Quali sono i rischi della mastoplastica additiva? Una panoramica completa

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 27 Agosto, 2025

Primo piano di un chirurgo coi guanti che prova una protesi sul seno di una cliente coperto da un top sportivo

Come ogni intervento chirurgico, anche la mastoplastica additiva comporta alcuni rischi nel breve, medio e lungo termine, legati all'atto operatorio in sé, come infezioni, ematomi o reazioni all'anestesia.

Una volta comprese le tecniche e i materiali utilizzati, è più semplice comprendere anche le eventuali complicanze che possono emergere, sia nell’immediato post-operatorio sia nel medio-lungo termine.

Scopriamo di più.

Cos'è la mastoplastica additiva e come si esegue

La mastoplastica additiva è un intervento chirurgico finalizzato ad aumentare il volume del seno o a migliorarne la forma.

Si tratta di una procedura eseguita in anestesia generale, che prevede l’inserimento di protesi mammarie in silicone.

Le protesi possono essere collocate in diverse sedi:

  • sotto la ghiandola mammaria;
  • sotto il muscolo pettorale;
  • oppure in una posizione intermedia (dual plane), a seconda della morfologia della paziente e delle indicazioni del chirurgo.

L'incisione può avvenire in tre aree principali:

  • nel solco sottomammario;
  • attorno all'areola;
  • meno frequentemente, nell'ascella.

Il tipo di accesso, il posizionamento e la scelta delle protesi, per forma, dimensione e rivestimento, vengono stabiliti durante la visita preoperatoria, in base alla struttura anatomica e alle aspettative della paziente.

Materiali di riempimento delle protesi

Le protesi utilizzate nella mastoplastica additiva sono costituite da un involucro in silicone, riempito con due possibili materiali:

  • gel di silicone coesivo: è il materiale più usato. Ha una consistenza che imita il tessuto mammario ed è progettato per mantenere forma e volume anche in caso di rottura dell’involucro;
  • soluzione salina: meno diffusa, viene introdotta nel corpo già alloggiata nel suo involucro e poi riempita con soluzione fisiologica sterile. In caso di rottura, il liquido viene riassorbito naturalmente, ma le protesi saline sono meno stabili nella forma e più soggette a svuotamenti nel tempo.

La scelta del materiale dipende da diversi fattori:

  • aspettative estetiche;
  • caratteristiche anatomiche;
  • preferenze del chirurgo;
  • protocolli clinici aggiornati.

Possibili complicazioni della mastoplastica additiva

Queste complicanze sono comuni a molte procedure chirurgiche, ma vediamo come si applicano alla mastoplastica additiva:

Reazioni all'anestesia 

L'intervento può essere eseguito in anestesia generale o in anestesia locale con sedazione profonda. La scelta dipende dalla complessità del caso, dalle preferenze della paziente e dal parere dell'équipe medica.

Sebbene le reazioni avverse gravi all'anestesia siano oggi molto rare grazie ai moderni farmaci e alle tecniche di monitoraggio, esiste sempre un rischio minimo.

Ecco perché si esegue la visita pre-operatoria con il medico anestesista, un passaggio obbligatorio; durante questo colloquio, il medico valuta la storia clinica, eventuali allergie e le condizioni generali di salute per personalizzare l'anestesia e ridurre al minimo ogni possibile pericolo.   

Durante la visita, la paziente deve informare di tutti i farmaci che assume, in particolare anticoagulanti o anti-infiammatori (come l'aspirina), che devono essere sospesi per un periodo adeguato prima dell'intervento, come da indicazioni mediche.   

Sanguinamento e ematoma

Un modesto sanguinamento dalle ferite chirurgiche è normale nelle prime ore dopo l'intervento. 

In alcuni casi, però, può verificarsi un sanguinamento più cospicuo all'interno della tasca che ospita la protesi, portando alla formazione di un ematoma, ovvero una raccolta di sangue. L'incidenza di ematomi clinicamente importanti è relativamente bassa, stimata intorno all'1%.

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 I sintomi da non sottovalutare:

  • un gonfiore improvviso e asimmetrico di un seno;
  • dolore intenso;
  • un evidente cambiamento di colore della pelle.

In presenza di questi segnali bisogna contattare immediatamente il proprio chirurgo.

Ematomi di piccole dimensioni possono riassorbirsi spontaneamente, ma quelli più grandi potrebbero richiedere un drenaggio chirurgico o, nei casi più seri, un secondo intervento per evacuare il sangue e, talvolta, rimuovere temporaneamente la protesi.   

Infezioni 

L'infezione è un rischio presente in qualsiasi procedura che preveda un'incisione della pelle: per contenere questo rischio l'intervento deve essere eseguito in una struttura sanitaria autorizzata, con sale operatorie che rispettino rigorosi protocolli di sterilità; essendo, però, pur sempre una procedura invasiva, questo rischio non sarà mai parificato a zero.

La maggior parte delle infezioni post-operatorie può essere trattata con una terapia antibiotica mirata, talvolta identificando il batterio specifico tramite un antibiogramma. In casi rari e gravi, però, se l'infezione non risponde ai farmaci e coinvolge la protesi, potrebbe essere necessario rimuovere l'impianto.

Se ciò accade, si dovrà attendere diversi mesi prima di poter procedere con un nuovo intervento di inserimento.

Raccolte di liquidi (sieroma) e problemi di guarigione

Oltre alle complicanze più immediate, il processo di guarigione può comportare alcune conseguenze della mastoplastica additiva:

  • sieroma: simile all'ematoma, il sieroma è una raccolta di liquido, in questo caso siero (la parte liquida e giallognola del sangue), che si può formare attorno alla protesi. Anche in questo caso, piccole raccolte tendono a riassorbirsi da sole, mentre sieromi più voluminosi possono causare gonfiore e fastidio e richiedere un drenaggio da parte del chirurgo;
  • cicatrici e guarigione delle ferite: le cicatrici sono una conseguenza inevitabile e permanente di ogni intervento chirurgico. Il chirurgo farà ogni sforzo per posizionare le incisioni (ovvero, nel solco sottomammario, attorno all'areola o nell'ascella) in modo che siano il più possibile nascoste e discrete. Ma la qualità finale della cicatrice non dipende solo dalla tecnica chirurgica, bensì anche da fattori individuali e genetici. In alcuni soggetti, si possono sviluppare cicatrici anomale, come quelle ipertrofiche (in rilievo e arrossate) o cheloidi (che crescono oltre i margini della ferita originale). Queste condizioni possono richiedere trattamenti specifici (come laser o infiltrazioni) o, in alcuni casi, un intervento di revisione della cicatrice.   

Fattori come il fumo di sigaretta e il diabete sono noti per compromettere la microcircolazione e, di conseguenza, la guarigione delle ferite, aumentando il rischio di complicazioni come la deiscenza (riapertura della ferita) o, in casi molto rari, la necrosi (morte) di piccole aree di tessuto cutaneo.

Per questo motivo è fondamentale smettere di fumare per il periodo indicato dal chirurgo prima e dopo l'operazione.   

Complicanze a lungo termine della mastoplastica additiva

Superata la fase post-operatoria immediata, inizia un nuovo capitolo: la convivenza a lungo termine con gli impianti mammari.

Le protesi sono dispositivi medici che interagiscono con il corpo e sono soggette a cambiamenti nel tempo. 

Contrattura capsulare: la complicanza più comune

La complicanza più comune legata alle protesi mammarie è la contrattura capsulare: infatti, quando un qualsiasi corpo estraneo viene inserito nell'organismo, questo reagisce in modo protettivo creando attorno ad esso una sottile membrana di tessuto cicatriziale, chiamata "capsula periprotesica".

Nella stragrande maggioranza dei casi, questa capsula è morbida, elastica e svolge una funzione utile, aiutando a mantenere la protesi in posizione. Questa è una reazione fisiologica e del tutto normale.   

Il problema sorge quando, per ragioni non ancora del tutto chiarite, questa capsula si ispessisce, si indurisce e inizia a "stringere" la protesi, contraendosi.

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Questo fenomeno anomalo prende il nome di contrattura capsulare con sintomi che possono variare da un leggero indurimento del seno a una deformazione visibile, dolore e una sensazione di rigidità al tatto.   

Sebbene il rischio di incorrere in questa complicanza oggi sia molto ridotto rispetto al passato, grazie al progresso in ambito tecnologico e chirurgico, è bene esserne consapevoli e metterlo in conto. 

Cause della contrattura 

La comparsa della contrattura è multifattoriale. Tra le cause e i fattori di rischio più studiati vi sono:

  • biofilm: una contaminazione batterica subclinica (non abbastanza forte da causare un'infezione evidente) sulla superficie della protesi, che può innescare una risposta infiammatoria cronica e portare all'ispessimento della capsula;
  • ematoma o sieroma: la presenza di raccolte di sangue o siero non riassorbite può prolungare il processo infiammatorio e stimolare una cicatrizzazione più aggressiva;
  • tipo di protesi e posizionamento: alcuni studi hanno mostrato che le protesi con superficie liscia hanno un'incidenza di contrattura leggermente superiore rispetto a quelle con superficie testurizzata (ruvida). Inoltre, il posizionamento della protesi dietro il muscolo pettorale (sottomuscolare o "dual plane") sembra ridurre il rischio rispetto al posizionamento dietro la ghiandola (sottoghiandolare), forse perché il movimento del muscolo esercita una sorta di "massaggio" costante che mantiene la capsula più elastica;
  • radioterapia: le pazienti che hanno subito radioterapia al torace (ad esempio, per un precedente tumore al seno) hanno un rischio più elevato di sviluppare una contrattura capsulare. 

Malattia da protesi mammaria o Breast Implant Illness (BII)

Con il termine BII si intende una costellazione di sintomi sistemici molto vari che alcune donne con protesi mammarie riferiscono di sviluppare. 

I sintomi riportati assomigliano a quelli delle condizioni autoimmuni:

  • affaticamento cronico;
  • dolori articolari e muscolari;
  • perdita di capelli;
  • difficoltà di concentrazione/perdita di memoria;
  • problemi respiratori;
  • eruzioni cutanee e altri problemi dermatologici;
  • disturbi del sonno e ansia.

La BII non è ancora una diagnosi medica ufficiale, perché la comunità scientifica sta studiando il fenomeno, ma non è stata ancora identificata una causa biologica chiara né un test diagnostico specifico.

Ciò non significa che i sintomi riportati dalle pazienti non siano reali, al contrario, la loro esperienza è al centro della ricerca; molte donne, infatti, coinvolte da studi medico-scientifici, riportano un miglioramento significativo o una completa risoluzione dei sintomi dopo l'intervento di rimozione delle protesi (espianto).

Questo dato aneddotico è uno degli elementi più importanti che spingono la ricerca a proseguire, per capire se esista un legame di causa-effetto e quali possano essere i meccanismi biologici sottostanti.   

FAQ – Domande frequenti sulla mastoplastica additiva

Vediamo nel dettaglio alcuni dubbi ricorrenti su questa tipologia di operazione;

Come si differenziano le rotture degli impianti salini da quelle in silicone e quali sono le raccomandazioni per il monitoraggio?

Le rotture degli impianti salini sono immediatamente evidenti perché l'impianto si sgonfia e la soluzione salina viene assorbita in modo sicuro dal corpo.

Al contrario, le rotture degli impianti in silicone moderno sono spesso "silenti" e potrebbero non presentare sintomi immediati, perché il gel di silicone coesivo tende a non migrare.

Per rilevare le rotture silenti degli impianti in silicone si raccomanda una risonanza magnetica o un'ecografia 5-6 anni dopo il posizionamento degli impianti e successivamente ogni due o tre anni, anche in assenza di sintomi.

La mastoplastica additiva può influire sull'allattamento e sulla sensibilità del seno? 

Anche se nella maggior parte dei casi le donne con impianti mammari possono allattare con successo, in futuro l'allattamento può essere influenzato dalla posizione delle incisioni.

Le pazienti che intendono allattare dopo l'intervento dovrebbero discutere con attenzione queste tecniche con il proprio chirurgo.

Inoltre, la sensibilità del capezzolo e del seno può aumentare o diminuire dopo l'intervento, e può esserci un certo grado di dolore; sebbene questi cambiamenti siano solitamente temporanei, in rari casi possono essere permanenti.

Cos'è l'innesto di grasso come alternativa agli impianti mammari e quali sono i suoi vantaggi e svantaggi?

Il trasferimento di grasso, o innesto di grasso, è un'alternativa agli impianti mammari per le pazienti che desiderano un piccolo aumento delle dimensioni del seno (fino a circa una taglia di coppa).

Questa procedura prevede la liposuzione per prelevare il grasso da altre aree del corpo, la purificazione del grasso e la sua reiniettato nel seno per migliorare l'asimmetria, aumentare il decolleté o il volume.

Il vantaggio principale del trasferimento di grasso è che non comporta il rischio di contrattura capsulare o sintomi sistemici associati agli impianti.

Si tratta pur sempre di una procedura chirurgica seria con i propri rischi e complicazioni, e c'è la possibilità che una parte del grasso reiniettato non attecchisca e venga riassorbita dal corpo, rendendo talvolta necessaria una seconda procedura.

Cosa influenza la formazione delle cicatrici dopo l'intervento al seno?

Sebbene esistano tecniche avanzate per aiutare le cicatrici a guarire in modo piatto e con un colore simile a quello della pelle naturale, la formazione delle cicatrici può essere influenzata da diversi fattori.

L'esposizione al sole può scurire le cicatrici, lo stress sulle incisioni durante il processo di guarigione può portare a cicatrici più evidenti e, a volte, senza un motivo noto, una cicatrice può diventare in rilievo o apparire più scura.

Per minimizzare le cicatrici visibili è fondamentale seguire le linee guida post-operatorie del chirurgo, proteggere le incisioni ed evitare un'attività eccessiva prima della completa guarigione; molti chirurghi raccomandano l'uso di gel o strisce di silicone una volta che l'incisione è chiusa per aiutare a minimizzare le cicatrici.

Quali domande dovrebbe porre una paziente a un chirurgo estetico prima di sottoporsi all'intervento di mastoplastica additiva? 

Per prendere una decisione informata e contenere i possibili rischi è fondamentale porre al chirurgo estetico alcune domande che possano schiarire dubbi e rassicurare:

  • Quali sono le complicazioni più comuni?
  • Come viene gestito il rischio delle complicazioni?
  • Dove viene eseguito l'intervento? 
  • Qual è il piano di intervento in caso di complicanza? 
Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Christian Raddato
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