Prevedere con precisione chi rischia un nuovo infarto o ictus nei prossimi dieci anni potrebbe presto diventare realtà.
Un gruppo di ricercatori del Massachusetts General Brigham Hospital e dell’Università di Harvard ha sviluppato due algoritmi capaci di calcolare il rischio cardiovascolare futuro in modo personalizzato, superando i limiti dei modelli attualmente utilizzati.
La ricerca, pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology, sembra aprire la strada a una nuova frontiera della prevenzione su misura. Si tratta di una scoperta, che nel futuro, permetterà di salvare moltissime vite.
Infarti e ictus: prevenzione personalizzata e intelligenza artificiale?
Quando si parla di malattie cardiovascolari, la prevenzione è la chiave. Tuttavia, proporre gli stessi parametri a tutti i pazienti non è da considerarsi una modalità efficace. Coloro i quali abbiano già esperito un infarto o un ictus, infatti, necessita di obiettivi più rigorosi e di un monitoraggio curato, più attento.
Pertanto, i ricercatori americani hanno ideato due nuovi algoritmi di calcolo, RRS16 e RRS24, che stimano il rischio di un secondo evento cardiovascolare in base a decine di variabili cliniche.
I modelli sono stati costruiti utilizzando dati di oltre 80 mila pazienti con malattia aterosclerotica conclamata, provenienti da due grandi banche dati internazionali: la UK Biobank (33.000 persone) e il Mass General Brigham Biobank (54.969 partecipanti).
Ma come funzionano i nuovi modelli?
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Gli algoritmi prendono in considerazione un ampio ventaglio di fattori clinici e di laboratorio.
Vediamo nel dettaglio:
- RRS16 analizza 16 parametri principali, tra cui età, pressione arteriosa, colesterolo, glicemia e abitudini di vita;
- RRS24 amplia la valutazione a 24 variabili, integrando anche informazioni più specifiche come valori infiammatori e dati diagnostici aggiuntivi.
Grazie alle tecniche di machine learning, il sistema elabora queste informazioni per produrre un punteggio individuale che indica la probabilità di un nuovo infarto o ictus nei successivi dieci anni.
Secondo gli autori, i modelli offrono una previsione molto più accurata rispetto agli strumenti tradizionali raccomandati dalle linee guida attuali.
Lo studio: risultati e potenziali applicazioni
“Includendo una gamma più ampia di variabili cliniche e tecniche di modellazione avanzate, abbiamo ottenuto un notevole miglioramento nella previsione della mortalità cardiovascolare a dieci anni”, spiega Olga Demler, del Dipartimento di Medicina Preventiva del Brigham and Women’s Hospital e docente ad Harvard.
Il nuovo approccio permetterà di personalizzare meglio le terapie: dosaggi dei farmaci ipolipemizzanti, obiettivi di colesterolo LDL o pressione arteriosa potranno essere calibrati sul rischio reale del singolo paziente.
Per ora, il calcolatore è disponibile solo a fini di ricerca, ma è gratuito e accessibile online, e rappresenta una base solida per future applicazioni cliniche.
Qual é invece l'opinione della comunità scientifica italiana?
Anche nel nostro Paese gli esperti accolgono con favore questi nuovi strumenti. “L’intelligenza artificiale e l’analisi dei big data saranno sempre più compagni di viaggio affidabili nella pratica clinica, soprattutto nel predire chi è a maggior rischio”, commenta a La Repubblica Stefano Carugo, Direttore del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare dell’IRCCS Policlinico di Milano.
"Questi algoritmi", conclude poi, "potranno trasformarsi in strumenti pratici e facili da usare, in grado di supportare i medici nel prendere decisioni tempestive e mirate per ogni paziente".
Fonti:
JACC Journals - Development and Validation of Novel Residual Risk Scores for Patients With ASCVD