Longevità: ridurre le calorie può davvero allungare la vita? Risponde il premio Nobel

Alessandra Familari | Editor

Ultimo aggiornamento – 13 Ottobre, 2025

Cibo salutare, calcolatrice e bilancia alimentare su un tavolo.

Secondo il premio Nobel Venki Ramakrishnan, la longevità umana è influenzata da tre fattori: genetica, stile di vita e fortuna. 

Uno dei più studiati è la restrizione calorica: ridurre le calorie con un’alimentazione corretta potrebbe rallentare l’invecchiamento e migliorare la salute? Ecco cosa dice la scienza.

Premio Nobel svela i fattori della longevità

Secondo Venki Ramakrishnan, premio Nobel per la Chimica 2009, la genetica incide sulla longevità, ma incarna solo una parte del sistema complesso che regola quanto a lungo l'essere umano potenzialmente vive. 

In un’intervista a La Repubblica, lo scienziato ha parlato di longevità. 

Nel corso dell'intervista ha richiamato uno studio sui gemelli identici condotto in Danimarca: lo studio stima che la componente genetica spieghi soltanto una parte della variabilità nella durata della vita, mentre la gran parte è determinata da altre variabili che si intersecano tra loro.

Ramakrishnan identifica tre fattori chiave nella longevità:

  • genetica: una base ereditaria che può favorire o meno longevità.
  • stile di vita e storia personale: alimentazione, attività fisica, esposizioni ambientali.
  • fortuna: eventi casuali, come malattie impreviste non determinate da scelte di stile di vita, che possono condizionare l’andamento della vita.

Secondo lo scienziato, il deterioramento del DNA è uno dei meccanismi primari dell’invecchiamento, ma non l’unico: i fattori molecolari, cellulari e quelli a livello di tessuti e organi interagiscono in modo complesso. 

Tra i comportamenti che possono mitigare il declino, Ramakrishnan cita in particolare la restrizione calorica, il sonno di qualità e un esercizio fisico regolare.

Restrizione calorica e longevità: cosa dice la scienza

La restrizione calorica (o CR, dall’inglese calorie restriction) consiste nel ridurre l’apporto energetico quotidiano pur mantenendo un adeguato profilo nutrizionale (ovvero senza carenze). 

Negli animali da laboratorio (topi, vermi, mosche, pesci) è uno degli interventi più robustamente associati all’estensione della durata media e massima della vita.

Ma può funzionare anche negli esseri umani?

Sono diversi gli studi clinici ed osservazionali che suggeriscono effetti positivi su marcatori di salute (infiammazione, sensibilità all’insulina, pressione, profili lipidici), anche se è difficile (per ragioni etiche e pratiche) testare la restrizione calorica a lungo termine in popolazioni sane.

Un trial molto citato, il CALERIE (Comprehensive Assessment of Long-term Effects of Reducing Intake of Energy), ha messo in luce che una riduzione calorica moderata (circa 14 % in media mantenuta per due anni) può rallentare il “ritmo dell’invecchiamento biologico”, misurato tramite metilazione del DNA (algoritmo DunedinPACE) negli adulti sani.

Nel trial, la restrizione si traduce in un rallentamento stimato del ritmo di invecchiamento del 2-3 %.

Uno studio recente ha anche svelato che gli esseri umani in condizioni “di vita libera” possono mantenere, per periodi prolungati, una restrizione calorica sostenibile intorno al 14 %. Questi soggetti manifestavano cambiamenti nei percorsi immunometabolici associati a salute e longevità.

Un’altra evidenza emergente: la restrizione calorica agisce in modo proporzionale alla riduzione. Una ricerca su topi ha mostrato che sia la restrizione calorica continua sia il digiuno intermittente estendevano la vita in proporzione all'entità della restrizione stessa.

Tuttavia, è opportuno evidenziare che, sebbene queste pratiche abbiano un riscontro scientifico positivo, non sono esenti da controindicazioni.

Ecco, infatti, alcune delle potenziali conseguenze citate dal premio Nobel:

  • freddo;
  • rallentamento nella guarigione delle ferite;
  • possibili carenze nutritive;
  • perdita di massa muscolare se non gestita correttamente.

Pertanto, si tratta di una strategia che richiede supervisione medica, in modo particolare se protratta nel tempo.

Linee guida pratiche (con cautela)

Ecco una mappa agile, da seguire sempre e solo su consulto medico:

  • riduzione moderata: non si tratta di digiuno estremo, ma di una riduzione percentuale accettabile (ad esempio 10-20 %) che risulti sostenibile nel medio-lungo termine.
  • nutrienti essenziali garantiti: assicurarsi di assumere vitamine, minerali, proteine di qualità per evitare carenze.
  • attività fisica: per preservare massa muscolare e stimolare processi metabolici sani.
  • controlli clinici regolari: indicati per monitorare parametri come densità ossea, funzione cardiometabolica, stato nutrizionale.
  • non adatto a tutti: anziani molto fragili, soggetti con patologie o disturbi alimentari devono evitare di applicare restrizioni senza guida.

L’idea che “mangiare meno per vivere più a lungo” non è un mito: la restrizione calorica rappresenta uno degli interventi più studiati nella scienza della longevità, e ha mostrato risultati promettenti in modelli sperimentali e nelle prime prove su esseri umani.

Tuttavia rappresenta una pratica che richiesta cautela e attenzione: occorre un approccio contraddistinto da equilibrio, consapevolezza e adeguata supervisione professionale.

Venki Ramakrishnan offre una visione equilibrata: la genetica può dare un vantaggio, ma la vita che si conduce, dunque le scelte quotidiane, può modulare fortemente quel potenziale. 

Per coloro i quali desiderano sperimentare strategie di salute a lungo termine, la restrizione calorica può incarnare una leva interessante da esplorare, con cautela e supporto professionale.


Fonti:

La Repubblica -  Video-intervista



Alessandra Familari | Editor
Scritto da Alessandra Familari | Editor

Durante il percorso di studi in Lettere moderne ho avuto occasione di partecipare a diverse realtà editoriali che mi hanno introdotta nel mondo della scrittura web. Dopo tre anni di esperienza nel giornalismo, con particolare focus sulla sociologia e la psicologia sociale, ho cominciato a occuparmi di articoli sul benessere.

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