Attività fisica e infarto: può il movimento predire la salute del cuore?

Alessandra Familari | Editor

Ultimo aggiornamento – 29 Ottobre, 2025

Ragazze  che si allenano in palestra.

Quanto può rivelarsi importante l’attività fisica nel prevedere la comparsa di problematiche cardiache? Un nuovo studio, ideato per comprendere come stile di vita, salute e cuore cambino nel corso del tempo, ha svelato che il corpo potrebbe “parlare” molto prima che compaiano i sintomi di una malattia cardiovascolare. 

Secondo la ricerca, pubblicata su JAMA Cardiology e condotta nell’ambito del progetto CARDIA (Coronary Artery Risk Development in Young Adults), le persone che nel corso della vita hanno ridotto progressivamente l’attività fisica da moderata a intensa presentano un rischio più elevato di infarto, ictus o scompenso cardiaco.

Ma qual é il dato più sorprendente? Vediamo lo studio.

Come il declino dell'attività fisica predice ictus e infarti: lo studio

Il declino del movimento inizia fino a 12 anni prima dell’evento cardiovascolare (infarto, ictus).

Lo studio, ha coinvolto oltre 3.000 partecipanti seguiti per quasi quarant’anni. L’obiettivo dei ricercatori era valutare come i livelli di attività fisica cambiano nel tempo e se questa traiettoria possa anticipare l’insorgenza delle malattie cardiache.

Ma cosa si intende per declino dell'attività fisica?

Una riduzione graduale e continuativa della quantità e dell’intensità di movimento praticato nel tempo, che porta le persone a svolgere sempre meno attività moderata o intensa rispetto agli anni precedenti.

In termini pratici, significa che si cammina, corre o ci si allena meno spesso e con minore sforzo, fino a scendere sotto i livelli raccomandati per mantenere il cuore in salute.


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Gli autori hanno analizzato l’attività fisica espressa in exercise units (EU): circa 300 EU corrispondono a 150 minuti settimanali di attività fisica moderata o intensa, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Dai dati raccolti emerge un quadro chiaro:

  • l’attività fisica tende a diminuire in modo costante dall’età di 25 anni fino alla mezza età;
  • nelle persone che hanno successivamente avuto un infarto o un ictus, il calo inizia molto prima, con una curva discendente evidente già dodici anni prima dell’evento;
  • nei due anni che precedono l’evento cardiovascolare, la riduzione diventa ancora più marcata e si accompagna a un peggioramento della forma fisica e dei parametri metabolici;
  • dopo la malattia, chi ha avuto un evento cardiovascolare tende a rimanere meno attivo rispetto ai coetanei sani.

Questo andamento, spiegano gli autori, non è solo una questione di abitudine: spesso riflette processi biologici precoci che coinvolgono cuore, metabolismo e apparato muscolare. Il corpo comincia a “stancarsi” prima, anche senza che il soggetto ne sia pienamente consapevole.

Perché l’attività fisica tende a diminuire?

Il declino progressivo del movimento lungo l’età adulta è legato a diversi fattori:

  • cambiamenti fisiologici come la perdita di massa muscolare, l’aumento della fatica e la riduzione del metabolismo basale;
  • aspetti psicologici e sociali, tra cui lo stress lavorativo, la mancanza di tempo o di motivazione;
  • fattori preclinici, cioè segnali precoci di deterioramento cardiovascolare che riducono la tolleranza allo sforzo;
  • disuguaglianze socioeconomiche: nello studio, le donne afroamericane hanno mostrato i livelli più bassi di attività fisica in assoluto, sia prima sia dopo un evento cardiovascolare.

Secondo i ricercatori, riconoscere e contrastare questo declino precoce è una priorità di salute pubblica. Intervenire nei momenti in cui l’attività fisica comincia a ridursi - e non solo dopo la diagnosi - potrebbe cambiare radicalmente la prevenzione.

Attività fisica: come trasformarla in prevenzione

L’attività fisica regolare resta uno dei pilastri della salute cardiovascolare. Le principali linee guida internazionali consigliano di praticare almeno 150 minuti di attività moderata o 75 di intensa alla settimana, adattandoli alla propria età e condizione fisica.

Come sottolineano gli autori dello studio, mantenere il movimento nel corso della vita adulta aiuta a stabilizzare pressione, glicemia, lipidi e peso corporeo, riducendo drasticamente il rischio di infarto e ictus.

Risulta evidente come il corpo si presti a inviare segnali molto prima che compaiano i sintomi di una malattia cardiovascolare. Riconoscere un calo costante dell’attività fisica può essere il primo passo per prevenire gli eventi cardiaci e proteggere il cuore nel lungo periodo.


Fonti:

JAMA Cardiology - Coronary Artery Risk Development in Young Adults (CARDIA) Study



 

 

 

 


Alessandra Familari | Editor
Scritto da Alessandra Familari | Editor

Durante il percorso di studi in Lettere moderne ho avuto occasione di partecipare a diverse realtà editoriali che mi hanno introdotta nel mondo della scrittura web. Dopo tre anni di esperienza nel giornalismo, con particolare focus sulla sociologia e la psicologia sociale, ho cominciato a occuparmi di articoli sul benessere.

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