L’esperienza condivisa da Alessia Fabiani, ex assistente televisiva di “Passaparola”, riporta all’attenzione il tema della sicurezza nell'ambito dei trattamenti estetici.
Ospite del programma “La Volta Buona” di Caterina Balivo, Fabiani ha raccontato di convivere da anni con le conseguenze di un filler permanente alle labbra iniettato da giovane, senza sapere che non sarebbe stato riassorbito.
Il suo espediente offre l’occasione per approfondire quelli che sono i rischi e precauzioni legati all’uso dei filler.
Il caso Fabiani: quando un filler diventa permanente?
Alessia Fabiani ha spiegato che, a seguito di un incidente in motorino, aveva sviluppato un’asimmetria al labbro.
A circa vent’anni decise di correggere il difetto con un piccolo intervento estetico, ma non fu informata della natura permanente della sostanza iniettata. "Non mi avevano detto che non sarebbe stato riassorbibile" ha infatti raccontato.
Oggi la showgirl convive con un residuo di acido metacrilato (un tipo di silicone liquido) incorporato nella mucosa labiale. Per rimuoverlo del tutto sarebbe necessario un intervento chirurgico invasivo, con incisione del labbro.
Fabiani, che ha dichiarato di essere “agofobica” e di temere la chirurgia estetica, sta tentando un approccio meno invasivo con sedute di laser CO₂.
Nel suo intervento televisivo ha lanciato un monito a chi ricorre ai filler: informarsi sempre sul prodotto usato e chiedere l’etichetta con il nome della sostanza.
Filler: tipologie e rischi
Il caso Fabiani evidenzia la necessità di distinguere tra filler riassorbibili e permanenti. I primi, a base di acido ialuronico, si degradano nel tempo, riducendo i rischi a lungo termine.
I secondi, spesso composti da metacrilati o polimetilmetacrilato, restano invece nei tessuti e possono dare problemi anche anni dopo il trattamento.
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Le complicanze più frequenti dei filler permanenti possono essere:
- formazione di granulomi e noduli, cioè masse palpabili e spesso dolorose dovute a reazione da corpo estraneo;
- reazioni infiammatorie croniche con gonfiore persistente, arrossamento e indurimento dei tessuti;
- migrazione della sostanza iniettata con alterazione dei lineamenti nel tempo;
- infezioni e, nei casi più gravi, necrosi dei tessuti;
- difficoltà di rimozione, perché il materiale si integra nella mucosa rendendo necessario un intervento chirurgico complesso.
Società scientifiche e dermatologi invitano a privilegiare filler riassorbibili e reversibili. Un punto cruciale è il consenso informato: chi si sottopone a un filler ha diritto a conoscere la composizione del prodotto, la durata dell’effetto e le eventuali complicanze.
Chiedere sempre l’etichetta del materiale iniettato è una prassi di sicurezza che può evitare sorprese.
Ma cosa fare se compaiono problematiche?
In presenza di effetti indesiderati dopo un filler è fondamentale rivolgersi a un medico esperto di chirurgia plastica o dermatologia estetica. Le opzioni terapeutiche variano in base alla gravità:
- terapie locali, come corticosteroidi o enzimi, per ridurre granulomi e infiammazione;
- trattamenti laser, come il CO₂, per frammentare o attenuare i residui del materiale;
- interventi chirurgici di escissione nei casi più gravi, con possibilità di cicatrici o alterazioni del profilo.
Filler: vademecum per la sicurezza
La testimonianza di Alessia Fabiani non incarna un mero fatto di cronaca, rappresenta piuttosto ma un avvertimento da consultare: il raggiungimento del canone di bellezza esteriore non deve diventare un rischio per la salute.
Prima di sottoporsi a un filler è bene:
- informarsi sempre sulla sostanza e sulla sua durata;
- affidarsi a professionisti qualificati e strutture certificate;
- valutare rischi e benefici a lungo termine;
- preferire, quando possibile, materiali riassorbibili.
Il racconto esposto ha saputo riportare al centro del dibattito un tema di salute non indifferente, e centrale in un contesto sociale dove i canoni estetici divengono sempre più normalizzati. A guidare le selte mediche e chirurgiche, in primo luogo deve essere la sicurezza a sicurezza.
Pertanto, una consapevolezza solida e un approccio professionale divengono fattori cruciali all'interno di un qualiasi percorso di medicina estetica, dove la sicurezza non deve essere compromesso ma pilastro primario.
Nel concreto, conoscere cosa viene iniettato e da quale figura competente rappresenta la prima forma di prevenzione.