“Le persone che hanno incubi più frequenti invecchiano più velocemente e muoiono prima”. Queste le parole di Abidemi Otaiku, ricercatore clinico del dipartimento di scienze del cervello della facoltà di medicina dell’Imperial College London.
Le sue affermazioni trapelano in merito al recente studio riguardo gli effetti degli incubi sulla longevità da lui coordinato, i cui risultati saranno presentati oggi all’European Academy of Neurology Congress 2025 di Helsinki.
La ricerca sostiene che avere sogni spaventosi su base settimanale possa accelerare l’invecchiamento e triplicare il rischio di morte prematura.
Ma in che modo gli incubi possono innescare tali conseguenze? Vediamo cosa dice la ricerca.
Lo studio: una correlazione coerente
Lo studio, per indagare la relazione tra frequenza degli incubi e rischio di morte prematura è stato condotto su larga scala: i ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 183.000 adulti, con un’età compresa tra i 26 e gli 86 anni.
Nella prima fase è stato chiesto ai partecipanti di riferire con quale frequenza avessero incubi, distinguendo tra chi li aveva spesso e chi invece li sperimentava raramente o mai.
In seguito, i ricercatori hanno seguito i soggetti per un periodo che variava da 1,5 a 19 anni, monitorando salute e tassi di mortalità.
I risultati di questa prima fase hanno mostrato che il campione di soggetti con incubi frequenti aveva un rischio più che triplo di morire prima dei 70 anni rispetto a chi non li aveva.
Nella fase successiva, a seguito dell’importante relazione riscontrata tra incubi e longevità, è nata la necessità di indagare i possibili meccanismi biologici alla base di questo legame. Pertanto, è stato preso in considerazione l’invecchiamento biologico, nonché lo stato di salute e di usura delle cellule.
Per farlo è stata misurata la lunghezza dei telomeri: telomeri più corti rappresentano un indice di invecchiamento cellulare precoce. Oltre a questo indicatore, i ricercatori hanno preso in esame altri indicatori di invecchiamento biologico: orologi epigenetici e marcatori molecolari. Nei soggetti che presentavano maggior frequenza di incubi sono stati riscontrati telomeri più corti.
Parallelamente, in questa fase sono stati raccolti dati sulla frequenza degli incubi anche in 2400 bambini di età compresa tra gli 8 e i 10 anni. Anche in questo caso si è osservato che i bambini che presentavano una maggior frequenza di incubi tendevano ad avere telomeri più corti. Questo dato mostra che si tratta di un fenomeno già presente dall’infanzia.
Cosa vuol dire? Nel complesso, trattandosi di uno studio condotto su vasta scala, significa che la frequenza degli incubi è collegata a un invecchiamento cellulare più rapido, indipendentemente da fattori come età, sesso o etnia.
E, dato non meno rilevante, nei partecipanti adulti, l’invecchiamento accelerato è da considerarsi spiegazione di circa il 40% dell’aumento del rischio di mortalità.
I risultati di questo interessante studio suggeriscono che la frequenza degli incubi potrebbe rappresentare un indicatore anticipato di fragilità biologica e invecchiamento cellulare, che tuttavia richiede ulteriori ricerche per essere consolidato.
Ma quali sono le cause per cui gli incubi riuscirebbero a intaccare la longevità?
Incubi: le cause dell’associazione con invecchiamento precoce e morte prematura
Le cause di questa associazione sono state connesse, da Otaiku, a due fattori.
Il primo riguarda le conseguenze biologiche dirette che gli incubi hanno su un soggetto: i sogni spaventosi, provocano livelli alti e produzione prolungata, del cortisolo, l’ormone dello stress, il quale è collegato un invecchiamento cellulare più rapido.
All’interno di un incubo possono verificarsi episodi traumatici, che benché non stiano accadendo nella realtà fisica, producono egualmente sensazioni coerenti e reali. Come afferma il ricercatore, “Gli incubi spesso ci svegliano con il cuore che batte forte, in una reazione di stress più intensa di qualsiasi altra provata da svegli”.
Il secondo fattore di causa è invece rappresentato dalla discontinuità del sonno. Un riposo caratterizzato da diverse interruzioni interferisce con i fondamentali processi notturni di riparazione cellulare del corpo. La frammentazione del sonno trova correlazioni con un aumento del rischio di patologie, tra cui le malattie cardiache. Pertanto, l’associazione tra incubi e longevità risulta oltremodo coerente.
Quindi, fare incubi accelera l’invecchiamento e promuove una mortalità precoce? I dati dicono che esiste una chiarissima correlazione tra questi fattori; ma, ad oggi, secondo la comunità scientifica, risulta necessaria ulteriore ricerca utile a stabilire i precisi legami di causalità.