Da oggi entra in vigore il divieto della Commissione europea di utilizzare due composti chimici negli smalti, il TPO e il DMTA, ritenuti potenzialmente dannosi per la salute.
La decisione, formalizzata con il nuovo Regolamento UE 2025/877, nasce da studi che indicano come queste sostanze potrebbero essere tossiche sotto vari aspetti, come la fertilità.
Non poche le polemiche, soprattutto dalle persone specializzate nel settore, le quali non hanno ricevuto un'adeguata comunicazione in merito.
Approfondiamo nel dettaglio.
La genesi del divieto: una decisione presa in più di dieci anni
A seguito di una recente modifica del Regolamento CLP (1272/2008) riguardo la classificazione ed etichettatura armonizzata di alcune sostanze pericolose da parte del Regolamento (UE) 2024/197, varie sostanze chimiche, tra cui il Trimethylbenzoyl Diphenylphosphine Oxide (TPO) e il Dimethyltolylamine (DMTA), sono state classificate come potenzialmente tossiche.
Le nuove disposizioni non si limitano a bloccare la produzione e la commercializzazione di nuovi prodotti, ma impongono anche l'obbligo di smaltire le giacenze esistenti.
È importante precisare, però, che questo divieto riguarda specificamente i prodotti per uso professionale, come gli smalti semipermanenti e i gel utilizzati nei centri estetici, e non gli smalti classici per l'applicazione domestica.
Vediamo nel dettaglio le caratteristiche delle due sostanze bandite su cui si sta dibattendo molto:
- TPO (Trimetilbenzoil difenilfosfina ossido): è un fotoiniziatore che gioca un ruolo cruciale nei gel e negli smalti professionali, poiché è l'ingrediente che permette al prodotto di indurirsi rapidamente e di fissarsi sotto la lampada UV/LED;
- DMTA (Dimetiltolilammina): agisce come un condizionante, una sostanza che migliora l'adesione di primer, basi e top coat, garantendo una maggiore tenuta dello smalto.
Ma perché sono stati classificati come presunte sostanze tossiche? A seguito dei test condotti dall'Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) il TPO è stato categorizzato come CMR di categoria 1B, una classificazione che lo indica come potenzialmente cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione, con possibili impatti negativi sulla fertilità; il DMTA, invece, è stato associato a rischi di tossicità sistemica e a possibili effetti a lungo termine sulla salute.
E non si tratta di una decisione presa in poco tempo: come ricostruito da Beatrice Mautino ed Emanuele Menietti in una puntata del podcast “Ci vuole una scienza”, già nel 2012 il TPO era stato segnalato come sostanza CMR (Cancerogeni, Mutageni o Tossici per la Riproduzione) di tipo 2, ma, proprio per il suo livello di pericolosità ancora basso, dato dalla mancanza di prove forti a sostegno, nel 2014 la Commissione Europea aveva stabilito che era sicuro entro il 5% di concentrazione e che poteva essere gestito da professioniste.
Nel 2021, però, a seguito di ulteriori studi a favore della sua pericolosità, il TPO è diventato un CMR 1B, dunque parte di una categoria di prodotti da non poter più utilizzare.
Quanto stabilito nel 2014 sulla concentrazione è ancora valido, ma le regole sono chiare: il cambio di categoria costringe le linee guida europee a vietare i prodotti che lo contengono, attuando una protezione dei consumatori preventiva.
L’annuncio alle aziende del settore è avvenuto a gennaio dell’anno scorso, consentendo loro di trovare una soluzione per le formulazioni con largo anticipo, ma purtroppo la stessa trasparenza non è stata riservata a chi questi prodotti li utilizza ogni giorno, dunque le professioniste nel settore dell’onicotecnica.
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Infatti, i saloni estetici non solo non hanno avuto lo stesso tempo per adattarsi a questo cambiamento enorme, ma hanno anche subìto raggiri da parte di alcune aziende che hanno scontato prodotti che già sapevano sarebbero stati banditi.
Il punto della situazione, nonostante le polemiche
Come già sottolineato, anche se nello specifico il TPO è considerato sicuro, il divieto imposto dalla Commissione Europea è una misura cautelativa che mira a proteggere sia i consumatori che, soprattutto, i professionisti del settore estetico, esposti a queste sostanze in modo prolungato.
Dunque, da oggi tutti i prodotti contenenti TPO o DMTA dovranno essere ritirati dal mercato, e non potranno più essere utilizzati nei saloni di bellezza, né tantomeno ovviamente a casa (come già imposto nel 2014, ma con scarsi risultati); la mancata osservanza di questa norma comporterà sanzioni severe, incluse multe salate (da 2.000 a 15.000 euro) e la reclusione da sei mesi a due anni.
Per garantire la sicurezza nella scelta degli smalti, la soluzione è semplice: è fondamentale leggere l'elenco degli ingredienti sulla confezione, assicurandosi che Trimethylbenzoyl Diphenylphosphine Oxide, Tpo o Diphenyl(2,4,6-trimethylbenzoyl)phosphine oxide non siano più presenti.