbio di dover eliminare del tutto la soia dalla dieta, ma le evidenze dicono di no. Non ci sono sufficienti prove che le persone con ipotiroidismo debbano escludere del tutto la soia dalla loro alimentazione.

Studi specifici su pazienti ipotiroidei non mostrano peggioramenti dello stato tiroideo dovuti alla soia, se non nelle situazioni già discusse di concomitante carenza iodica.

In pratica, anche chi ha la tiroide "pigra" può consumare soia tranquillamente, purché la dieta non sia carente di iodio e si seguano alcune accortezze nell'assunzione dei farmaci.

L'attenzione deve essere posta all'interferenza della soia con l'assorbimento dei farmaci: infatti, il problema per chi è in terapia ormonale sostitutiva (levotiroxina) è l'eventuale interferenza con l'assorbimento del farmaco.

La soia (così come le fibre, il caffè e altri alimenti) può legarsi al farmaco e ridurne l'entrata in circolo se viene ingerita nello stesso momento. La raccomandazione pratica dei medici è di assumere la levotiroxina al mattino a stomaco vuoto e attendere almeno 2-4 ore prima di consumare cibi a base di soia.

In tal modo, il farmaco sarà già stato assorbito dall'intestino tenue e la soia non potrà influire sulla terapia; questa semplice precauzione risolve il 99% dei potenziali problemi: infatti, rispettando il digiuno pre-colazione e garantendo un corretto apporto iodico, il consumo di soia non rappresenta un pericolo per la tiroide nemmeno in chi è ipotiroideo.

In caso di ipertiroidismo, invece, l'avvertenza è solo quella di evitare un eccesso di iodio. La soia non ha alcun influsso in questo senso.

Il latte di soia fa male alla tiroide?

Di per sé, il latte di soia non fa male alla tiroide; nei soggetti con ipotiroidismo o disturbi tiroidei, però, un consumo eccessivo può interferire con l'assorbimento della terapia ormonale (levotiroxina), soprattutto se assunto nelle ore vicine al farmaco.

Anche se non ci sono prove che la soia causi malattie tiroidee, si consiglia comunque di distanziare il consumo di latte di soia di almeno 2 ore dalla terapia tiroidea.

Lecitina di soia e tiroide

Un capitolo a parte merita la lecitina di soia, nominata spesso quando si parla di tiroide: è un fosfolipide estratto dai semi di soia, utilizzato come emulsionante in molti prodotti alimentari (cioccolato, margarine, prodotti da forno) e venduto anche come integratore per il benessere cardiovascolare.

Si pensa che "lecitina di soia" sull’etichetta equivalga alla presenza di soia e quindi la associano a possibili rischi per la tiroide; in realtà, la soia come alimento e la lecitina di soia non sono la stessa cosa: la lecitina è solo un componente lipidico isolato; le ricerche indicano che non esistono evidenze di effetti avversi della lecitina di soia sulla funzione tiroidea.

Dunque, trovarla tra gli ingredienti di un alimento non deve allarmare, perché si tratta di un additivo sicuro da questo punto di vista: l'unica cautela spetta alle persone con allergia conclamata, ma non per motivi legati alla tiroide.

I consigli per un consumo più sicuro di soia

Ecco cosa tenere a mente quando si consuma la soia:

  • moderazione nel consumo della soia;
  • preferire prodotti a base di soia meno lavorati. tofu, tempeh ed edamame, bio e non OGM (organismi geneticamente modificati) anziché prodotti trasformati come isolati proteici di soia, proteine in polvere e integratori di soia. Gli alimenti minimamente lavorati contengono livelli inferiori di isoflavoni, i composti della soia che possono influenzare la funzione tiroidea;
  • tenere sotto controllo la funzioni tiroidea in presenza di particolari condizioni cliniche come ipotiroidismo, se si consuma soia regolarmente;
  • la soia può rendere più difficile per l'organismo assorbire i farmaci sostitutivi dell'ormone tiroideo, come la levotiroxina. Per garantire un assorbimento corretto, si consiglia di assumere il farmaco per la tiroide a stomaco vuoto. Attendere almeno tre o quattro ore dopo aver assunto il farmaco per la tiroide prima di consumare alimenti o bevande contenenti soia;

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  • mantenere un buon livello di iodio: la soia può interferire con la capacità dell'organismo di utilizzare lo iodio, un minerale essenziale per la produzione degli ormoni tiroidei. l'apporto di iodio può provenire da altre fonti alimentari o integratori;
  • attenzione alle interazioni con altri farmaci: la soia può interagire anche con altri farmaci, come anticoagulanti (warfarin e alcuni antidepressivi, in particolare gli SSRI). La genisteina, un composto presente nella soia, potrebbe legarsi ai recettori della serotonina e ridurne l'efficaci.
Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Maurizio Romano
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