Test del ritmo circadiano: la nuova frontiera della medicina personalizzata

Alessandra Familari | Autrice e divulgatrice informazione sanitaria

Ultimo aggiornamento – 30 Luglio, 2025

Una sveglia.

Per decenni il ritmo circadiano è rimasto una variabile invisibile: determinante per la salute, ma inaccessibile nella pratica clinica

Una nuova generazione di test biologici consente oggi di rilevare con precisione il ritmo circadiano individuale, aprendo scenari inediti per la personalizzazione delle terapie, la gestione del sonno e la regolazione del metabolismo. 

Dopo lunghi anni di studi sui meccanismi dell’orologio interno e sulle sue implicazioni cliniche, la disponibilità di strumenti non invasivi ( come analisi su capelli, saliva o sangue) segna un punto di svolta. 

Non si tratta di una scoperta recente, ma di un passaggio cruciale: la possibilità concreta di misurare l’ora biologica e integrarla nella pratica medica e nella prevenzione.

Ritmi interni: la svolta delle terapie su misura

Il corpo umano è regolato da una rete di orologi biologici che scandiscono l’attività di organi e tessuti nell’arco delle 24 ore. 

Si parla di ritmo circadiano per indicare l’oscillazione quotidiana di funzioni come la produzione ormonale, la pressione arteriosa, la temperatura corporea, ma anche l’attivazione genica e la risposta ai farmaci. 

Secondo uno studio guidato da John Hogenesch (University of Pennsylvania), il 43% dei geni nei topi si esprime in modo ritmico. La scoperta ha un risvolto clinico diretto: oltre la metà dei farmaci più utilizzati al mondo agisce su proteine che seguono un ritmo circadiano.

Da qui la nascita della cronoterapia, ovvero l’idea di somministrare i trattamenti nei momenti in cui sono più efficaci e meno tossici per l’organismo. 

I primi studi risalgono agli anni ’90, con risultati promettenti soprattutto in oncologia: un piccolo trial su donne con tumore ovarico ha mostrato che la chemioterapia somministrata alle 6 del mattino riduce nausea e stanchezza rispetto alla sera. 

Una revisione del 2022 ha confermato che, nella maggior parte dei casi, l’efficacia resta invariata ma gli effetti collaterali si riducono.

Dal laboratorio alla clinica

Fino a poco tempo fa, valutare il ritmo circadiano di una persona richiedeva procedure complesse: per rilevare l’inizio della secrezione di melatonina (marker dell’orologio centrale) servivano prelievi ogni mezz’ora in ambiente buio controllato. Questo ha limitato l’applicazione clinica della cronoterapia, rendendola impraticabile su larga scala.

Oggi, la situazione sta cambiando. Nuovi test,  di cui alcuni già disponibili al pubblico, consentono di stimare l’orario interno tramite un semplice campione. 

Il test BodyClock, ad esempio, analizza l’RNA dei follicoli piliferi per determinare l’attivazione dei geni dell’orologio. Il risultato è una mappa circadiana personalizzata, utile per stabilire l’orario ideale per dormire, mangiare o allenarsi, e potenzialmente per ricevere terapie.

Un altro test, TimeTeller, si basa sulla saliva ed è impiegato anche in ambito oncologico: un trial in partenza su 242 pazienti con tumore polmonare valuterà se personalizzare l’orario dell’immunoterapia, anziché affidarsi a una media statistica, possa aumentare ulteriormente la sopravvivenza.

Oltre alla medicina di precisione, la rilevazione dell’orologio interno apre a nuove strategie per il benessere quotidiano. L’esposizione alla luce, il timing dei pasti, la qualità del sonno e la risposta all’esercizio fisico possono essere ottimizzati in base al cronotipo individuale. 

Alcuni test suggeriscono anche fasce orarie ideali per l’assunzione di nutrienti o per il digiuno intermittente.

Restano però dei limiti: i test attuali forniscono una fotografia ritardata (fino a 5 settimane) e non riescono ancora a distinguere il ritmo dei singoli organi. 

Le ricerche in corso puntano a sviluppare marcatori multipli che permettano interventi ancora più mirati, specie per chi lavora su turni o affronta frequenti cambi di fuso orario.

La possibilità di leggere l’orologio biologico rappresenta un passo decisivo verso una medicina più rispettosa della fisiologia individuale. Non si tratta più solo di cosa curare, ma di quando farlo. E il tempo, in medicina, potrebbe presto diventare uno strumento terapeutico a tutti gli effetti.

Alessandra Familari | Autrice e divulgatrice informazione sanitaria
Scritto da Alessandra Familari | Autrice e divulgatrice informazione sanitaria

Dopo gli studi in Lettere Moderne, ed esperienze giornalistiche si è specializzata in divulgazione su tematiche come salute del cervello, alimentazione e attività fisica, si occupa di informazione scientifica con un approccio rigoroso e multidisciplinare. Su Pazienti.it firma articoli dedicati ai legami tra nutrizione, sport e benessere mentale, evidenziando come le scelte quotidiane possano influire sulla salute del corpo e della mente. Tra i temi affrontati: il ruolo dell’attività fisica nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e neurodegenerative; la connessione tra alimentazione e funzioni cognitive; i meccanismi attraverso cui il movimento migliora l’umore, la memoria e la qualità del sonno. La sua scrittura unisce evidenza scientifica, chiarezza comunicativa e orientamento pratico: ogni articolo invita il lettore a comprendere meglio come allenare non solo il corpo, ma anche il cervello. Il suo obiettivo è promuovere una cultura del benessere integrato, fondata su consapevolezza, conoscenza e prevenzione quotidiana. .

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