Nidazione (o annidamento): cos’è, quando avviene e come riconoscerla

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 23 Giugno, 2025

Paziente che si confronta con la sua ginecologa leggendo la cartella medica

La nidazione, conosciuta anche come impianto embrionale o annidamento, è il processo attraverso il quale un embrione allo stadio di blastocisti si attacca e penetra nell'endometrio, il rivestimento interno dell'utero.

È il passaggio che segna l'inizio di una gravidanza perché consente all'embrione di iniziare a svilupparsi grazie al contatto con il sangue materno; senza l'impianto, anche in caso di fecondazione, la gravidanza non può proseguire.

Approfondiamo l’argomento in questo articolo.

Quando avviene la nidazione?

La nidazione avviene nei primissimi giorni della gravidanza. Dopo la fecondazione dell'ovulo, l'embrione inizia il suo viaggio attraverso le tube di Falloppio verso l'utero, dove se tutto procede come deve cercherà un punto adatto per impiantarsi.

Questo processo di annidamento non avviene subito: servono diversi giorni perché l'embrione raggiunga lo stadio giusto di sviluppo e l’endometrio sia pronto ad accoglierlo.

Tempistiche medie

In condizioni normali, la nidazione avviene tra il 7° e il 10° giorno dopo la fecondazione. Quindi se l'ovulazione e la fecondazione sono avvenute intorno al 14° giorno di un ciclo mestruale di 28 giorni, l'impianto si verificherà intorno al 23° giorno del ciclo.

Questa informazione è utile per molte donne che cercano di capire se alcuni sintomi siano legati a una possibile gravidanza, soprattutto in quei giorni che precedono l'arrivo atteso delle mestruazioni.

Non tutte le donne hanno cicli perfettamente regolari e anche in presenza di variazioni, il meccanismo di impianto tende a seguire una logica biologica abbastanza costante. Prima la blastocisti deve essere pronta, poi l'endometrio deve essere in condizioni ottimali per accoglierla.

La finestra di impianto (WOI – Window of Implantation)

Perché l'impianto possa avvenire con successo, l'endometrio deve essere in uno stato detto "ricettivo", cioè capace di accogliere l'embrione.

Questo stato di ricettività non è costante nel tempo, ma si concentra in un intervallo molto preciso e limitato chiamato "finestra di impianto", o in inglese window of implantation.

La finestra di impianto è un periodo della durata di circa 72 ore, in cui le condizioni endometriali sono ottimali per permettere all'embrione di aderire e iniziare a "invadere" i tessuti uterini.

Nelle donne con un ciclo mestruale regolare di 28 giorni, la finestra di impianto si colloca tra il 20° e il 24° giorno del ciclo.


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In questo intervallo l'endometrio raggiunge lo spessore e l'aspetto ideale (tra i 7 e i 10 mm, con struttura trilaminare), ed esprime specifiche molecole, come citochine, integrine e fattori di crescita, che mediano la comunicazione tra utero ed embrione.

Questa sincronizzazione è importante anche nei percorsi di fecondazione assistita, dove il corretto tempismo tra l'età dell'embrione e la maturazione dell'endometrio può determinare il successo o meno del trattamento; trasferire un embrione anche solo poche ore fuori dalla finestra di impianto può ridurre le possibilità di attecchimento.

Come avviene la nidazione: il processo biologico

Per molte persone il concetto di "impianto embrionale" può sembrare qualcosa di remoto o puramente medico, ma in realtà si tratta di un processo strutturato, che avviene nei primissimi giorni dopo il concepimento.

La nidazione è un vero e proprio dialogo tra l'embrione e l'utero, una comunicazione continua fatta di segnali cellulari, movimenti precisi e risposte fisiologiche, che culmina con l'annidamento dell'embrione nell'endometrio materno. È in questo momento che la gravidanza ha davvero inizio.

Per comprendere appieno come funziona questo processo, di seguito una semplice descrizione del percorso della blastocisti e delle fasi fondamentali dell'impianto:

Viaggio e trasformazione dell'embrione

Dopo la fecondazione, l'ovulo fecondato, ormai trasformato in zigote comincia a viaggiare lungo le tube di Falloppio verso l'utero. Durante questo tragitto, che dura circa cinque giorni, si divide più volte e si sviluppa fino a diventare una blastocisti, una piccola sfera di cellule composta da circa 200-400 cellule, suddivise in:

  • una massa cellulare interna, da cui si svilupperà l'embrione;
  • un trofoblasto o trofectoderma, che darà origine alla placenta e agli annessi embrionali.

Questo è il punto in cui l’embrione è pronto per iniziare il processo di impianto.

Le fasi del processo di impianto

Una volta giunta nell'utero, la blastocisti si prepara ad aderire e penetrare nell'endometrio. Questo processo complesso e delicato dura circa 4-5 giorni e si suddivide in tre fasi distinte:

  • schiusa (hatching) tra il 5° e il 6° giorno dopo la fecondazione: l'embrione deve liberarsi del suo "guscio" protettivo, la zona pellucida, per poter interagire con l'endometrio. Questo processo, detto schiusa, consente alla blastocisti di espandersi e iniziare il contatto con il tessuto uterino;
  • opposizione – intorno al 7° giorno: dopo la schiusa, la blastocisti si posiziona sulla superficie dell'endometrio, orientando la propria massa cellulare interna verso di esso. Questa fase è favorita dalla presenza di pinopodi, piccole protrusioni che compaiono sull'endometrio soltanto durante la finestra di impianto. In questo momento avviene un primo scambio di segnali tra l'embrione e le cellule uterine;
  • invasione e adesione – giorni 8-10: se l'opposizione ha avuto successo, l'embrione comincia ad invadere lo stroma endometriale. Le cellule del trofoblasto si fanno strada tra le cellule epiteliali dell'utero e raggiungono i vasi sanguigni materni.

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Questa fase produce una lieve "lacerazione" fisiologica dell'endometrio, necessaria affinché l'embrione possa ancorarsi saldamente alla parete uterina e iniziare a ricevere nutrienti essenziali per il suo sviluppo.

Sintomi da impianto

Per chi è in cerca di una gravidanza ogni segnale del corpo può diventare un possibile indizio, una speranza o, talvolta, fonte di confusione.

È perfettamente normale interrogarsi su ciò che si prova nei giorni successivi al concepimento: "Questo dolore lieve sarà un crampo mestruale o l'impianto dell’embrione? Quelle perdite sono normali? Dovrei già sentire qualcosa?"

La realtà è che la nidazione è un processo microscopico, ma in alcune donne può manifestarsi attraverso piccoli segnali fisici, lievi e non sempre facili da distinguere dai sintomi premestruali.

Per questo è importante conoscere quali sono i sintomi più comuni associati all'impianto, ma anche ricordare che non avvertirli non significa che l’impianto non sia avvenuto: ogni corpo è diverso, e ogni gravidanza può iniziare in modo unico.

Vediamoli:

  • perdite da impianto, con lievi secrezioni vaginali (rosa, marrone o rosso chiaro) più scarse e di durata inferiore rispetto alle mestruazioni. Possono comparire tra il 7° e il 10° giorno post-fecondazione;

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  • la stanchezza associata a sonnolenza, legata all'inizio della produzione dell'ormone beta-hCG;
  • tensione mammaria e gonfiore addominale, simili ai sintomi premestruali. Crampi e dolori lievi e sensazione di fastidio all'utero, meno intensi delle mestruazioni.

Cosa determina il successo dell'impianto?

L'impianto embrionale, per quanto affascinante, è anche un processo delicato e non basta che l'ovulo sia stato fecondato con successo; come abbiamo visto, affinché una gravidanza possa iniziare, serve un equilibrio perfetto tra più fattori biologici.

Sebbene alcuni aspetti non siano ancora del tutto prevedibili, la ricerca ha individuato tre elementi fondamentali che influenzano in modo determinante il successo della nidazione. 

  1. qualità dell'embrione: embrioni con buone caratteristiche morfologiche e genetiche aumentano le probabilità di attecchimento;
  2. ricettività dell'endometrio: un endometrio trilaminare e spesso 7-10 mm è considerato ideale. Deve essere ben preparato dagli ormoni progesterone ed eventualmente  anche estrogeni;
  3. sincronizzazione tra embrione e utero: è fondamentale che l'endometrio esprima molecole di segnalazione (citochine, integrine, fattori di crescita) proprio quando l'embrione è pronto ad attecchire.

L'unico metodo realmente affidabile per confermare l'impianto, però, resta l'esame del sangue per rilevare i livelli di beta-hCG, che si esegue 10 giorni dopo il trasferimento embrionale (in riferimento alla fecondazione assistita).

Situazioni meno comuni durante la nidazione: cosa sapere

Ogni gravidanza inizia in modo diverso. Sebbene esistano meccanismi comuni e tempistiche ricorrenti, non sempre tutto segue un copione preciso.

In alcuni casi, l'impianto può avvenire più tardi del previsto o manifestarsi in modi inattesi; in altri, può purtroppo verificarsi fuori dall'utero, comportando alcuni rischi che non bisogna sottovalutare; allo stesso modo, come premesso poco sopra, l'assenza di sintomi non deve essere un motivo di preoccupazione.

Ecco una sintesi per punti di alcune varianti possibili del processo di nidazione, che potrebbero richiedere un consulto medico.

Gravidanza extrauterina 

Se l’embrione si impianta fuori dall'utero (ad esempio nelle tube di Falloppio), si parla di gravidanza ectopica, condizione che richiede intervento medico immediato.

Nidazione ritardata 

In alcuni casi, l'impianto può avvenire oltre il 10° giorno dalla fecondazione, evento che può comportare un ritardo nel risultato dei test di gravidanza.

Assenza totale di sintomi

Non sentire nulla nei primi giorni non è un segnale negativo; molte gravidanze evolvono perfettamente anche senza segnali percepibili.

Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr.ssa Anna Maria Ferri
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