Un legame inesplorato: virus di Epstein-Barr e lupus

Arianna Bordi | Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello
A cura di Arianna Bordi
Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello

Data articolo – 19 Novembre, 2025

Giovane medico in uniforme che lavora al microscopio eseguendo analisi presso l'ufficio del laboratorio

Immaginate un virus infantile così comune da essere praticamente ubiquitario, un "ospite" silente nel corpo di oltre il 90% degli adulti.

E se proprio questo virus, apparentemente innocuo, fosse il fattore scatenante nascosto del lupus, una debilitante malattia autoimmune cronica che affligge milioni di persone in tutto il mondo?

Questa è l'ipotesi avanzata da una nuova e importante ricerca pubblicata su Science Translational Medicine: gli scienziati hanno puntato il dito contro il Virus di Epstein-Barr (EBV), noto ai più per essere la causa della mononucleosi, la cosiddetta "malattia del bacio".

La scoperta che cambia la prospettiva

Il dottor William Robinson, professore di immunologia e reumatologia presso la Stanford University e autore senior dello studio, non ha usato mezzi termini per descrivere la portata del lavoro: “È la scoperta più importante emersa dal mio laboratorio in tutta la mia carriera. Riteniamo che si applichi al 100 per cento dei casi di lupus.”

Il lupus è una patologia complessa e dispettosa, in cui il sistema immunitario, che dovrebbe difenderci, si rivolta e comincia ad attaccare i tessuti sani in ogni parte del corpo; ne risulta un'infiammazione che può danneggiare pelle, articolazioni, reni, cuore e nervi; è una malattia che colpisce in modo sproporzionato le donne, che costituiscono circa il 90% dei casi.

Attualmente, per la maggior parte dei pazienti la gestione dei sintomi è possibile, ma circa il 5% sviluppa complicazioni potenzialmente fatali; una cura definitiva, come per la sclerosi multipla, altra malattia legata a questo virus, purtroppo non esiste ancora.


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La maggior parte di noi contrae l’EBV nell'infanzia o nell'adolescenza attraverso la saliva (condivisione di bevande o baci).

“Praticamente l'unico modo per non prendere l'EBV è vivere in una bolla”, ha affermato Robinson, aggiungendo che se si è vissuta una vita normale, le probabilità di averlo sono quasi di 20 a 1.

Una volta entrato, il virus non se ne va più, ma si rifugia silenziosamente nelle cellule B, i nostri "soldati" immunitari produttori di anticorpi ed è qui che la situazione degenera nel lupus.

Il dirottamento delle cellule “ribelli”

Il team di Stanford ha utilizzato sofisticate tecnologie di sequenziamento per osservare l'interazione tra l'EBV e il sistema immunitario.

Hanno scoperto che, nei malati di lupus, le cellule B infettate dal virus sono circa 25 volte più numerose rispetto ai soggetti sani.

Il meccanismo è subdolo:

  1. l'EBV produce una proteina chiave, chiamata EBNA2;
  2. laproteina attiva geni umani che sono strettamente coinvolti nel processo infiammatorio.
  3. le cellule B infettate dall'EBV vengono dirottate e trasformate in vere e proprie "cellule ribelli";
  4. queste cellule iperattive spingono poi altre cellule immunitarie ad attaccare i nuclei delle cellule sane, una dinamica che è la firma distintiva del lupus.

In sostanza, il virus "recluta" e arma una parte del sistema immunitario, spingendolo a scatenare una risposta autoimmune conclamata quando si accumula un numero sufficiente di queste cellule manipolate.

Oltre il lupus: nuove frontiere mediche

I ricercatori ipotizzano che la stessa risposta virale e questo meccanismo di dirottamento possano giocare un ruolo in altre malattie autoimmuni, come la sclerosi multipla (SM), l'artrite reumatoide e il morbo di Crohn.

Certo, fattori genetici, ceppi virali diversi o altri agenti ambientali sono probabilmente necessari per spiegare perché solo alcune persone, pur infettate dall'EBV, sviluppano il lupus, ma i risultati di questa recente ricerca aprono una via d'uscita fondamentale: la prevenzione.

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Diverse aziende, infatti, sono già al lavoro per sviluppare vaccini contro l'EBV e, sebbene dovrebbero essere somministrati in età precoce, prima dell'esposizione, la possibilità di neutralizzare alla radice il principale fattore scatenante del lupus e forse di altre malattie autoimmuni offre un'enorme speranza per il futuro.

Fonti:

Science Translational Medicine - Epstein-Barr virus reprograms autoreactive B cells as antigen-presenting cells in systemic lupus erythematosus

Ultimo aggiornamento – 20 Novembre, 2025

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