La flussimetria è una tecnica diagnostica non invasiva, fondamentale per monitorare il benessere del feto durante la gravidanza.
Spesso indicata anche come flussimetria fetale o flussimetria Doppler, utilizza gli ultrasuoni per valutare il flusso sanguigno nei principali vasi materni e fetali.
Ma quando si esegue? E quali sono le sue applicazioni cliniche più comuni? Scopriamolo insieme.
Cos'è la flussimetria e come funziona
La flussimetria si basa sulla tecnologia Doppler, che permette di analizzare la velocità e la direzione del flusso sanguigno nei vasi.
Si esegue in associazione a un'ecografia standard, permettendo di integrare le informazioni visive con i dati relativi al flusso sanguigno.
Il medico applica un gel sulla pancia della gestante per migliorare la trasmissione degli ultrasuoni, quindi analizza:
- le arterie uterine: per valutare il flusso sanguigno verso la placenta;
- l’arteria ombelicale: per verificare che il feto riceva ossigeno e nutrienti adeguati;
- il circolo cerebrale fetale: nei casi di sospetta ipossia.
L’esame è indolore, non invasivo e sicuro sia per la madre che per il bambino.
Il medico valuta diversi parametri, tra cui:
- indice di pulsatilità (PI) e indice di resistenza (RI), che indicano la resistenza al flusso nei vasi analizzati;
- rapporto S/D (sistolico/diastolico), utile per diagnosticare anomalie nel flusso sanguigno.
Grazie a queste informazioni il ginecologo può individuare eventuali anomalie nella circolazione sanguigna che potrebbero influenzare la crescita e lo sviluppo del bambino.
Ecoflussimetria: quando si fa?
L'esame di flussimetria è generalmente raccomandato nei seguenti momenti e situazioni:
- a partire dalla 20ª settimana di gravidanza, per valutare il flusso nelle arterie uterine e monitorare il rischio di preeclampsia o ritardo di crescita intrauterino (IUGR);
- dopo la 30ª settimana per controllare il benessere fetale in caso di sospette complicazioni;
- in presenza di fattori di rischio specifici, come ipertensione gestazionale o gravidica, diabete gestazionale, gravidanze gemellari o anamnesi di problemi ostetrici;
- se si sospettano anomalie nella crescita fetale o riduzione del liquido amniotico.
È importante sottolineare che l'esecuzione della flussimetria è sempre indicata dal ginecologo in base alla situazione clinica della gestante.
Perché la flussimetria è importante?
In gravidanza questo esame è utilizzato per valutare:
- il flusso nelle arterie uterine (flussimetria uterina);
- il flusso nell'arteria ombelicale (flussimetria arteria ombelicale);
- il flusso cerebrale medio del feto;
- altri vasi fetali, come il dotto venoso.
Si rivela essenziale per individuare tempestivamente situazioni che potrebbero compromettere la gravidanza, come:
- restrizione della crescita intrauterina (IUGR);
- rischio di preeclampsia;
- disturbi della circolazione fetale;
- presenza di anomalie: consente di pianificare strategie terapeutiche e monitoraggi più intensivi, migliorando significativamente gli esiti per mamma e bambino.
Flussimetria ombelicale e placentare: quali differenze?
Sebbene i termini "flussimetria placentare" e "flussimetria ombelicale" siano spesso usati in modo intercambiabile, in realtà si riferiscono a due aspetti leggermente diversi dello stesso esame.
Flussimetria ombelicale
Vediamola nel dettaglio:
- cosa misura: si concentra specificamente sul flusso sanguigno nelle arterie ombelicali, i vasi che collegano il feto alla placenta;
- perché si fa: valuta la funzionalità della placenta dal lato fetale. Un flusso ridotto o anomalo può indicare un'insufficienza placentare, ovvero una difficoltà della placenta nel fornire ossigeno e nutrienti al feto;
- cosa rivela: l'analisi del flusso sanguigno nelle arterie ombelicali può aiutare a identificare precocemente condizioni come il ritardo di crescita intrauterino (IUGR) o altre complicazioni legate alla placenta.
Flussimetria placentare
Il termine "flussimetria placentare" non è comunemente utilizzato in letteratura medica; tuttavia, la valutazione della funzionalità placentare può includere l'analisi del flusso sanguigno in vari vasi, come le arterie uterine, che forniscono sangue alla placenta.
La flussimetria delle arterie uterine può rilevare anomalie nella perfusione placentare, aiutando a identificare il rischio di complicanze come la preeclampsia o l'IUGR.
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Dunque, la flussimetria è fondamentale per garantire il monitoraggio del benessere fetale, soprattutto in gravidanze a rischio, come nel caso di ritardo di crescita intrauterino o patologie materne quali l'ipertensione arteriosa; in caso di anomalie nei flussi sanguigni, infatti, il medico può intervenire tempestivamente per prevenire complicanze.
È bene ricordare, infine, che affidarsi a specialisti qualificati e seguire le indicazioni del proprio ginecologo è fondamentale per vivere una gravidanza serena e sicura.