Una delle abitudini più sottovalutate nella terza età riguarda il modo in cui si consumano i pasti.
Una nuova revisione sistematica, condotta dalla Flinders University di Adelaide e pubblicata sulla rivista Appetite, mostra che mangiare in solitudine non riguarda una mera questione emotiva, ma può diventare un vero fattore di rischio per la salute.
Ecco cosa ha scoperto la ricerca australiana analizzando 24 studi internazionali.
Perché mangiare da soli dopo i 65 anni può essere un rischio per la salute
Mangiare da soli può sembrare un dettaglio quotidiano, ma per gli anziani rappresenta molto di più. Una revisione sistematica sviluppata dalla Flinders University di Adelaide e pubblicata sulla rivista Appetite ha analizzato 24 studi provenienti da 12 Paesi, coinvolgendo oltre 80.000 persone over 65.
L’obiettivo della ricerca era capire in che modo l’abitudine di consumare i pasti senza compagnia influenzi lo stato nutrizionale e la salute generale.
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Il risultato è chiaro: gli anziani che mangiano da soli sono più esposti a malnutrizione, perdita di peso, fragilità muscolare e peggioramento dei parametri sanitari, rispetto ai coetanei che condividono i pasti con qualcuno.
Ma vediamo i dettagli.
Con il trascorrere degli anni, è normale che alcuni aspetti legati all'attitudine di un individuo subiscano alcune variazioni, talvolta anche significative. Accade dunque che cambino appetito, gusto, olfatto e motivazione a cucinare.
Tuttavia, la revisione mostra che la solitudine è un fattore altrettanto determinante, spesso più incisivo dei cambiamenti fisiologici.
Secondo quanto si legge nella ricerca, gli anziani che consumano i pasti in solitudine hanno maggiori probabilità di incorrere in alune abitudini errate.
Ecco quali:
- assumere quantità insufficienti di proteine;
- scegliere pasti monotoni;
- pasti di basso valore nutrizionale;
Con le conseguenze di:
- perdere peso senza accorgersene;
- diventare più fragili dal punto di vista muscolare e funzionale.
Le proteine, in particolare, sono essenziali per mantenere la massa muscolare e prevenire la sarcopenia. Una carenza cronica può contribuire a ridurre la forza, l’indipendenza e la capacità di svolgere le attività quotidiane.
Consumare i pasti: il ruolo dell’isolamento sociale
Lo studio mette in luce un aspetto cruciale: la qualità dell’alimentazione è strettamente legata ai fattori sociali.
Quando una persona anziana mangia sola, tende a preparare pasti più semplici, saltare alcuni momenti della giornata o scegliere cibi rapidi ma poco nutrienti. Il pasto, da momento sociale e rituale, diventa un atto puramente funzionale.
La solitudine, inoltre, è un fattore di rischio già noto per altre condizioni. Un’analisi pubblicata su The Lancet nel 2020 ha identificato gli scarsi contatti sociali tra i 12 fattori modificabili che possono aumentare il rischio di sviluppare demenza. Secondo gli esperti, intervenire su questi fattori potrebbe evitare o ritardare fino al 40% dei casi a livello globale.
I risultati della revisione spingono verso nuove strategie di prevenzione per gli over 65.
Ecco le potenziali soluzioni pensate per contrastare questa problematica:
- promuovere pasti comunitari o iniziative di vicinato;
- incentivare programmi di screening nutrizionale per individuare situazioni di rischio;
- sensibilizzare le famiglie sull’importanza del supporto sociale nei momenti dei pasti.
Emerge in tutta evidenza come il momento del pasto riveli un'importanza capitale sotto nuove sfumature da non sottovalutare.
Le occasioni per mangiare in convivialità possono trasformarsi in una misura concreta e scientificamente provata per proteggere la salute degli anziani.
Fonti:
PubMed - Associations between nutritional and physical outcomes of community-dwelling older adults eating alone, versus with others: A systematic review