Il futuro del Pianeta (e della nostra salute) passa per il piatto che portiamo in tavola: è questo il monito che arriva dalla nuova edizione del rapporto Eat-Lancet (il cui debutto risale al 2019), che dipinge uno scenario di trasformazione radicale ma salvifica delle nostre abitudini alimentari.
Il mantra della sostenibilità, quindi, non è solo un appello etico, ma una verità sancita dalla scienza con il peso di un team internazionale: 70 ricercatori da 35 Paesi, guidati da nomi di spicco come Johan Rockström, Walter Willett e Shakuntala Thilsted, firmano la base empirica che sostiene, ancora una volta, la causa di un futuro più verde.
Il cibo per salvare vita e clima
Adottare la “dieta per la salute planetaria”, un regime alimentare che esalta il consumo di vegetali, potrebbe essere un vero e proprio "elisir" globale, capace di prevenire 40.000 decessi prematuri al giorno in tutto il mondo.
Un modello che prevede anche un consumo di carne, ma in chiave moderata, non è solo benefico per l'organismo: se esteso su larga scala, infatti, entro il 2050 dimezzerebbe le emissioni alimentari, oggi responsabili del riscaldamento globale.
Gli esperti l'hanno concepita come una "dieta globale flessibile": pur non imponendo un menù unico, si adatta ai gusti locali e include opzioni onnivore, vegetariane e vegane.
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Il denominatore comune in tutte le varianti? Un netto incremento di verdura, frutta, noci, legumi e cereali integrali, a fronte di una drastica riduzione dell'eccesso di carne, latticini, grassi animali e zuccheri che oggi rendono le diete tossiche per l'uomo e insostenibili per l'ambiente.
Una scelta alimentare molto simile alla nostra dieta mediterranea, che non abolisce ma calibra: suggerisce solo un bicchiere di latte al giorno, due porzioni di carne e un paio di uova alla settimana.
Interventi politici per un sistema equo
La Commissione Eat-Lancet non si limita a fotografare il problema, ma propone soluzioni concrete ai governi:
- rivedere la tassazione: rendere i cibi malsani più costosi e quelli sani più accessibili;
- riorientare i sussidi: spostare gli ingenti fondi agricoli verso produzioni più sane e sostenibili;
- regolamentare: vigilare sulla pubblicità del cibo non salutare e imporre etichette chiare che informino sui rischi e benefici.
I cambiamenti più impegnativi toccano il settore zootecnico: il rapporto chiede che la produzione di carne bovina, caprina e ovina sia ridotta di un terzo entro il 2050 rispetto ai livelli del 2020; ciò comporterà la necessità di ridurre di circa un quarto gli allevamenti di bovini e ruminanti; allo stesso tempo, la produzione di vegetali (frutta, verdura fresca e secca) dovrà subire una forte espansione, fino al 63% in più.
Inoltre, la transizione dovrà essere accompagnata anche da una lotta agli sprechi alimentari e da un aumento dell'efficienza agricola.
Sei anni fa la prima edizione del report fu accolta con favore da alcuni politici, ma fu aspramente criticata (in particolare negli Stati Uniti) e liquidata come un tentativo "woke" di privare le persone della carne.
Come conclude il co-presidente Johan Rockström, l'evidenza è inconfutabile: "Ora disponiamo di solidi limiti di sicurezza globali per i sistemi alimentari e di un punto di riferimento su cui politici, aziende e cittadini possono agire insieme. La prova è innegabile: trasformare i sistemi alimentari non solo è possibile, ma è essenziale per garantire un futuro sicuro, giusto e sostenibile per tutti."
La rivoluzione, quindi, non è solo nel piatto, ma anche nella produzione e nella drastica riduzione degli sprechi alimentari.
L’obiettivo finale? Nutrire 10 miliardi di persone
È innegabile: un terzo delle emissioni di gas serra globali deriva dalla filiera alimentare.
I ricercatori della Commissione Eat-Lancet sono chiari: è impossibile domare la crisi climatica senza trasformare le nostre abitudini alimentari.
Su un altro fronte, c'è l'impellente necessità di nutrire una popolazione mondiale in crescita, che entro il 2050 toccherà i 9,6 miliardi di individui.
La "dieta per la salute planetaria" (PHD), elaborata dal team internazionale, è la risposta che ambisce a colpire due bersagli con una freccia sola: migliorare drasticamente la salute delle persone e del Pianeta, garantendo al contempo cibo sufficiente per tutti.
Shakuntala Haraksingh Thilsted, co-presidente della Commissione, sottolinea l'ingiustizia di un sistema in cui i coltivatori e i lavoratori sono sottopagati, mentre i costi ambientali e sanitari gravano sui più vulnerabili. La trasformazione, dunque, deve diventare un imperativo di equità: garantire diritto al cibo, lavoro giusto e ambiente sano per tutti.
Fonti:
- EAT-Lancet Commission - EAT-Lancet Summary Report;
- Nature Climate Change - Reducing climate change impacts from the global food system through diet shifts