Il tempismo è tutto quando si tratta di un arresto cardiaco: i primi minuti sono cruciali e ogni secondo che passa riduce le possibilità di sopravvivenza del 10%.
Per questo l'importanza di formare i cittadini sulle manovre salvavita e sull'uso del defibrillatore automatico esterno (DAE) è una priorità assoluta.
Ma qual è la situazione in Italia?
I dati su arresti cardiaci e primo soccorso in Italia
Secondo lo studio "EuReCa Three", il più vasto mai condotto a livello europeo su questo tema e pubblicato sulla rivista scientifica Resuscitation, la sopravvivenza media all'arresto cardiaco in Europa è del 7,5%, mentre l'Italia si posiziona leggermente al di sotto, con una percentuale del 6,6%.
Per quanto riguarda i tempi di risposta dei servizi di emergenza in caso di arresto cardiaco extra-ospedaliero, l'Italia ha una media leggermente più alta rispetto al resto d'Europa: 13 minuti contro 12,2.
L'Italian Resuscitation Council (IRC), la società scientifica italiana che ha partecipato alla ricerca, sottolinea, però, che il nostro campione di dati è limitato e potrebbe non rispecchiare fedelmente la situazione nazionale; sta, quindi, spingendo affinché venga istituito un registro nazionale degli arresti cardiaci che permetta di raccogliere più informazioni e valutare meglio l'efficacia dei nostri soccorsi. Oltre al problema dei dati, poi, c'è un altro punto dolente: la mancanza di un'applicazione nazionale per geolocalizzare i defibrillatori.
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Infatti, nonostante la legge 116 del 2021 avesse già previsto la creazione di questo strumento, a distanza di quattro anni ancora non è disponibile su tutto il territorio.
L'applicazione, una volta operativa, permetterebbe a chiunque si trovi vicino a una vittima di arresto cardiaco di trovare rapidamente il DAE più vicino e di usarlo sotto la guida degli operatori del 118, in attesa dell'arrivo dell'ambulanza. L'assenza di un'app del genere rallenta l'intera catena dei soccorsi.
Un anello fondamentale: il cittadino-soccorritore
Come spiega Andrea Scapigliati, presidente dell'IRC, l'anello più importante nella catena dei soccorsi è il cittadino-soccorritore, ovvero chi si trova sul posto al momento dell'emergenza; se istruito, infatti, un passante può fare la differenza tra la vita e la morte, eseguendo il massaggio cardiaco e utilizzando il DAE in attesa dei soccorsi.
Infatti, dato che la velocità è tutto, questo modello organizzativo, che vede il cittadino come protagonista, è il fulcro delle nuove Linee guida europee per la rianimazione cardiopolmonare che verranno pubblicate a ottobre.
Federico Semeraro, presidente dell'European Resuscitation Council (ERC), spiega che questi dati sono un'occasione per migliorare il nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Sottolinea che il nostro Paese ha un tasso di ripristino della circolazione spontanea significativamente inferiore rispetto alla media europea. Dunque, per colmare questo divario è fondamentale investire in tre aree:
- formazione: il personale sanitario e la popolazione devono essere adeguatamente formati sulle manovre salvavita;
- ottimizzazione dei tempi: è cruciale ridurre i tempi di risposta dei soccorsi;
- qualità delle manovre: bisogna migliorare la qualità delle rianimazioni.
Secondo Semeraro un altro passo cruciale è l'istituzione di un registro nazionale degli arresti cardiaci. Non misurare ciò che accade in Italia, infatti, ci fa sembrare meno efficienti rispetto ai Paesi che hanno già implementato registri simili.
Lo stato dei defibrillatori in Italia
Un altro problema che ostacola i soccorsi è l'assenza di un'applicazione nazionale per geolocalizzare i defibrillatori automatici esterni (DAE).
Nonostante la legge 116 del 2021 avesse previsto un'app che censisse e geolocalizzasse i DAE, a distanza di anni, questa non è ancora disponibile.
Alcune regioni hanno fatto passi da gigante e hanno sviluppato le proprie soluzioni:
- Lombardia: ha censito 22.674 DAE;
- Piemonte: ne ha registrati 3.210;
- Sardegna: ne ha mappati oltre 850.
Altre regioni hanno anche lanciato applicazioni mobili che permettono ai cittadini di trovare il DAE più vicino in caso di emergenza:
- Emilia-Romagna: l'app DAErespondER ha registrato oltre 5.500 DAE;
- Friuli-Venezia Giulia: l'app DAE FVG ne ha censiti oltre 1.500;
- Marche: l'app DAE Marche ne ha registrati 2.380.
Inoltre, anche la Repubblica di San Marino si è dotata di un'applicazione simile, con oltre 40 DAE geolocalizzati. La sfida ora è quella di unire queste iniziative in un sistema nazionale che possa salvare più vite.
Fonti:
Resuscitation - European registry of cardiac arrest study THREE (EuReCa- THREE) – EMS response time influence on outcome in Europe