Paloma Shemirani, brillante laureata a Cambridge di soli 23 anni, è morta nel luglio 2024 dopo aver respinto la chemioterapia che, secondo i medici, le offriva una solida chance, l'80%, di sconfiggere il suo linfoma non-Hodgkin.
La sua tragica fine è ora al centro di un'inchiesta del coroner che ha puntato il dito in modo inequivocabile: Kay Shemirani (meglio nota come l'influencer complottista Kate Shemirani), infatti, avrebbe giocato un ruolo "più che minimamente" nella decisione fatale della giovane.
Ecco un approfondimento in merito.
La diagnosi ricevuta da Paloma Shemirani
Giovedì durante l'udienza presso il tribunale di Kent e Medway, il medico legale Catherine Wood ha espresso un giudizio amaro: "Sembra che se Paloma fosse stata supportata e incoraggiata ad accettare la sua diagnosi e avesse considerato la chemioterapia con una mente aperta, probabilmente avrebbe seguito quella strada", ha dichiarato.
In seguito, ha evidenziato come Kay Shemirani abbia avuto un ruolo di primo piano nel suggerire trattamenti alternativi e nell'aiutare Paloma ad accedervi.
"Se fosse stata contattata con una mentalità aperta, Paloma avrebbe scelto la possibilità di sopravvivere, e se si fosse sottoposta alla chemioterapia probabilmente sarebbe sopravvissuta", ha ribadito Wood, suggerendo che un supporto genitoriale diverso avrebbe salvato la vita della ragazza.
Possibili trattamenti per il Linfoma Non-Hodgkin
Il trattamento dell’LNH è complesso e viene personalizzato dall'oncologo/ematologo di riferimento in base al tipo specifico di linfoma (a cellule B o T, indolente o aggressivo), allo stadio della malattia e alle condizioni generali del paziente.
Le opzioni principali includono:
- chemioterapia: spesso utilizzata in combinazione con altri trattamenti, come il regime R-CHOP (chemioterapia più Rituximab) per molti linfomi a cellule B aggressivi;
- immunoterapia: utilizzo di farmaci come gli anticorpi monoclonali (es. Rituximab, che bersaglia la proteina CD20 sulle cellule tumorali), che aiutano il sistema immunitario a distruggere le cellule malate;
- terapie mirate: farmaci che agiscono su specifiche alterazioni molecolari delle cellule tumorali (es. inibitori di BTK o PI3K);
- radioterapia: utilizzata per trattare aree circoscritte in stadi iniziali o per alleviare i sintomi;
- terapia cellulare (es. CAR-T): una forma avanzata di immunoterapia in cui i linfociti T del paziente vengono modificati geneticamente in laboratorio per riconoscere e attaccare il tumore;
- trapianto di cellule staminali: può essere autologo (con le proprie cellule) o allogenico (da donatore) e viene riservato ai casi più aggressivi o recidivanti.
La scelta fatale di affidarsi alla medicina alternativa
L'ematologa consulente, Arunodaya Mohan, ha testimoniato le sue preoccupazioni al personale sanitario: inizialmente, infatti, Paloma, che viveva e lavorava per conto suo ed era "estranea" alla madre fino alla diagnosi, aveva "annuito" all'idea di iniziare le terapie, accettando steroidi e una PET.
Quando Kay Shemirani è intervenuta, però, esprimendo diverse "preoccupazioni" sul trattamento, la situazione è precipitata: Mohan ha notato un brusco cambiamento nell'atteggiamento di Paloma dopo le dimissioni dall'ospedale, periodo in cui andò a vivere con la madre.
Quando Paloma ha in seguito rifiutato definitivamente le cure, l'inchiesta ha appreso che non sembrava esserci una ragione medica specifica; dunque, pur avendo affermato di non essere stata influenzata e che la decisione fosse sua, il medico legale ha concluso che l'ombra della madre complottista ha pesato in modo determinante sulla giovane vita spezzata.
Il ruolo centrale della madre
La figura centrale in questa tragedia è Kay Shemirani, la teorica del complotto la cui fama è cresciuta condividendo disinformazione sul Covid-19.
La sua credibilità professionale è stata stroncata nel 2021, quando è stata radiata dall'albo degli infermieri dal Nursing and Midwifery Council per aver diffuso teorie che mettevano a "significativo rischio di danno" la salute pubblica.
Proprio a lei, ex infermiera e sedicente nutrizionista, Paloma si rivolgeva quando stava male, scrivendo in una dichiarazione all'Alta Corte di essersi sempre affidata "prima a mia madre per chiedere consiglio".
Queste dichiarazioni furono prodotte nell'ambito di un procedimento legale avviato dal fratello gemello di Paloma, Gabriel, che cercava una valutazione sulle opzioni di cura, prima che la ragazza morisse.
Foto di Paloma dal profilo Instagram di sua madre Kate Shemirani, accusata di averla condizionata con la disinformazione (@kateshemiran_)
Le carte dell'inchiesta hanno rivelato il fervore di Paloma per l'alternativa: affermò all'Alta Corte di essere "entusiasta" del percorso di "guarigione naturale" intrapreso e si diceva "sicura" che si sarebbe "ripresa completamente" se le fosse stato permesso di continuare.
In questo contesto, un elemento inquietante è emerso: la madre aveva raccomandato alla figlia lo psichiatra forense Ali Ajaz, con cui aveva un rapporto professionale stretto; il medico, apparso tre volte sul podcast di Kay e a cui la donna indirizzava altri pazienti, ha tenuto sette sedute con Paloma.
Il fratello gemello, Gabriel Shemirani, non ha usato mezzi termini, puntando il dito contro la madre. "Incolpo interamente mia madre per la morte di mia sorella", ha dichiarato all'inchiesta, accusandola di aver ostacolato le cure mediche.
"Credo che abbia sacrificato la vita di Paloma per i suoi principi, credo che dovrebbe essere ritenuta responsabile della morte di Paloma", ha affermato con veemenza Gabriel.
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Kay Shemirani, dal canto suo, ha ribaltato l'accusa: ha sostenuto all'inchiesta che la morte della figlia fosse un caso di "omicidio colposo per negligenza grave" da parte del personale medico, affermando che le sue condizioni erano "catastroficamente peggiorate" solo dopo l'intervento dei paramedici.
Ha negato ogni responsabilità: "Qualsiasi tentativo di attribuirmi la responsabilità è falso: le persone che devono rispondere sono quelle che non hanno confermato la diagnosi e le hanno somministrato farmaci.”